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Cronaca

"Gioco del Rispetto", il Comune chiude la porta alle strumentalizzazioni

Grande successo per il progetto, sia tra gli addetti ai lavori che tra i genitori dei bambini delle scuole coinvolte: 68 educatori ed educatrici di 18 istituti comunali su 45. «Le schede sono tutte pedagogicamente valide»

«Ci tenevo a essere presente per esprimere la stima, l'apprezzamento e il ringraziamento alla nostra squadra, in questo caso quella dei servizi educativi, per come hanno gestito la questione - esordisce il sindaco Roberto Cosolini alla conferenza urgente indetta sul "Gioco del rispetto" -. Si sono dette una montagna di mostruosità e falsità per qualche piccolo tornaconto. Noi avremo accettato, accetteremo discussioni su argomenti concreti: i testi vanno letti nel completo, non vanno estrapolate le frase».

«Non mi sento sotto assedio da parte di nessuno: il mio post di ieri (quello in cui difendo il gioco) ha ricevuto oltre 400 condivisioni, più di 1100 "Mi piace" - ha continuano il primo cittadino -. Ci sono state poi una cinquantina di persone che hanno tentato (comandati da qualcuno) di invertire la rotta; un tentativo ridicolo visto che scrivono da svariate parti d’Italia (leghisti innamorati di Salvini, persone che rimpiangono reggimi passati…)».

«Il percorso è libero, facoltativo - conclude Cosolini -: non si tratta di percorsi precoci di educazione sessuale. A giudicare dalle reazioni di certi adulti, questo gioco avrebbe dovuto essere introdotto 50 anni fa».

«Questo gioco ha l’unico obiettivo di trasmettere l’uguaglianza tra i generi, non affronta temi della fertilità e sessualità - ha ribadito la vicesindaco Fabiana Martini -. Attraverso i giochi i bambini vengono istruiti sul fatto che sono diversi, ma hanno gli stessi diritti: esiste un problema in Italia, che riguarda la società, la disuguaglianza tra i generi (secondo il Consiglio d’Europa è “Il problema” del nostro Paese)».

«Il progetto si basa su solide basi scientifiche; prevede poi delle verifiche e dei monitoraggi. È stato già presentato anche a Bologna e Milano, si avvale della collaborazione dell’Università di Trieste - continua Martini -. La convinzione è che bisogna anticipare il prima possibile questo tipo di insegnamento, più si anticipa più avremo delle possibilità di rimuovere le cause della disuguaglianza».

«Il mio primo ringraziamento va al personale dei servizi educativi - detto l'assessore all'Educazione Antonella Grim -. Il loro percorso è iniziato nel mese di dicembre, e ora si sono trovati in una situazione impensabile. L’obiettivo è quello di abbattere gli stereotipi. La delibera di Giunta è dei primi di novembre, per quello non è entrato nel Pof e per questo abbiamo offerto una formazione facoltativa (alla fine sono stati 68 le educatrici e gli educatori, di 18 scuole dell’infanzia)».

«Il futuro di questo progetto - si chiede Elisabetta Gargiulo, una delle tre curatrici del progetto -? In questi giorni abbiamo ricevuto decine e decine di email di richiesta di esportare questo gioco in altre regioni d’Italia, addirittura genitori che ci hanno chiesto di potergli vendere il prodotto (che per ora è solo per il libero commercio».

Perché due giochi e non tutti e undici? «Le schede sono tutte strumenti didattici - spiegano le funzionarie dei Servizi educativi -, ma sarà un percorso condiviso. Per il momento la Cuccioli ha deciso di iniziare con gli strumenti che già ci sono (i due giochi "memory" e "la storia", ndr): ogni collegio docenti valuterà di volta in volta (liberamente) quali e quante schede utilizzare, ma ripetiamo che tutte le schede sono pedagogicamente valide».

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