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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Maxi sequestro di prodotti petroliferi da 53 milioni: coinvolti gli ex proprietari di Depositi Costieri

La maxi evasione da 33 milioni di euro sarebbe stata perpetrata dalla Petrolifera italiana, che nel 2017 aveva acquisito la Depositi Costieri. Le indagini delle Fiamme Gialle di Trieste e Napoli sono iniziate nel 2018. Frode da 160 milioni di euro con società prestanome

Una frode fiscale nel settore della commercializzazione di carburanti per autotrazione, con una confisca di beni per un valore di oltre 53 milioni di euro. Un'operazione delle Fiamme Gialle di Trieste e Napoli, coordinate dalla Procura della Repubblica partenopea, che hanno apena eseguito il sequestro preventivo. Si tratta dell'epilogo di indagini iniziate nel 2018 su un gruppo di origine campana, che era riuscito ad avere la proprietà della Depositi Costieri (già oggettodi provvedimenti giudiziari e recentemente coinvolta in una triplice condanna per frode), utilizzando risorse accumulate da una società controllata, la Petrolifera Italiana. Quest'ultima si era servita di un articolato meccanismo evasivo, basato su false fatturazioni, per un importo complessivo pari a 160 milioni di euro. Si è ricorso alla cosiddetta metodologia delle "frodi carosello", con società cartiere riconducibili a soggetti prestanome.

Le società fittizie

L’attività investigativa, avviata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo del Friuli Venezia Giulia, ha consentito di accertare questa maxi evasione fiscale posta in essere da una nota società campana operante nel commercio di prodotti petroliferi, la Petrolifera Italiana, la quale avrebbe effettuato fittizie cessioni di carburante alle società fantasma Antony Group di Testa Antonio, Perfetto Deposito di Perfetto Abele, Cera Deposito di Ceraso Carmine, Cm di Castellano Marcello, Barca Deposito di Barca Raffaele, Auletta Group di Auletta Giuseppe, Mezzopieno S.r.l., Rall Group S.r.l., Sammarco S.r.l., Company Group S.r.l., G.C. Trading S.r.l., Vincent Group di Petrucci Vincenzo, evadendo in tal modo l’Imposta sul Valore Aggiunto per circa 33 milioni di euro.

In aggiunta, per lo stesso anno d’imposta, la dichiarazione dei redditi non risulta essere mai stata presentata, con conseguente evasione dell’Ires quasi 20 milioni di euro. Secondo la ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle, la Petrolifera Italiana si sarebbe collocata al centro di un folto gruppo di imprese fantasma dislocate sull’intero territorio nazionale. I titolari di fatto dell’azienda, grazie alla loro pluriennale esperienza nel settore degli oli minerali, avrebbero venduto milioni di litri di prodotti energetici a società cartiere fittiziamente dichiaratesi “esportatori abituali” che proprio in virtù di tale falso status, potevano acquistare i prodotti senza applicazione dell’Iva.

Successivamente, le società fantasma, rivendevano gli stessi prodotti applicando l’Iva al cliente finale senza poi versarla all’Erario (meccanismo fraudolento tipico della cd. “frode carosello”). Per effetto delle condotte ipotizzate, la Petrolifera Italiana S.r.l. avrebbe negli anni assunto una posizione assolutamente dominante sul mercato ponendo in essere una concorrenza sleale con grave nocumento non solo per l’Erario, ma anche per le aziende del settore che operano nella legalità.

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