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Il giallo di via Verrocchio

"Liliana è stata uccisa": depositato in Procura il promemoria del fratello Sergio

Il documento, sul quale gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, è stato inviato via Pec nel pomeriggio di oggi. Nel testo la posizione di Sergio Resinovich in merito al decesso della sorella. In mattinata erano in programma a Milano gli esami non ripetibili. Tempi per l'esito non stimabili ma potrebbe volerci qualche settimana

Una serie di elementi che per Sergio Resinovich dicono che sua sorella è stata uccisa. Il "promemoria" personale del fratello di Liliana, la sessantatreenne scomparsa dalla sua casa di via Verrocchio lo scorso 14 dicembre e ritrovata cadavere il 5 gennaio nel parco di San Giovanni, è stato depositato via Pec in Procura dall'avvocato Luigi Fadalti. Il documento, sul quale c'è massimo riserbo da parte del legale della famiglia Resinovich, è stato inviato via posta elettronica certificata nel pomeriggio di oggi. Ciò che TriestePrima ha appreso è che nel testo Sergio sostiene chiaramente la posizione secondo cui Liliana non si è suicidata. Questa pista, infatti, non è stata tolta dalle ipotesi investigative, ma non ha mai convinto né il fratello, nè la famiglia della Resinovich. 

Le indagini: gli esiti dei test tra qualche settimana

Le indagini nel frattempo vanno avanti. Questa mattina presso la Scientifica di Milano erano in programma alcuni esami non ripetibili sui reperti ritrovati addosso e nel luogo dove è stata ritrovata Liliana. I tempi non sono stimabili ma, secondo quanto verificato da TriestePrima, per ottenere i risultati potrebbe volerci qualche settimana. Gli accertamenti eseguiti, su cui viene mantenuto il massimo riserbo in virtù delle indagini coordinate dalla Procura di Trieste, sono soprattutto tamponi per individuare eventuali tracce biologiche, dna compreso. La lista è corposa: c'è il reggiseno, i due "sacchetti Conad", una canotta rosa, la mascherina chirurgica e le mutande, oltre alle chiavi di riserva di Liliana, i test sotto le unghie di entrambe le mani, e il tappo e il beccuccio della bottiglietta trovata accanto al corpo della sessantatreenne.  

La posizione del fratello di Liliana

Con la comparsa delle telecamere e le presunte contraddizioni verbali di alcuni dei suoi protagonisti, la vicenda ha prodotto una spaccatura non solo nell'opinione pubblica (convinta, senza reali motivazioni ed elementi oggettivi, di aver già individuato i responsabili della morte della donna) ma anche nella stessa famiglia Resinovich. E' questa una delle ragioni secondo cui il fratello Sergio ha voluto inviare alla Procura la propria posizione in merito al decesso della sorella. I dubbi sul caso sarebbero più d'uno. Già le ultime puntate di Chi l'ha visto hanno messo in scena una netta contrapposizione tra lo stesso Sergio, la cugina Silvia, la nipote Veronica ed il marito Sebastiano Visintin.  "Emotivamente e psicologicamente la situazione è difficile, nessuno riesce a farsi una ragione" ha riferito Fadalti a TriestePrima. 

La borsetta a Chi l'ha visto

Il fascicolo aperto per sequestro di persona, al momento, non ha indagati. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile del capoluogo giuliano e coordinate dal pubblico ministero Maddalena Chergia proseguono. Nell'ultima puntata Chi l'ha visto ha mandato in onda una lunga intervista con i vicini di casa del marito di Liliana. Gabriella e Salvatore, entrambi ex appartenenti alle forze dell'ordine, hanno parlato a lungo. Protagonista della puntata è stata la borsa di Alviero Martini. Secondo Gabriella, il giorno della scomparsa di Liliana, la borsa non era dentro l'armadio, luogo in cui invece viene ritrovata dagli agenti di polizia qualche giorno dopo la sua scomparsa.  

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