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Venerdì, 19 Aprile 2024
La storia / Muggia / via Garibaldi

Foto Balbi chiude dopo quasi mezzo secolo: "Da Muggia a Parigi, la mia storia"

La storica attività che ha chiuso i battenti a fine giugno è solo una parte dell'incredibile storia del fotografo Fabio Balbi, che per mezzo secolo è stato testimone di una Muggia ormai dimenticata e che lui, attraverso i suoi scatti, ne ha immortalato il tempo perduto

MUGGIA - Dopo oltre 44 anni di attività, Foto Balbi ha chiuso i battenti. La storica attività muggesana era stata aperta dal fotografo Fabio Balbi nell'aprile del 1978 e negli ultimi tre anni vi era subentrato il figlio Rolando. Un negozio che ha saputo stare sempre al passo con i tempi: fu il secondo, dopo Foto Mauro, a stampare le foto a colori in un'ora e il primo ad intuire l’idea delle foto stampate sui sassi da acquistare come souvenir. Caratteristiche furono anche le tavolette di legno con le immagini di Muggia, un tempo ricordo per turisti, oggi foto di valore storico che ci ricordano com'era un tempo la cittadina rivierasca.

Una vita da oltre un milione di scatti tra negativi e fotografie digitali

Il negozio di via Garibaldi è solo una piccola parte di quella che è stata la carriera fotografica di Fabio Balbi. Una storia che inizia all'età di sei anni, quando riceve la sua prima macchina fotografica. Da quel giorno viene incuriosito da tutto ciò che ruota intorno a quel mondo, tant'è che alle medie riesce a far inserire tra le attività del doposcuola un corso di fotografia. In seguito decide di iscriversi al liceo artistico Nordio (ai tempi istituto d'arte) per poi proseguire gli studi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove inizia a seguire i corsi del grande Fulvio Roiter. Una volta acquisite tutte le competenze tecniche, costruisce una camera oscura e da quel momento la sua vita sarà scandita da un click dopo l'altro, per un totale di circa mezzo milione di fotogrammi su negativo e qualche milione di scatti in digitale.

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Fotoreporter, artista, fotografo pubblicitario. Il percorso fotografico di Fabio Balbi è caratterizzato da mille sfaccettature, ciascuna delle quali corrisponde ad un traguardo raggiunto o una storia da raccontare. Nel corso della sua carriera ha firmato le locandine o cataloghi per grandi aziende come Illy, Fincantieri, Baxter e realtà legate all'arte come il Museo Revoltella e la Cappella Underground. È stato per diversi anni fotoreporter per Il Piccolo, ha curato la fotografia per una ventina di libri e ha esposto i suoi lavori in numerose mostre collettive e personali.

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Dal Nord Africa al Danubio

"Ricordo in particolare quella per "Trouver Trieste", esposta al Centre Georges Pompidou di Parigi - racconta Fabio Balbi -. Negli anni sono riuscito a fotografare il Danubio, i canali navigabili di tutta Europa e il Nord Africa, dove ho messo piede ben nove volte. Lì ho conosciuto e fotografato i Tuareg , con cui ho vissuto per un periodo". Ma il suo legame con l'arte è sempre andato oltre le mostre. Tra i fondatori del collettivo artistico Gruppo78, negli anni Settanta Balbi era diventato un punto di riferimento per gli artisti. All'epoca, infatti, a Trieste ma specialmente a Muggia c'era un grande fermento artistico: le due città erano caratterizzate da un continuo via vai di artisti, tra i quali il celebre Hermann Nitsch e la sua performance al Teatro romano immortalata nel 1978, proprio da Balbi.

L'importanza della tecnica

"A quel tempo la figura del fotografo veniva valorizzata, anche perché eravamo in pochi a saper usare la Reflex", ha ricordato con lieve rammarico. "Con l'avvento del digitale, la massa si è impadronita della fotografia. Si scatta a raffica perché costa poco. La pellicola non te lo permetteva e dovevi stare ben attento prima di fare una foto". "Bisogna studiare la tecnica - ha aggiunto  -, non l'ho mai amata, ma con il tempo ho capito che è basilare. La fotografia è una forma d’arte importante e fondamentale. Non basta fare uno scatto, la composizione di un'immagine è tutto".

Muggia, una lunga storia d'amore

Nella sua lunga carriera, Fabio Balbi ha immortalato diversi soggetti, ma ce n’è uno che più di altri gli ha fatto consumare rullini, la sua amata Muggia: "L'ho fotografata per cinquant'anni. Nessun altro fotografo locale ha coperto un tale lasso di tempo". E Muggia ha sempre saputo ricambiare il suo amore. Lo dimostrano oggi i messaggi e le parole spese per ringraziare colui che, dentro una camera oscura nel negozio di via Garibaldi, per oltre quarant’anni ha fatto venire alla luce volti, ricordi e sogni dei muggesani.

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