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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Dall'Ogs di Trieste la prima nave italiana "certificata" per l'esplorazione dei ghiacciai

La nave Laura Bassi ha ottenuto il Polar Code, certificato necessario per navigare nelle calotte polari. Le è stato assegnato il grado A, per le navi rompighiaccio

La prima nave italiana certificata per l'esplorazione dei ghiacciai è quella dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS di Trieste: si tratta della N/R Laura Bassi. Dopo un percorso di un anno la certificazione è stata ottenuta grazie al lavoro della società di armamento Diamar di Napoli, dallo stesso OGS, che ha contribuito a sviluppare gli scenari di rischio, ed è stata sovraintesa e sviluppata dal RINA. La certificazione è stata rilasciata sotto il controllo e la collaborazione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Ufficio 6°, Sicurezza alla Navigazione, Comandato dall’Ammiraglio Giardino.

Il Polar Code 

Il Polar Code (abbreviazione di International Code for Ships Operating in Polar Waters) è la più recente normativa che regola molti aspetti tecnici che possono impattare sulla navigazione nelle aree polari, un ambiente problematico e vulnerabile. La normativa regola diversi aspetti, dalla costruzione della nave alle dotazioni di sicurezza, dalla preparazione dell’equipaggio fino all’impatto ambientale. Il Polar Code è necessario per navigare nelle aree polari dell'Artico e dell'Antartico, secondo la seguente classifica: A per le rompighiaccio; B per navi che non hanno la stessa struttura ma possono affrontare situazioni di acqua ghiacciata; C per le navi abilitate alla navigazione in acque che presentano minori difficoltà tecniche.

Il certificato

Il certificato ottenuto dalla N/R Laura Bassi è Categoria A - PC 5, un valore davvero elevato. “Grazie a questa certificazione, la Bassi potrà operare in tutte le aree polari e tutto l’anno, con qualche – minima – limitazione, relativa a qualche tipo di ghiaccio. – ha dichiarato l’ing. Riccardo Codiglia Responsabile Tecnico della nave - Il percorso di certificazione si è svolto in forma ibrida: la parte “cartacea” in Italia, in remoto; la parte di lavori sulla nave, in Nuova Zelanda.”

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