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Cronaca

In Fvg carenza di medici di base: la Regione scende in campo

Al centro della III commissione il tema delle aree vacanti di medici di base. In regione oggi sono venti le posizioni ancora scoperte, spesso in località disagiate e lontane dai grandi centri.

Sono più di mille, visitano in media quaranta persone al giorno e hanno 12mila contatti all'anno con i loro pazienti. Parliamo dei medici di medicina generale del Friuli Venezia Giulia, al centro della seduta di oggi della III Commissione, convocata in aula consiliare e presieduta dal leghista Ivo Moras. Bastano quei pochi numeri per comprendere la rilevanza del loro ruolo e l'urgenza di risolvere il problema dei problemi, che periodicamente affligge sindaci e organizzazioni di categoria: la difficoltà di coprire i posti lasciati vacanti dai medici che vanno in pensione. Tanto che in regione oggi sono venti le posizioni ancora scoperte, spesso in località disagiate e lontane dai grandi centri.

I numeri

I medici di medicina generale ad oggi operativi in regione sono 1076, di cui 786 in assistenza primaria (17 con incarico provvisorio), 276 in continuità assistenziale (72 provvisori) e 17 per emergenza sanitaria territoriale. Inoltre la distribuzione territoriale delle 1076 unità vede 307 medici prestare servizio in Asugi, 486 in Asufc e 283 in Asfo. Per quanto riguarda invece i pediatri, dei 119 in servizio, 35 operano in ambito di Asugi, 49 in Asufc e 35 in Asfo. Sempre dai numeri evidenziati, è emerso che nell'arco dei prossimi dieci anni saranno 471 i medici di medicina generale che raggiungeranno l'età pensionabile, di cui 154 nel territorio di Asugi, 200 in quello di Asufc e 117 in Asfo. Per quanto riguarda invece i pediatri, saranno 48 coloro che andranno in pensione nei prossimi dieci anni di cui 15 in Asugi, 19 in Asufc e 14 in Asfo.

Un sistema ingessato

Alfredo Perulli e l'avvocato Sonia Borghese, della direzione centrale Salute, ne hanno spiegato i motivi, legati alle complesse procedure di sostituzione e precisando subito quello che è il nodo fondamentale: medici di medicina generale e pediatri di libera scelta non sono dipendenti del servizio sanitario, ma liberi professionisti incaricati di pubblico servizio. Si tratta dunque di un rapporto libero, disciplinato da un accordo collettivo nazionale (Acn), su cui Regione e Aziende sanitarie hanno pochi margini di manovra, potendo intervenire solo su alcuni aspetti marginali.

Tempistiche e borse di studio

"Dopo questa informativa è importante ascoltare i sindacati della medicina generale - ha dichiarato il Vicegovernatore Riccardi - per condividere quali sono le revisioni possibili per alcune problematiche derivanti dagli accordi collettivi nazionali e dove intervenire a livello regionale; ad esempio le tempistiche dei bandi per le assegnazioni degli incarichi a favore dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, ma anche le incentivazioni attraverso borse di studio a favore degli studenti che frequentano il centro di formazione medica regionale e le agevolazione per lo svolgimento dell'attività in zone disagiate del territorio regionale".

"La nostra società - ha detto Riccardi -, grazie alle ricerche scientifiche da un lato è composta da persone sempre più anziane, ha un numero sempre maggiore di cronicità, conta su un numero sempre minore di posti letto e una maggiore domiciliarità. Dall'altro vede crescere sempre più il numero di medici specialisti e ridursi quello di medici di medicina generale. Gli strumenti che la Regione ha a disposizione per intervenire in questo ambito sono limitati in quanto i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non sono dipendenti del Servizio sanitario regionale ma liberi professionisti incaricati di un pubblico servizio. La giurisprudenza ha inquadrato il rapporto di lavoro tra il medico convenzionato e il servizio sanitario nazionale come lavoro para-subordinato, giuridicamente caratterizzato da una collaborazione coordinata e continuativa".

"L'avvento delle specialità - ha aggiunto Riccardi - ha determinato una maggiore attrazione dei giovani laureati in medicina verso questo settore, riducendo di conseguenza quanti invece si dedicano alla medicina generale. Il nostro compito deve essere quello di creare le condizioni affinchè i giovani continuino invece a scegliere questo importante comparto. In tal senso vanno ad esempio il raddoppio delle borse di studio che abbiamo fortemente voluto ma anche i supporti per coloro che svolgono il ruolo di tutor per i medici tirocinanti".

Il vicegovernatore ha posto poi in risalto la necessità di intervenire a favore di coloro che decidono di svolgere la professione nelle aree marginali della regione. "Dobbiamo mettere in campo - ha detto Riccardi - strumenti che siano in grado di attrarre i medici nelle zone in cui è oggettivamente più complicato svolgere questo tipo di attività, creando le condizioni per agevolare i professionisti rispetto ai colleghi che invece operano in zone molto più centrali. La ricerca degli strumenti più adatti e della flessibilità per venire incontro a queste esigenze è però spesso condizionata dalle regole dell'accordo collettivo nazionale, che è un vincolo molto forte da poter scardinare".

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