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Cronaca

Foibe, figuraccia Rtl: «Una marca di pentole»

Battuta infelice della speaker dell'emittente radiofonica che poi cerca di mettere una pezza: «Ci scusiamo verso tutti coloro che si sono sentiti offesi dalla leggerezza con cui è stato affrontato l'argomento». Striscione di boicottaggio di CasaPaound

Una battuta infelice di uno speaker di Rtl sulle Foibe, proprio durante il Giorno del Ricordo, «Sono una marca di pentole?», ha creato non poco imbarazzo sull'emittente radiofonica presa d'assalto via telefono e soprattutto social da ascoltatori (e non solo) indignati, che hanno anche creato una pagina "La satira sulle Foibe non fa ridere #BoicottaRTL". 

«Rtl 102.5, in riferimento alla infelice battuta di una propria speaker (subito rettificata dal conduttore del programma) andata in onda nel giorno in cui è stata ricordata la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, si scusa verso tutti coloro che si sono sentiti offesi dalla leggerezza con cui è stato affrontato l'argomento - si legge sulla pagina Facebook dell'emittente -. RTL 102.5 sottolinea comunque che, come gli ascoltatori hanno avuto modo di verificare, nelle varie edizioni del Giornale Orario, durante il corso di tutta la giornata, e nel corso del programma Onorevole Dj sono stati dedicati ampi e sentiti spazi al Giorno del ricordo».

Un messaggio che però non sembra aver placato l'indignazione (basta leggere qualcuno dei 1200 commenti). Per non parlare poi dell'azione messa in atto da CasaPound, “Foibe, alcuni italiani non dimenticano”, con tanto di hashtag ‪#‎boicottartl‬, e lo striscione messo nella notte dai militanti davanti alla sede di Rtl 102.5, a Cologno Monzese (Milano). «L'ironia sul dramma delle foibe, sugli italiani trucidati, torturati o costretti all'esodo – spiega CasaPound – sta da qualche anno diventando un infame ritornello, del resto già legittimato da sedicenti artisti che hanno addirittura costruito un tormentone televisivo su battute relative al dramma giuliano-dalmata. Ora anche Rtl 102.5 ha voluto segnare dei punti in questa gara dello squallore. L'ignoranza rispetto a ciò che successe alla fine della guerra in quelle terre, scientificamente preparata da anni di disinformazione di regime, dovrebbe essere combattuta dai media, non usata come occasione per stupide battute, dato che è anche grazie a radio e televisione che molti giovani oggi possono pensare davvero che le foibe siano 'una marca di pentole'. Proprio per questo – conclude CasaPound – abbiamo voluto manifestare la nostra rabbia sotto la sede della radio, unendoci al boicottaggio spontaneo dell'emittente già partito sulla rete ad opera dei tanti italiani che, nonostante certe radio e certe tv, non dimenticano cosa subirono i nostri fratelli nelle terre giuliano-dalmate, con la complicità dell'antifascismo comunista italiano».

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FOIBE Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell'istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.

La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell'armistizio dell?8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano 'nemici del popolo?. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l'istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l'unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l'odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l'italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.

Nel febbraio del 1947 l'italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l'istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell'uRSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l'argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati 'cittadini di serie B?, e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d'altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l'occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco.

Per quasi cinquant'anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta 'perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo?. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia oggi l'elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.

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