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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il Discorso Integrale del Sindaco Cosolini per la Giornata del Ricordo

Riportiamo il discorso integrale che il Sindaco roberto Cosolini ha pronunciato oggi per la Giornata del Ricordo Sono passati otto anni da quando il Parlamento approvava, con voto pressoché unanime, la legge sul Giorno del Ricordo. È stato un...

Riportiamo il discorso integrale che il Sindaco roberto Cosolini ha pronunciato oggi per la Giornata del Ricordo

Sono passati otto anni da quando il Parlamento approvava, con voto pressoché unanime, la legge sul Giorno del Ricordo.

È stato un atto legislativo molto atteso, con il quale la Repubblica Italiana affermava, finalmente e ufficialmente, che la storia del confine orientale era ed è storia sua.

Le tragedie che colpirono le nostre terre nel cuore di quel secolo difficile che è stato il Novecento venivano da quel momento riconosciute come parte dell'intera nazione italiana, capitoli integranti della sua storia nazionale: in particolare le foibe e l'esodo degli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, vicende terribili direttamente collegate a una guerra cui l'Italia partecipò dalla parte sbagliata e alla volontà annessionistica del nazionalismo jugoslavo.

Eppure per lungo tempo la dissoluzione della Venezia Giulia per effetto del Trattato di pace del 1947 - un'intera regione che va in frantumi - era un avvenimento fin troppo grave e in un certo senso scandaloso per l'Italia del dopoguerra, un Paese che aveva voglia di ricominciare a vivere, di voltare pagina, di dimenticare.

E così quel lutto venne rimosso dalla coscienza del Paese, relegato a questione marginale e periferica. Ci fu certo l'attenzione con cui i governi e la diplomazia dell'epoca seguirono la "questione di Trieste", ci fu senz'altro il sentimento patriottico, che infiammava l'opinione pubblica nei periodi di più acuta crisi; ma il "nodo" rappresentato dall'esodo fu lasciato quasi unicamente alla memoria delle comunità degli esuli istriani, fiumani e dalmati, scampati dalle loro terre d'origine nel resto del Paese quando non all'estero.

È grazie soprattutto a loro se oggi sappiamo e ricordiamo. Sappiamo del ricco patrimonio culturale e civile della civiltà degli italiani dell'Adriatico orientale. Sappiamo e ricordiamo che le pagine più dolorose della storia della civiltà istriana, fiumana e dalmata appartengono alla storia d'Italia e perciò alla storia d'Europa. Quella storia che è stata lacerata e sconvolta nel secolo scorso dai nazionalismi e dai progetti totalitari, che qui come in altre parti del continente hanno cercato di imporre modelli identitari monolitici ed esclusivi, insieme alle più efferate forme di controllo e persecuzione dell'altro.

· Conosciamo le responsabilità di ciascuno Stato e le politiche devastanti che qui hanno messo in opera, nella buia stagione dei totalitarismi.

· Perché le tragedie del Novecento giuliano non sono il risultato di improvvisi e incomprensibili scoppi di violenza e inciviltà, ma il prodotto deliberato di ideologie e istituzioni repressive, illiberali e antidemocratiche.

Oggi, nella Trieste che ha riacquistato la sua centralità nella regione adriatica dell'Europa integrata, possiamo dire con sicurezza che tutto ciò appartiene per sempre al passato.

Il Giorno del Ricordo ogni anno rafforza la consapevolezza storica e insieme la convinta e responsabile adesione ai principi della cittadinanza democratica, così come il senso di orgogliosa appartenenza all'Europa unita. Anche per questo la ricorrenza del 10 febbraio possiede un'altissima valenza morale, civile e politica

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