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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Maxi operazione

Maxi frode sull'asse Romania-Italia, denunce e sequestri: l'inchiesta partita da Trieste

Il bilancio è di 20 imprenditori finiti nel mirino delle fiamme gialle giuliane, con il sequestro di quasi due milioni di euro. Il modello delle società cartiere tra il paese dell'est e le province di Milano, Roma e Genova. Acquisita documentazione anche a Genova. Alcuni imprenditori sono residenti a Trieste. Tutte le aziende coinvolte operavano nell'indotto commerciale della Brt, ex Bartolini, colpita a dicembre dal maxi sequestro complessivo, assieme alla Geodis, di oltre 100 milioni di euro

TRIESTE - Formalmente aveva sede a Trieste, ma in realtà le fatture emesse da una società operante nel mondo della logistica e delle consegne a domicilio erano false e facevano parte di una rete fraudolenta presente in tutta Italia ed operante "nell'indotto commerciale" della Brt (ex Bartolini), multinazionale francese operante nella logistica e con sede a Milano. E' partita dal capoluogo del Friuli Venezia Giulia qualche mese fa l'indagine condotta dalla guardia di finanza giulana e coordinata dalla locale Procura della Repubblica che ha portato alla denuncia di 20 imprenditori sul territorio nazionale e al sequestro di quasi due milioni di euro, cifra equivalente all'evasione fiscale portata avanti sette società operanti nelle province di Milano, Roma e Genova nel corso del 2021. Il provvedimento è stato disposto di recente e ha portato anche alla perquisizione di studi di consulenza professionale in provincia di Parma, azione volta all'acquisizione di documentazione fiscale. Dodici gli imprenditori colpiti dal provvedimento (sei a testa per Roma e Milano), mentre uno è residente in provincia di Genova. 

Gli imprenditori tutti italiani

La società triestina da cui è iniziata l'indagine "non aveva nulla, ma aveva emesso fatture nei confronti di società realmente operative". L'inchiesta riguarda il classico metodo "cartiera", ovvero l'utilizzazione di fatture false da portare in detrazione. Secondo quanto si apprende, tutte le società "erano a conoscenza della frode fiscale". Una rete, insomma, che tocca anche il capoluogo giuliano e che fa emergere un vero e proprio disegno di evasione. "Un paio" gli imprenditori residenti a Trieste finiti sotto la lente delle fiamme gialle. Una frode fiscale messa in campo sull'asse Romania-Italia. Gli imprenditori sono tutti italiani e, una delle 13 società rumene che avevano dichiarato domicilio fiscale in Italia si trovava proprio a Trieste. 

Fatture false per oltre sette milioni di euro

Tutti gli imprenditori sono indagati per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Alla base dell'operazione "una serie di anomalie societarie, commerciali e finanziarie di alcune imprese del settore della logistica operanti in città" così scrivono le fiamme gialle. L'analisi ha portato al riscontro di sette società responsabili di aver "annotato in contabilità fatture per oltre 7 milioni di euro, emesse solo nel corso del 2021 da 13 altri soggetti giuridici formalmente costituiti in Romania e muniti di domicilio fiscale e partita IVA accesi in diverse province
italiane, tra le quali proprio quella di Trieste". Le società rumene, dopo pochi mesi di vita, sparivano. La situazione venutasi a creare però permetteva di "abbattere l'imponibile Ires" e di non pagare l'Iva dovuta.  

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