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Cronaca

Dipiazza al monumento ai fucilati di Basovizza: "Non erano terroristi"

Le parole del sindaco di Trieste alla cerimonia per il novantesimo anniversario della morte Zvonimir Miloš, Fran Marušič, Ferdo Bidovec e Aloyz Valenčič, fucilati il 6 settembre 1930 dopo la condanna a morte sancita dal fascismo

Zvonimir Miloš, Fran Marušič, Ferdo Bidovec e Aloyz Valenčič erano "figli di tante mamme e papà, non erano terroristi". Le parole sono del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che ieri 6 settembre è intervenuto - prima volta nella sua carriera da primo cittadino - alla cerimonia che commemorava il novantesimo anniversario della morte dei quattro membri del Tigr. 

Una netta presa di posizione che, nonostante abbia mandato su tutte le furie l'ala destra più radicale, qualche sopravvissuto monarchico e più di qualche leghista, si può tradurre come la continuazione del puntiglioso - e perché no, anche politicamente strategico - lavoro di sartoria che Dipiazza ha messo in piedi per puntare a ricucire gli strappi e a suturare - almeno a parole - le molte ferite che il passato ha prodotto sul confine orientale. Un'operazione che lo stesso sindaco ha voluto e che va ad aggiungere un altro tassello al percorso intrapreso molti anni fa. 

Il riconoscimento delle sofferenze comuni non è andato giù però a Massimiliano Lacota dell'Unione degli Istriani che ha mal digerito le parole di Dipiazza. "L’uditorio sloveno voleva sentire proprio questo, cioè che i quattro attentatori non erano più terroristi, ma bravi ragazzi" scrive Lacota sul profilo Facebook dell'UdI che è convinto che l'operazione serva ad annullare la sentenza di condanna a morte "con la conseguente riabilitazione". A supporto di questa tesi, Lacota porta le parole dell'avvocato Peter Močnik, presente ieri a Basovizza. 

L'avvocato, scrive l'UdI, "ha spiegato come ora si tratta di seguire l’iter che ha portato all’annullamento del Secondo processo di Trieste, la cui sentenza venne cancellata dalla Corte di Cassazione nel 1971. Per Močnik “le condizioni ci sono” e la volontà politica si starebbe “formando, soprattutto dopo la visita dei due presidenti a questo luogo di ricordo, di memoria e di martirio”. Tra i più critici sui social si sono contraddistinti Gabriele Cinquepalmi di Fratelli d'Italia, il sabaudo Cavazzini e l'ex missino Renzo de' Vidovich.  

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