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Cronaca Piazza Sant'Antonio Nuovo

Agenti uccisi, l'omelia dell'arcivescovo: "Siano un esempio per le giovani generazioni"

Monsignor Giampaolo Crepaldi: "Cari Matteo e Pierluigi, anche dopo questo addio, per Trieste voi resterete i luminosi figli delle stelle"

Una lunga e toccante lettera agli agenti Rotta e Demenego è stata letta dall'arcivescovo Giampaolo Crepaldi nella sua orazione funebre durante le esequie dei due poliziotti uccisi mentre compivano il loro dovere. Dall'omelia si apprende che l'arcivescovo ha incontrato di persona le famiglie dei due agenti, da lui definiti "Un esempio per le giovani generazioni". Di seguito il testo integrale.

Carissimi Matteo e Pierluigi

Con questa santa Messa funebre, Trieste vi offre il suo ultimo e affettuoso saluto, mentre resta fisso nella memoria di tutti il 4 di ottobre, festa di san Francesco, Patrono d'Italia, quando una follia omicida, spropositata e crudele, ha privato le vostre giovani vite di un futuro pieno di propositi e progetti. A rendervi onore ci sono oggi alcune tra le massime Autorità dello Stato, della Regione, del Comune che sono qui per darvi il giusto e doveroso riconoscimento per il servizio che avete reso alla Patria con il sacrificio della vostra vita. 

Il corteo funebre per Matteo e Pierluigi attraversa una Trieste ferita (VIDEO)

Dopo quel tragico pomeriggio, la città di Trieste, unita e composta in maniera esemplare, ha allargato le sue braccia, stringendovi in un abbraccio corale, forte e commosso. Un abbraccio che si è allargato ai vostri genitori e familiari, colpiti dal desolante vuoto della vostra scomparsa; un abbraccio che ha coinvolto il Signor Questore, i vostri colleghi e amici e le altre forze di polizia, abbraccio reso ricco da una concorde riconoscenza per il loro difficile lavoro, non sempre adeguatamente compreso e valorizzato. Con questo abbraccio, Trieste ha voluto dire a se stessa e agli altri che il suo presente e il suo futuro devono essere nel segno della pace civile, del rispetto reciproco e di una concordia operosa e feconda di bene. 

Carissimi Matteo e Pierluigi, innumerevoli sono stati gli atti di amore verso di voi che hanno trovato espressione in questi giorni di dolore: dalle preghiere in tutte le chiese cattoliche e delle altre confessioni religiose della Città alla partecipata fiaccolata promossa il giorno dopo la vostra uccisione; dalle iniziative messe in atto dal nostro Sindaco con il lutto cittadino e la commemorazione in Consiglio comunale alla decisione dell'Amministrazione regionale di assegnare un concreto aiuto alle vostre famiglie; dagli attestati di affetto di tantissimi cittadini con l'omaggio di fiori deposti davanti alla facciata del palazzo della Questura ai disegni dei bambini. 

In molti di quei disegni, proprio i bambini, con la loro spontanea e innocente intuitività, vi hanno descritto come i nostri angeli. Sono certo che, dopo questo atto di addio, Trieste continuerà a ricordarvi come i suoi angeli e, con lungimiranza umana e civile, vi ha già dedicato un segno a perpetua memoria del vostro sacrificio, che resti come un monito soprattutto per le giovani  generazioni, che da voi sono chiamate ad imparare una fondamentale lezione di vita. Questa: a costruire sono gli uomini e le donne pronti al servizio e al dono di sé, mentre a distruggere sono quelli che coltivano la violenza, l'odio e il proprio egoistico interesse.

Carissimi Matteo e Pierluigi, prima che lasciate questa città è bene che sappiate un'ultima cosa. Per un caso fortuito, un giorno della settimana scorsa, di primo mattino, ho incontrato i genitori di Matteo davanti al palazzo della Curia vescovile. Ieri pomeriggio, quando siete giunti qui in Questura, ho incontrato i genitori di Pierluigi. Ci siamo abbracciati e, mentre confidavo che, come vescovo, mi ero particolarmente dedicato a pregare per voi e per loro, estrassi dalla tasca la corona del rosario che porto sempre con me e la donai alle vostre mamme.

Loro, con le lacrime agli occhi come la Mater dolorosa ai piedi del Figlio crocifisso, dopo avermi ringraziato, mi hanno detto: "Noi abbiamo tanta fede". Questa singolare confessione delle vostre mamme mi ha molto colpito ed è stata per me come una testimonianza vivissima che mi ha fatto capire che il buio tenebroso della vostra morte che aveva avvolto tutti e tutto era stato squarciato dalla luce, pur tenue e tenera, di una stella, la stella della fede.

La stella della fede che non lascia soli e abbandonati perché intreccia le nostre mani doloranti a quelle del Dio Crocifisso; la stella della fede che consola e sostiene perché insegna che con Dio possiamo vincere il male che degrada e uccide la vita; la stella della fede che aiuta ad andare avanti nonostante tutto perché, nel mistero della comunione dei santi, ci permette di restare uniti ai nostri cari, sapendoli in compagnia del Signore e finalmente nella pace; la stella della fede che ammonisce che senza la luce del Dio che ama e perdona, che orienta e salva, la vita sulla terra rischia il peggiore degli inferni.

Mentre meditavo sulla stella della fede che ha illuminato anche il vostro percorso di vita, mi è venuto spontaneo andare con la mente ad un video amatoriale che avevo visionato, prodotto durante una notte mentre stavate facendo il vostro lavoro, dove, con la gioiosa maturità dei vostri trent'anni, invitavate i cittadini di Trieste a dormire tranquilli, perché a vigilare sulla loro sicurezza c'eravate voi che vi definite figli delle stelle. Cari Matteo e Pierluigi, anche dopo questo addio, per Trieste voi resterete i luminosi figli delle stelle. Trieste vi dice grazie, mentre affida alla materna protezione della Madonna, Stella del mattino, le vostre anime e i vostri cari.

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