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"Impedire a un milione di ragazzi di essere italiani è una vergogna"

Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e sacerdote in prima linea contro la negazione dei diritti civili, ha espresso il suo punto di vista sullo Ius Scholae, la riforma della cittadinanza osteggiata da Lega e Fratelli d'Italia

TRIESTE - "Paghiamo soldi alla Turchia perché tenga due milioni e mezzo di migranti così da non disturbare i nostri confini, ma dov'è questa Europa?". L'appello è firmato da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera che nella mattinata di oggi 19 luglio a Trieste ha celebrato la messa in ricordo di Eddie Walter Cosina, uno degli agenti della scorta del giudice Paolo Borsellino, morti 30 anni fa nella strage di via D'Amelio a Palermo. 

"Per tutti gli altri facciamo fatica ad aprire percorsi"

Dopo la messa don Ciotti è andato a far visita ad alcuni richiedenti asilo, per toccare con mano la situazione che il capoluogo del Friuli Venezia Giulia vive ormai da molti anni. "Alle istituzioni bisognerebbe far fare la cosa giusta, innanzitutto rispettare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che è calpestata come lo è la nostra Costituzione. Sia ben chiaro - ha aggiunto il sacerdote originario di Pieve di Cadore - io sono contento della generosità e dell'impegno per tutta la vicenda dell'Ucraina, ma delle altre 59 guerre nel mondo non se ne parla, e per tutti gli altri migranti facciamo fatica ad aprire percorsi". 

La sofferenza non solo con le armi, anche con l'umiliazione

Don Ciotti poi ha portato l'esempio del dibattito politico sullo ius scholae, non senza puntare il dito. "Guardate cosa sta succedendo con chi è cresciuto qui. Cosa impedisce di riconoscere loro quel diritto di sentirsi cittadini italiani? Sono un milione di ragazzi cresciuti qui. Questa è una vergogna, dobbiamo gridarlo con forza, perché la sofferenza non è causa solo delle armi, succede anche umiliando le persone". 

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