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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

In controtendenza rispetto al resto d'Italia, Trieste tra le 11 province dove aumentano le nascite

A rilevarlo è il rapporto dell'Istat. Tra le aree interessate dal segno + anche Gorizia. Male quasi tutta l'Italia alle prese con un'inarrestabile emorragia demografica da sette anni. Scendono gli stranieri residenti

Se da un lato c'è un'Italia che si svuota, con una popolazione che al 1° gennaio 2021 ammonta a 59 milioni 259mila abitanti, ben 384mila unità in meno rispetto allo scorso anno e con la speranza di vita che scende ad 82 anni, dall'altro lato Trieste e Gorizia sono due delle 11 province della penisola dove si registra un incremento delle nascite. A delineare il quadro demografico italiano è il report dell'Istat, una fotografia largamente influenzata dall'epidemia di coronavirus con cui lottiamo da oltre un anno. Nel 2020 la pandemia da Covid-19 ha prodotto effetti non soltanto, per quanto prevalentemente, sulla mortalità ma anche sulla mobilità residenziale interna e con i Paesi esteri, arrivando a incidere persino sui comportamenti riproduttivi (nell’ultimo mese dell’anno) e nuziali. Di conseguenza, ne scaturisce una condizione squilibrata dal punto di vista demografico. 

Poco più di 400mila nuovi nati

Alla luce di dati molto consolidati che coprono tutto il 2020 ma che per il momento sono da considerarsi provvisori, le nascite risultano pari a 404mila mentre i decessi raggiungono il livello eccezionale di 746mila. Ne consegue una dinamica naturale (nascite-decessi) negativa nella misura di 342mila unità. Gli effetti del lockdown hanno poi determinato inevitabili ripercussioni sul versante dei trasferimenti di residenza. Le iscrizioni dall’estero sono state 221mila e le cancellazioni 142mila. Ne deriva un saldo migratorio con l’estero positivo per 79mila unità, il valore più basso degli anni 2000 e in grado di compensare solo in parte l’effetto negativo del pesante bilancio della dinamica naturale. 

Un calo demografico che dura da almeno sette anni

La riduzione della popolazione è ininterrottamente in calo da sette anni ed, escluso il Trentino Alto Adige (unica regione dove la variazione annuale della popolazione registra un segno +) tutte le altre sono interessate da un decremento demografico. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Molise (-13,2) e Basilicata (-10,3) sono le regioni più colpite; tra quelle del Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9). Maglia nera a livello provinciale è Isernia (-1,5 per cento della popolazione), ma non se la passano bene neanche Vercelli, Asti, Alessandria, Biella, Savona, Genova, Pavia e Cremona. 

Nel corso del 2020 sono stati registrati 75.891 decessi attribuibili in via diretta a Covid-19, secondo il Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata dell'Istituto Superiore di Sanità. "Tuttavia, come già evidenziato, l'incremento assoluto dei decessi per tutte le cause di morte sull'anno precedente è stato pari a +112 mila - si legge nel report dell'Istat sugli indicatori demografici 2020 - Così, se da un lato è possibile ipotizzare che parte della mortalità da Covid-19 possa essere sfuggita alle rilevazioni, dall'altro è anche concreta l'ipotesi che una parte ulteriore di decessi sia stata causata da altre patologie letali che, nell'ambito di un Sistema sanitario nazionale in piena emergenza, non è stato possibile trattare nei tempi e nei modi richiesti".

Trieste e Gorizia si salvano

La riduzione della natalità interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni. Sul piano regionale le nascite, che su scala nazionale risultano inferiori del 3,8% sul 2019, si riducono dell’11,2% in Molise, del 7,8% in Valle d’Aosta, del 6,9% in Sardegna. Tra le province, a riprova di un quadro generale piuttosto critico, sono soltanto 11 (su 107) quelle in cui si rileva un incremento delle nascite: Verbano-Cusio Ossola, Imperia, Belluno, Gorizia, Trieste, Grosseto, Fermo, Caserta, Brindisi, Vibo Valentia e Sud Sardegna. La fecondità si mantiene più elevata nel Nord del Paese, con 1,27 figli per donna ma in calo rispetto a 1,31 del 2019 (e a 1,44 del 2008). Nel Mezzogiorno scende da 1,26 a 1,23 (1,34 nel 2008) mentre al Centro passa da 1,19 a 1,17 (1,39 nel 2008).  In questo panorama, tutt’altro che favorevole, l’unica realtà territoriale che si differenzia dalle altre è la provincia di Bolzano che, con 1,69 figli per donna, detiene il primato della più alta prolificità, seguita ad ampia distanza dalle province di Gorizia (1,42), Palermo e Catania (1,38), Ragusa e Cuneo (1,36) e Trento (1,35). Nel complesso sono 62 (su 107) le province con un livello di fecondità sotto la media nazionale (1,24), segno di una evidente asimmetria a sinistra della distribuzione, con quattro delle cinque province sarde sotto il livello di un figlio per donna e la quinta, Nuoro, che si ferma a 1,01.

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