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Cronaca

Il Narodni Dom bruciato da "terroristi sloveni", Comune e Regione "appoggiano" il convegno

Puntuali come ogni anno arrivano le polemiche sulle complesse vicende del confine orientale. Il prossimo 21 febbraio la sala Tessitori della Regione ospiterà un convegno che sostiene la tesi dell'autoincendio dell'hotel Balkan, dato alle fiamme dai fascisti di Giunta

Il Narodni Dom è stato dato alle fiamme dai "terroristi sloveni" e il Comune di Trieste patrocina il convegno pubblico che ne promuove la tesi. Quella che a tutti gli effetti assomiglia ad una provocazione capace di strizzare l'occhiolino alle divisioni sulla Storia novecentesca del confine orientale, scatenando le contrapposizioni che tanto piacciono alla politica in cerca di consensi, non va giù alla comunità slovena che promette "battaglia" sul caso. 

Volantino

Il volantino del convegno ha ricevuto l'endorsement dell'amministrazione e, in maniera molto chiara, rimarca il "vittimismo sloveno" e le presunte responsabilità di quelli che vengono definiti "terroristi slavi", autori, secondo gli organizzatori del convegno che si terrà in sala Tessitori il 21 febbraio 2020, del rogo del "più importante centro culturale delle organizzazioni slave della città" subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. 

Il Vademecum finanziato dalla Regione

A chi piace (serve) questa tesi

Una tesi che piace a molti rappresentanti politici della destra triestina (anche in Regione), generalmente accettata - anche se calmierata dall'uso del condizionale e dai legittimi dubbi - dai vertici dell'associazionismo degli esuli, diventata cavallo di battaglia di Casa Pound e della Lega Nazionale, e in ultimo, a causa dei fatti di Spalato che sarebbero collegati all'incendio del Balkan, anche dai dalmati. Una tesi che però manda su tutte le furie la comunità slovena che con il consigliere regionale della Slovenska Skupnost Igor Gabrovec attacca  "una teoria palesemente falsa, strampalata e antistorica". 

L'indignazione di Gabrovec

Quelle che nel convegno del 21 febbraio vengono definite "nefandezze" ad opera dei "terroristi slavi" responsabili di aver autoincendiato il Narodni Dom, sono tesi che Gabrovec attribuisce a "Casa Pound e ad analoghi sodalizi dell'estrema destra nazionalista". Per il consigliere della Slovenska Skupnost il tema da affrontare è però un altro. La Regione e il Comune infatti dovrebbero prendere "le distanze da tali iniziative che ledono i rapporti tra le diverse comunità" visto che questo negazionismo andrebbe ad oltraggiare "la memoria di quanti hanno subito ogni genere di soprusi durante il ventennio fascista". 

Per i moderati è uno scivolone

Un cortocircuito che non piace invece ai moderati triestini, sostenitori dell'accordo concluso per la restituzione dell'edificio alla comunità slovena, iniziativa che avverrà il prossimo 13 luglio in via Filzi alla presenza del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e del suo omologo sloveno Borut Pahor. In quella data ricorreranno infatti i 100 anni dall'incendio dell'hotel Balkan per mano delle camicie nere guidate da Francesco Giunta, fedelissimo di Mussolini. Secondo il Vademecum per il Giorno del Ricordo, finanziato dalla Regione, l'incendio "segnò il trionfo dello squadrismo fascista e del capo carismatico Francesco Giunta, che in quell’azione ripose l’essenza del fascismo di confine, mentre le autorità civili e militari rimanevano a guardare, senza opporre alcuna forma di contrasto". 

Al netto della libertà di espressione garantita dalla Costituzione, la concessione della sala da parte della Regione da un lato manifesterebbe l'appoggio pubblico ad un convegno che smonta la pubblicazione supportata dalla stessa Giunta, mentre dall'altro, potrebbe mettere in discussione quel "percorso di pacificazione" tanto caro al sindaco Dipiazza. Un allineamento di pianeti forse venuto un po' male. O forse, pensato molto bene.  

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