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Cronaca

Mauro Covacich su La 7: «Terroristi vittime di Venezia, incarnazione di Sodoma e Gomorra»

Lo scrittore triestino, ospite a "Otto e mezzo", parla del mancato attentato sul ponte di Rialto. Un tentativo di analizzare la prospettiva dei terroristi crea gogna mediatica sui social

Lo scrittore triestino Mauro Covacich, ospite della trasmissione "Otto e mezzo", condotta da Lilli Gruber su La 7, innesca una rivolta sui social per alcune dichiarazioni sul terrorismo. Da anni stabilitosi a Roma, Covacich è autore di romanzi di successo quali "Fiona" e "La poetica di Unabomber", entrambi incentrati sulla figura del famigerato maniaco degli esplosivi. Non per la sua competenza letteraria in merito, ma in virtù delle sue origini, Gruber lo interpella sull'attentato appena sventato a Venezia: «Lei che da triestino ha vissuto in terre di confine, cosa ne pensa dei quattro kosovari che avevano intenzione di innescare una bomba sul ponte di Rialto?». 

«Mi permetto di avere uno sguardo doppio, dentro e fuori - risponde Covacich - E così, se guardo a quei quattro ragazzi, quattro camerieri. penso cosa vedevano loro da piazza San Marco e vedevano una città che è diventata "Veniceland". Porto la testimonianza di un mio amico fornaio che è stato costretto a licenziare sette dipendenti perché non vendeva più pane e adesso ha aperto un piccolo chiosco dove vende le magliette su Rialto. Vedo una città dove sfilano queste grandi navi in mezzo ai canali, praticamente la consacrazione di Sodoma e Gomorra».

A questo punto un'incredula Lilli Gruber lo interrompe, obiettando che queste osservazioni non sono motivi sufficienti a far esplodere il ponte di Rialto, ma Covacich su questo non si pronuncia, mette invece in dubbio le effettive intenzioni dei terroristi: «La frase "metto una bomba sotto Rialto" è un'espressione che io tenderei a minimizzare, poi in effetti hanno trovato coltelli e prove di addestramento...» e nuovamente la conduttrice lo ferma per dissentire, parlando delle prove a sostegno del terrorismo islamico proveniente dai Balcani e passa la parola a un ugualmente esterrefatto Giovanni Floris, anche lui ospite del programma, che replica: «Io credo che il problema non sia tanto nostro quanto loro».

Quando la parola torna allo scrittore triestino, questi tenta di spiegare quella dichiarazione rimasta in sospeso, fonte di tanto imbarazzo in studio: «Forse l'avevo presa troppo alla larga. Intendevo dire: siccome noi sappiamo che hanno una potenzialità di rischio altissima e riescono a perpetrare stragi senza neanche doversi procurare il tritolo, l'operazione non è quella di aumentare i controlli, semmai chiedersi come disinnescare a monte questo tipo di ragionamento. Quei quattro camerieri probabilmente, in un'altra epoca, non avrebbero avuto questo tipo di fanatismo perché sarebbero stati accolti diversamente. Se fossero diventati dei maître e avessero fatto carriera, probabilmente niente di tutto ciò sarebbe successo». 

Giustificazione che tuttavia non ha convinto i presenti in studio e tantomeno il popolo dei social, insorto contro Covacich per quella che è stata interpretata come eccessiva indulgenza verso il terrorismo e una visione troppo "antioccidentale". Tra i commenti meno volgari si legge: «Vergognoso #Covacich nel terrorismo islamista "vede" la "lotta di classe"», oppure delle parafrasi letterali: «Siccome erano camerieri e non hanno fatto carriera allora è giusto mettere la bomba sul ponte di Rialto??». 

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