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Dipiazza: «Qui l'uomo ha raggiunto il punto più basso della sua natura»

«Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra - ha  detto nel suo duro (a volte anche crudo) intervento il sindaco Roberto Dipiazza - costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace». «La preghiera per i martiri delle foibe del vescovo di Trieste monsignor Antonio Santin - ha proseguito - ci indica bene quale è la nostra responsabilità nei confronti di tutti, e soprattutto delle nuove generazioni affinché quanto successo su queste terre tra il settembre del 1943 ed il febbraio del 1947 da parte dei comunisti di Tito non venga più taciuto; non venga più dimenticato. Qui l’essere umano ha raggiunto il punto più basso della sua natura. Una lunga scia di sangue è stata tracciata dai partigiani comunisti di Tito che in questa ed altre voragini hanno gettato italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia».

Dopo aver ricordato alcune figure simbolo di questa tragedia (come Norma Cosetto) e la strage di Vergarolla, tutti «orrori di questa lucida follia, coperti dal silenzio complice di Stati, Governi e politici», il sindaco Dipiazza ha evidenziato i 70 anni del Trattato di pace di Parigi, che «consegnava alla Jugoslavia di Tito l'Istria, Fiume e la Dalmazia, con 350 mila italiani costretti ad abbandonare i propri beni, le proprie radici, i propri affetti e diventare esuli nel mondo».

«Ci deve essere il rispetto di tutto il popolo italiano per gli esuli dell’Istria, Fiume e la Dalmazia e per le vittime che sono state nascoste alla storia per anni e anni - ha concluso il sindaco Dipiazza - perché solo dal ricordo di questi drammatici eventi possiamo imparare e ritrovare la giustizia e l’amore per percorre quelle vie della pace indicate da monsignor Santin».  

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