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Cronaca

"Gravissima carenza di personale": servizi Inps a rischio in Fvg

Paci (coordinatore UILPA INPS FVG): in 5 anni perso il 27% di personale a Gorizia e il 24% a Trieste. Non va meglio a Pordenone e Udine

“I servizi INPS in Friuli Venezia Giulia sono a rischio per la gravissima carenza di personale”. Lo denuncia, dati alla mano, il coordinatore UILPA INPS del Friuli Venezia Giulia Carlo Paci portando alla luce “una situazione, secondo il mio modesto parere, a lungo non sufficientemente evidenziata dai direttori regionali che si sono succeduti nel tempo”.

La denuncia

“Nemmeno i politici conoscono le reali dimensioni del fenomeno”, aggiunge Paci. “Il presidente della Regione Fedriga, a dire il vero, scrisse nel 2019 una lettera al presidente dell’INPS Tridico per lamentare il sicuro declassamento della sede di Trieste da cluster 2 a 3 già nel 2020. Tridico rispose che non sarebbe accaduto, promettendo la massima attenzione ai servizi per i cittadini e i pensionati, ma puntualmente Trieste è stata declassata”. La cosa ancora più grave è la mancata sostituzione del personale in quiescenza con risorse provenienti dall’ultimo massiccio concorso per consulenti di protezione sociale completato nel luglio 2019.

“In tutta la regione sono state previste solo 15 assunzioni, poi portate a 20, (uno striminzito 0,49% del totale) ed addirittura zero a Trieste con danni incalcolabili per l’impossibilità di creare l’imprescindibile ricambio generazionale necessario per tenere in vita la sede - si domanda Paci -. Cosa succederà fra 2 o 3 anni quando le sedi non saranno più in grado di gestire le prestazioni principali con un’età media del personale vicina ai 60 anni ma con tanti lavoratori prossimi alla pensione di vecchiaia?”.

Il rischio

Oggi si riesce in qualche modo a gestire le prestazioni di maggiore impatto per gli utenti  grazie all’impegno dei lavoratori ed all’utilizzo di politiche di sussidiarietà fra le sedi ed azioni di polarizzazione ma a breve si correrà il rischio di perdere l’identità regionale per essere assorbiti dalle regioni più grandi. "È vero che tutti perdono personale ma le regioni che hanno ricevuto fino a 600 nuovi assunti possono impostare un lavoro per il futuro che in FVG non sarà possibile. Dal 2016 a oggi le sedi INPS della regione hanno perso ovunque oltre il 10% del personale. Le situazioni più critiche si registrano nelle sedi di Gorizia (27%) e Trieste (24%); seguono Pordenone (18%) e Udine (12%). La situazione della sede di Trieste, che a fine 2021 scenderà a 69 dipendenti delle aree professionali  dai 141 del 2012 ( anno dell’assorbimento dell’INPDAP) , è al centro delle preoccupazioni di questa organizzazione sindacale. Teniamo conto dell’incremento esponenziale delle prestazioni degli ultimi anni con il culmine legato al covid che ha visto lievitare le richieste di cassa integrazione del 4200% rispetto al 2019. A causa di questi incrementi esponenziali di lavoro e nonostante le soluzioni organizzative sopra citate, nel  capoluogo giuliano ci sono già da tempo alcune lavorazioni ferme, come nel caso dei lavoratori marittimi, perché non c’è più personale dedicato”, segnala il coordinatore regionale UILPA INPS FVG Carlo Paci .

“Altre lavorazioni, come quelle delle pensioni di invalidità, degli assegni sociali o delle cessioni del quinto di pensione, sono soggette a gravi criticità  perché presidiate da un unico dipendente chiamato a dividersi anche in attività di sportello per fornire informazioni al pubblico. Quando quella persona manca, per qualsiasi motivo, diventa difficile sostituirlo senza penalizzare altri servizi -. I settori ad oggi più  presidiati, come nel caso della NASPI o della CIG, vanno comunque in crisi, come detto,  per l’esponenziale aumento delle domande. Quando finirà il blocco dei licenziamenti i, la sede rischia di essere travolta dalle domande di disoccupazione e non potrà garantire i pagamenti in tempi brevi per i lavoratori in difficoltà: si prospetta una situazione di estrema gravità”. Con le premesse appena prospettate, il clima di lavoro è tutt’altro che sereno, con ritmi produttivi disumani che spingono le persone verso la quiescenza anticipata (quota 100 o opzione donna) pur con la consapevolezza di una riduzione dell’importo pensionistico.

"Le difficoltà aumentano con la gestione di lavoratori e pensionati alle prese con troppi vincoli burocratici e procedure automatizzate che non riescono facilmente a governare scaricando rabbia e frustrazione sugli operatori delle sedi. Resta ferma – conclude Paci – la condanna dell’organizzazione sindacale agli  insulti ed alle minacce rivolte al personale che sono e restano sempre ingiustificabili”. 

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