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Crisi Russia - Ucraina

Paura della guerra: le voci degli ucraini a Trieste nei giorni di tensione con la Russia

Anche se Putin ritira parte delle truppe molti ucraini, che da oltre un decennio vivono nel capoluogo giuliano, temono ancora un conflitto armato, che potrebbe riguardare da vicino i loro cari a duemila chilometri di distanza. Altri non hanno paura. Le testimonianze di chi vive la minaccia da lontano

Quando la minaccia di una guerra fa tremare un paese i suoi cittadini all'estero tremano allo stesso modo, non solo per le persone che li legano al territorio d'origine ma anche per questioni pratiche e di sopravvivenza. Quando potrò rivedere i miei cari? E' sicuro spedire loro dei soldi? Tutte domande che assillano i cittadini ucraini che da anni risiedono a Trieste. Anche se parte delle truppe russe sarebbero state ritirate oggi dal confine con l'Ucraina e l'escalation sembrerebbe per il momento scongiurata, parte delle persone che abbiamo intervistato non hanno ancora tirato un sospiro di sollievo e credono che Mosca potrebbe ritornare sui suoi passi. Altri, invece,  non hanno mai avuto paura e credono di assistere a una "teatrale" manifestazione di forza per interessi economici da parte del Cremlino.

Differenza di prospettive

Un'infermiera 28enne, che abita a Trieste dal 2008 ritiene che "per noi che seguiamo i fatti da qui lo scoppio della guerra sembra immediato ma per chi vive in Ucraina la percezione è diversa, anche perché i conflitti vanno avanti da anni. I miei nonni vivono al confine con la Romania, nella parte più occidentale, non hanno subito direttamente la guerra e neanche ora la stanno percependo. Può essere per una questione di lontananza ma anche per come vengono gestiti i mass media. Probabilmente scoppierebbe il panico se riportassero le cose come stanno, qui probabilmente l'informazione è più libera".

La preoccupazione non riguarda solo l'incolumità dei parenti ma la percezione di non poterli andare a trovare al bisogno. Una consapevolezza essenziale per chi ha lasciato una parte di sé a chilometri di distanza. "I miei nonni - spiega la ragazza - abitano in una zona relativamente tranquilla e volevo andare a trovarli tra un paio di mesi, ma ho paura di non poter tornare indietro una volta lì, perché non si sa mai cosa può succedere ai confini una volta iniziata la guerra". 

Paura della Russia?

Palpabile anche la diffidenza verso il Cremlino: "Le politiche di Mosca sono sempre state aggressive nei confronti dell'Ucraina, dalla nostra prospettiva c'è sentore di dittatura. Non è normale essere al potere da tanti anni. Inizialmente molti ucraini emigravano in Russia perché il Governo di Putin aveva portato un boom economico - conclude -, ma da quando otto anni fa sono iniziati i conflitti questo flusso si è arrestato".

"L'unica strada è l'unità tra i popoli"

La migrazione dall'Ucraina in Italia è intergenerazionale, come ci racconta la signora Lyudmila, 48enne, che lo scorso capodanno ha festeggiato i suoi primi 20 anni a Trieste, trascorsi lavorando come baby sitter e aiuto cuoca nelle case di riposo e ha frequentato anche un corso per mediatrice culturale: "I miei figli e il mio ex marito abitano tutti qui adesso, ma in Ucraina ho ancora mia madre e tre fratelli. Sono andata a trovarli da poco, anche per vedere com'è la situazione ora. Mi sono ripromessa che se dopo vent'anni fosse cambiato qualcosa sarei tornata in Ucraina ma non è stato così. Con la pandemia ho visto molti miei connazionali indebitarsi per pagare le cure, che hanno prezzi esorbitanti. Il lato positivo è che non si deprimono e si fanno forza, vivono molto peggio la guerra. A livello collettivo dobbiamo battere questo virus, per cui stiamo soffrendo tutti, indipendentemente dalla nazionalità. L'unica strada è essere uniti e solidali tra i popoli, la guerra può solo peggiorare le cose".

L'angoscia sale soprattutto quando la minaccia di un conflitto armato bussa alla porta di casa dei propri parenti stretti: " Mio fratello ha già preparato la valigia - racconta la 48enne -, mi ha mostrato la foto e mi ha scritto 'se bisogna andare a combattere sono pronto'. Ha 54 anni e forse lo chiameranno per ultimo, ma è disposto a sacrificarsi anche per quel poco a cui può contribuire. Tutta la cittadinanza dopo i 18 anni, anche le donne, saranno chiamate in guerra e questo è un massacro".

"La guerra interrompe la vita"

Lo spettro dei carri armati spezza lo spirito e le vite degli ucraini anche a distanza, intralciando il loro percorso di vita. Lyudmila ci spiega che "avevo in mente di creare un'associazione benefica in favore delle donne ucraine perché tra Covid, mancanza di lavoro e guerre abbiamo bisogno di sostegno. Sentiamo sulle spalle il peso di due paesi, qui ci prendiamo cura delle persone non autosufficienti lavorando 24 ore al giorno, sosteniamo le nostre famiglie e quelle degli altri. Ma ora questo progetto è fermo, tutte hanno la mente occupata dalle notizie al telegionale e non si riesce a parlare d'altro. La guerra sta frenando il nostro percorso di integrazione qui in Italia e ci chiediamo anche dove andranno i nostri soldi se decidiamo di mandarli in patria, è impossibile fare progetti in questa situazione".

"La mia famiglia viene dalla parte più occidentale dell'Ucraina - conclude -, quella più mitteleuropea, abbiamo in comune con Trieste più di quanto si possa pensare. Siamo un popolo colto e civilizzato, però in molti ancora si stupiscono quando spiego loro che abbiamo il frigorifero e la Tv. Siamo qui per lavorare, soprattutto donne che si sono date da fare senza aspettare che gli uomini risolvessero i problemi. Forse questo è il nostro momento, l'attenzione del mondo è su di noi e possiamo farci sentire".

"Non abbiamo paura di loro"

Il parziale ritiro delle truppe non tranquillizza tutti, ma c'è chi non ha mai creduto che il conflitto sia una minaccia reale. Ne è convinto Andriy, magazziniere e 'tuttofare' 55enne, a Trieste dal 2006: "La Russia non è più forte come ai tempi dell'Unione Sovietica, non attaccherà perché ha paura. Anche Bismarck diceva che per distruggere la Russia basta farla litigare con l'Ucraina. La mia famiglia abita in una grande città vicino alla Polonia, vorrei andarli a trovare in marzo, i miei genitori hanno paura e me lo sconsigliano ma io andrò lo stesso. Mio figlio, che è cittadino italiano, ha ricevuto una mail dall'ambasciata italiana, che lo consiglia di tornare in Italia. Lui la pensa come me e resterà in Ucraina, e così la pensano molti miei amici, anche italiani. A noi sembra un "teatrino" messo in piedi per altre questioni, come il gas. Non abbiamo paura di loro".

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