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Cronaca

In Forte Calo le Prescrizioni dei Farmaci Generici anche a Trieste

Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni da parte dei nostri lettori riguardo al fatto che sempre più medici di base nelle ricette di prescrizione dei farmaci appongono la dicitura "non sostituibile"; non consentendo così al farmacista di proporre al...

Abbiamo ricevuto alcune segnalazioni da parte dei nostri lettori riguardo al fatto che sempre più medici di base nelle ricette di prescrizione dei farmaci appongono la dicitura "non sostituibile"; non consentendo così al farmacista di proporre al paziente il farmaco equivalente, ad un costo minore.
Per capire meglio di cosa si tratta bisogna fare riferimento al decreto liberalizzazioni del governo Monti (ancora non approvato dal Parlamento) che prevede che il medico deve indicare nella ricetta oltre al farmaco prescritto anche un secondo farmaco generico.
I farmaci generici sono quelli che costano meno, che hanno lo stesso principio attivo del farmaco di marca (che grazie al brevetto, l'azienda farmaceutica che lo aveva inventato, deteneva l'escusiva fino alla scadenza del brevetto stesso dopo circa 26 anni ).

Già dal 2010 se il medico non indicava nella ricetta "non sostituibile" obbligava il farmacista a proporre al paziente l'acquisto di un farmaco equivalente.
Ma la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha dato linee chiare a tutti i suoi associati " i farmaci prescritti non dovranno essere sostituiti"; e stanno già predisponendo i ricettari in questo senso.
Abbiamo sentito il dott. Dino Trento segretario generale della FIMMG sezione provinciale di Trieste, il quale, confermando la levata di scudi dei medici, sono profondamente contrari al decreto perchè: " limita la libertà del patto terapeutico tra paziente e medico, inoltre - sottolinea Trento - noi medici siamo legalmente responsabili della cura e solo se la nostra prescrizione viene rispettata, questa responsabilità è accettabile, inoltre siamo già strangolati dalla burocrazia e adesso diciamo basta".
Già ma perchè mentre in Italia la presenza del farmaco generico è del 15% circa; nel resto d'Europa come in Germania, Francia e Regno Unito la percentuale si alza al 60-70% (fonte Assogenerici, cioè l'associazione che raggruppa le imprese di produzione dei farmaci equivalenti).
"E' una questione di cultura - afferma Trento - c'è senz'altro un ritardo nella cultura del farmaco equivalente ma c'è anche un ritardo dello Stato, Regioni, Azienda Sanitaria che non publicizzano sufficentemente il farmaco equivalente, i medici - conclude Trento - devono sicuramente incrementare le loro conoscenze sul farmaco generico ma non per decreto legge".
Vero è anche che mentre il farmaco di marca è uno perchè di proprietà della casa farmaceutica che l'ha creato; nel momento in cui il brevetto decade è guerra aperta; perciò l'offerta si amplia anche fino a 30 case farmaceutiche diverse.
Questo può senz'altro generare nei pazienti confusione con confezioni simili di farmaci differenti e marche diverse da farmacia a farmacia (sempre però conservando l'equivalenza).
Però è anche che ci sono casi in cui il paziente è intollerante agli eccipienti contenuti nel farmaco generico e questo porta il medico a non capire più se l'azione del farmaco ha avuto esito oppure no.
A quanto pare una soluzione non è stata ancora trovata, per adesso i medici bloccano i farmacisti e alla fine chi paga è sempre il paziente.
Certo in certi casi la differenza nel ticket è di pochi centesimi tra farmaco di marca ed equivalente (perchè spesso le case farmaceutiche appena scaduto il brevetto rettificano anche del 50% il prezzo prorio per fronteggiare l'equivalente), ma in altri casi la differenza è sensibile...soprattutto in questo periodo.


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