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Giovedì, 25 Aprile 2024
Negozi e certificazione verde

Green pass, c'è chi dice no: la voce dei commercianti contrari alle nuove restrizioni

Nel primo giorno di validità delle nuove regole, alcuni negozi decidono di non controllare la certificazione, appellandosi a una delle precisazioni nelle Faq nel sito del ministero: "i commercianti non devono necessariamente fare i controlli all'ingresso ma possono effettuare controlli a campione"

Oggi, primo febbraio, scattano le nuove restrizioni relative al green pass negli esercizi commerciali, ma alcuni negozi decidono di non controllare la certificazione. Un comportamento che non andrebbe tuttavia in contrasto con quanto previsto dalla legge, come viene spiegato in una delle risposte alle Faq sul sito del Ministero: “I titolari degli esercizi per i quali è richiesto il green pass base non devono necessariamente effettuare i controlli sul possesso del green pass base all’ingresso, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali”.

Alcuni di questi negozi rendono nota la loro scelta tramite i social, altri con un cartello affisso alla porta, come il titolare del negozio VinylOne in viale XX Settembre: “Non chiedo nulla, qui può entrare chi vuole se lo desidera, altrimenti può restare fuori. Mi sento una persona libera e ritengo che ognuno possa scegliere di vaccinarsi o prendere una medicina, come preferisce, perché abbiamo tutti il diritto di vivere e mangiare”.

Dello stesso avviso Mauro Pellileo, del negozio di modellismo Modelland in via Vasari, che ha comunque deciso di autotutelarsi esponendo la scritta “entrando nel negozio ognuno implicitamente dichiara di essere in regola con le normative vigenti sull’accesso ai negozi”.

“Il ministero dice che i commercianti possono fare controlli a campione – spiega il titolare -, non c’è un obbligo, quindi è tutto legale. Se poi qualcuno non se la sente di entrare io sono disposto a portare fuori ciò che gli serve. Queste restrizioni ci hanno danneggiato e hanno favorito la distribuzione online. Tutti abbiamo pagato, salvo poche eccezioni, e non possiamo permetterci di perdere nemmeno un cliente. Specialmente noi che vendiamo un ‘superfluo’, ormai non lavoriamo per guadagnare ma per sopravvivere. Purtroppo questa situazione ci ha messo gli uni contro gli altri - conclude -, vedo una cattiveria terribile sia dai pro vax che dai no vax, motivo per cui ho deciso di uscire dai social”.

Anche Elisabetta Sulli del New Age Center espone un cartello con gli stessi concetti. “Il cliente - spiega Sulli - può mostrare volontariamente il green pass e alcuni lo fanno, ma io non sono tenuta a fare lo sceriffo, anche perché questo negozio guarda soprattutto i diritti umani e la spiritualità. Inoltre non sono autorizzata a chiedere i documenti, se lo faccio qualcuno potrebbe accusarmi di violazione della privacy, e non ha alcun senso controllare il green pass se non si conosce l’identità della persona”.

In rete circolano iniziative contro la certificazione, come quella di Italexit di Gianluigi Paragone. La coordinatrice provinciale Deborah Matticchio ha lanciato giorni fa l’iniziativa #ilpassnonpassa, esortando “chi non ha intenzione di diventare un controllore di Draghi o Speranza” a compilare un form online e affiggerlo alla porta. Altri negozi, al contrario, espongono avvisi di segno opposto, in cui si avvisa che il green pass sarà controllato all’ingresso. Intanto, nel tardo pomeriggio di oggi, una decina di persone hanno cercato di entrare senza green pass nella posta centrale per inviare a Draghi una raccomandata di denuncia. Clima teso, quindi, ma le proteste no green pass dello scorso autunno appaiono distanti, non tanto nel tempo quanto nei numeri.

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