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Cronaca

La galleria Cartesius festeggia mezzo secolo di arte e saluta Trieste con Spacal

La Cartesius ha deciso di fissare un punto a capo: una storia iniziata con Spacal nel 1971 si conclude con lo stesso artista nel 2020: "l'avventura continua, perché quanto è stato seminato continuerà a dare frutto"

Con una Mostra - omaggio dedicata a Luigi Spacal (dal 5 dicembre) la Galleria Cartesius celebra i suoi “primi cinquanta anni” di attività e saluta Trieste proponendo una serie di opere dell'artista con il quale aveva avviato la sua bella avventura culturale. "Alla fine del 2020 - si legge nella nota stampa -, la Cartesius ha deciso di fissare un punto a capo: l'avventura culturale iniziata con Spacal nel 1971 si conclude con Spacal nel 2020. I primi cinquant'anni sono giunti a compimento: ma l'avventura continua, perché quanto è stato seminato continuerà a dare frutto".

L'inizio e Spacal

"Era il 15 aprile 1971 – scrive Franco Rosso nel catalogo - e Stelio Crise presentava la Mostra di opere grafiche e oli di Luigi Spacal, mostra inaugurale della CARTESIUS (Galleria d'arte -Studio incisioni) fondata da Bruno Ponte assieme al giovanissimo figlio Valentino. Spacal aveva 64 anni ed era artista di grande successo, era già stato invitato a due edizioni della Biennale di Venezia, le sue opere erano presenti in gallerie e musei in Europa e in America, aveva realizzato arazzi, mosaici e affreschi anche in edifici religiosi e allo stesso tempo pannelli decorativi per i più famosi transatlantici italiani; Bruno Ponte era più giovane di 14 anni, nell'anteguerra si era formato con Carlo Pacifico e nel dopoguerra alla Scuola Libera di figura del Museo Revoltella con Edgardo Sambo , era diventato poi “Insegnante incaricato di materie artistiche alternative occupazionali dei minori” presso l'Istituto Medico Pedagogico annesso all'Ospedale Psichiatrico di Trieste. I due si erano incontrati: li accumunava quel tratto schivo e tendenzialmente riservato, quella vocazione al fare invece che al dire, al realizzare invece del teorizzare. Erano due rari esemplari di quella infrequente umanità che lavora in silenzio, e con la naturale modestia dei temperamenti forti e creativi. Avevano ambedue vissuto le esperienze tragiche della guerra, Spacal deportato nel campo di concentramento di Corrupoli, Ponte imprigionato in Algeria. Non è un caso che la Mostra-omaggio ( che avviene a 20 anni dalla scomparsa dell'artista) presenti una selezione di opere degli anni '40 e '50 che in qualche modo sintetizzano o anticipano l'intero programma artistico della vita di Spacal".

Spacal e il Carso

"L'ispirazione - scrive ancora Franco Rosso - proviene spesso dal Carso che Spacal sfoglia come un libro per trovarvi le case di pietra, la bora, la flora spontanea, i vicoli dei paesini, le ceste, i tramonti, i steccati, le ruote, con tutto il duro lavoro connesso. Come mezzo espressivo spesso sceglie la xilografia per dar corpo attraverso il rigore delle linee, la campitura degli spazi, la timbricità dei colori, ad una rappresentazione pulita, esatta, che inventa una sua poetica e un'atmosfera che nasce dall'anima. Ma c'è anche il mare, le saline, le barche sospese e sollevate sui pali lungo la marina o le barche tirate a secco con la chiglia rovesciata. E ci sono le finestre che nel dedalo delle strade appaiono come occhi dell'anima che seguono chi guarda. La figurazione sembra emanare una magia, ma in effetti si evolve in allusività, lascia che entrino in gioco gli inserti calligrafici, mentre le linee rette sviluppano linee rette che disegnano spazio nello spazio per inventare esiti visivi imprevisti , creando nell'ordine geometrico un ritmo che diventa armonia di colori e di forme, dimostrando di aver fatta propria la lezione di Pet Mondrian che affermava che “ il ritmo dei rapporti del colore e delle masse introduce nella relatività del tempo e dello spazio la sensazione dell'assoluto”. Il sodalizio artistico Spacal-Ponte (via via allargato da Bruno a Valentino) proseguì fecondo e ininterrotto fino alla scomparsa dell'artista che annoverò presso la Cartesius una dozzina di mostre personali e svariate partecipazioni a collettive. Dalla prima sede di Via Giulia , la Galleria si trasferirà ben presto in Via Marconi per poi approdare nell'ultima sede di Via Carducci 10 , affiancando alla sua crescente affermazione di Galleria espositiva anche quella di stamperia calcografica, grazie soprattutto a Valentino Ponte che renderà possibile una intensa attività editoriale con la pubblicazione di libri, cataloghi, edizione d'arte e cartelle".

Oltre 500 mostre

L'attività espositiva allineerà negli anni oltre 500 mostre, coinvolgendo i migliori artisti operanti a livello nazionale e internazionale: basterà ricordare -tra le altre- le rassegne dedicate a Vito Timmel, a Dudovich con relativo catalogo, le tre mostre dedicate a Carlo Sbisà corredate da un catalogo, a Mersad Berber, Vladimir Velickovic, Apollonio, Gianfilippo Usellini, E. Greco, Mirko Basaldella, Music, Campigli, Zigaina, Zuccheri, Scanavino, Mascherini, Marassi, Leonor Fini, Depero, Ceschia, Tramontin, Vedova, Vespigiani, Cernigoi. "Bruno Ponte e Luigi Spacal con la propria attività e la propria esistenza, hanno espresso il loro modo di vedere il mondo, ed è stato un modo di vedere con valenza universale, di cui oggi sembra essersene perso il conio: però lo ha testimoniato, per cinquanta anni, la Cartesius a Trieste e fuori Trieste. Qualche anno fa, prima di morire, Spacal aveva consegnato a Valentino Ponte una cartella di incisioni vergandola con una dedica affettuosa: a distanza, una sorta di passaggio di consegne tra personaggi che nella poetica dell'incisione, nell'arte della stampa e nella cultura in generale, hanno trovato un senso alle proprie esistenze, definendo e proponendo alle nuove generazioni un modello da poter emulare”.

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