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Meran, per la nuova perizia resta pericoloso e la Corte si riserva di decidere

Secondo il documento, Meran rifiuta le cure, non ha intenzione di vedere medici e la sera si affaccia alla finestra inveendo contro entità immaginarie. Nell'udienza di oggi 20 gennaio il giudice si è riservato di decidere

Le condizioni di Meran in carcere peggiorano, la nuova perizia conferma la sua pericolosità e la Corte d'Assise d'Appello, nell'udienza di questa mattina, si è riservata di decidere. Si è tenuta oggi, venerdì 20 gennaio, l’udienza in Camera di Consiglio per valutare le condizioni di Alejandro Augusto Stephan Meran, l’omicida degli agenti Rotta e Demenego. La decisione del giudice verrà depositata nei prossimi giorni e probabilmente verrà confermata la pericolosità del soggetto e le precedenti misure già prescritte, ossia il collocamento in Rems per un minimo di 30 anni. Misura che non è ancora stata applicata per la non disponilbilità nelle strutture stesse, motivo per cui Meran, nonostante la sentenza già emessa, si trova ancora in carcere a Verona.

Sempre secondo il documento, da agosto le condizioni di Meran sono peggiorate, con comportamenti imprevedibili e aggressivi: il detenuto non avrebbe coscienza della propria malattia e la sera si affaccia alla finestra inveendo contro entità immaginarie. Inoltre rifiuta le cure, anche farmacologiche, e non ha intenzione di vedere medici, tra cui il perito stesso, lo psichiatra Francesco Piani che ha infatti valutato il caso in base al materiale finora prodotto dalla perizia precedente e ad altri elementi come il diario clinico del carcere.

Presente oggi in aula anche l’avvocato di Meran, Alberto Bevilacqua, e gli avvocati della parte civile tra cui Cristina Birolla, che segue la famiglia Rotta. “Meran piange quando si rende conto di ciò che ha fatto" ha dichiarato Bevilacqua, spiegando che "il perito ha riconfermato il giudizio di elevata pericolosità. E’ emerso con chiarezza che finché non si pone in essere un programma terapeutico di recupero, quell’infermità resta tale”.

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Il procedimento di oggi in Corte d’Assise d’Appello è stato fissato incidentalmente perché in questi casi la pericolosità del soggetto deve essere rivisitata ogni sei mesi, per valutare anche la possibilità di misure diverse dalla Rems tra cui, ricorda l’avvocato “c’è anche il centro di salute mentale, un tipo di libertà e altre misure di sicurezza che vanno costruite intorno al tipo di infermità e non necessariamente devono essere contenitive”. “Non possiamo immaginare che succeda qualcosa a lui o ad altri - continua il legale -, in una situazione di contenzione istituzionale carceraria che gli impedisce di iniziare quella terapia di recupero che consentirà di dare un giudizio di una minore pericolosità”.

In sostanza la richiesta della difesa è che Meran “esca dal carcere e sia curato, come già disposto dalla Corte d’Assise. Non si procede perché ci sono delle criticità con le Rems, che sono sature di soggetti di questo tipo e perché (Meran, ndr) si porta dietro uno stigma di elevata pericolosità. Hanno timore di raccogliere un soggetto che sembra Matteo Messina Denaro, cosa che invece non è”. Secondo quanto si apprende, Meran ha accettato il dialogo solo con il dottor Trincas, direttore del Dsm di Trieste, episodio che potrebbe consentire in futuro un percorso terapeutico extra carcerario. Bevilacqua ha inoltre dichiarato di aver “ricevuto delle aggressioni” per il suo ruolo nella vicenda, e che al momento sta considerando di sottoporre il caso Meran alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu).

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