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Cronaca

FVG Pride: in migliaia sfilano a Trieste per i diritti LGBT (FOTO)

Grande partecipazione: 12mila presenze secondo gli organizzatori e 6000 secondo la Questura. Un Pride dagli eccessi smorzati e dalla forte impronta antifascista. Diverse le contestazioni alla politica nazionale, regionale e cittadina

“L’amore è una cosa orribile da odiare”, “Contronatura è solo la pizza all’ananas“”, Se io non posso essere omosessuale perché tu sei omofobo allora tu non puoi mangiare biscotti perché io sono a dieta”. Solo alcuni dei tanti messaggi esibiti all’FVG Pride, manifestazione dedicata ai diritti delle persone LGBTQI+ che ha portato a Trieste migliaia di persone. Stime discordanti tra gli organizzatori (che riferiscono 12mila presenze) e la Questura (6000), tuttavia l'impressione è stata quella di una partecipazione massiva, un fiume di persone punteggiato da bandiere e gadget arcobaleno che ha fatto straripare le vie del centro.

Il VIDEO dell’FVG Pride a Trieste 

Lontano dagli eccessi

Un Pride ben lontano dagli eccessi su cui certi mass media si soffermano. Oltre alle immancabili piume delle drag queen non ci sono stati i "temuti" perizomi per le vie del centro e hanno sfilato invece molte famiglie, con passeggini e carrozzine bardati coi colori dell'iride.

Linea antifascista

Il corteo si è radunato oggi alle 14.30 ed è partito alle 16 da piazza Libertà (completamente trasfigurata in un brulicante quartier generale) in un percorso che ha toccato tappe dalla forte simbologia antifascista, passando per via Ghega, a ricordare la rappresaglia del conservatorio Tartini, via Filzi per l’incendio squadrista al Narodni Dom, piazza Oberdan, ex sede del comando delle SS, via Imbriani, Corso Italia e piazza Unità, dove sono state ricordate le leggi razziali del 1938.

Le associazioni

Oltre all'Arcigay, capofila nell'organizzazione dell'evento, molte sono state le associazioni presenti, alcune con un proprio carro come la Jotassassina, Trieste Antifascista, Mediterranea, Non una di meno, dal furgone tappezzato di poesie irriverenti dal sapore dadaista, il gruppo culturale femminista Acquolina e Agedo, Associazione di genitori di omosessuali, che da marzo ha una sua sede regionale a Udine. “Siamo genitori, parenti, amici e sostenitori di persone gay – dichiara la presidente Anna Masutti -, siamo partiti da un nucleo di cinque mamme, tre papà e due nonne. Il bisogno di unirsi nasce dal fatto che viviamo in una società dove l'omofobia, soprattutto latente, è ancora palpabile”.

Presenti con i loro striscioni anche la Casa Internazionale delle Donne, i sindacati CGIL e USB, Amnesty International e l'associazione Canone Inverso di Padova. Pacificamente in marcia nello stesso corteo i Cristiani LGBT, l'Unione degli Atei, Agnostici e Razionalisti e la Chiesa Pastafariana.  Oltre alla musica dance e pop inframezzata da canti partigiani, anche musica dal vivo con alcuni complessi bandistici riuniti per l'occasione.

Cartelloni e striscioni

Tra cartelloni e striscioni non sono mancate contestazioni politiche, soprattutto alla Lega di Matteo Salvini (“L'amore non si Lega” e “+ Frustini - Salvini”). Presente anche qualche bandiera della Palestina e molta curiosità ha destato il cartello sollevato con orgoglio da un ragazzo rom, che da qualche mese vive e lavora a Trieste: “Sono gay, immigrato e Rom, ma non sono un fascista”.

Conclusione in piazza Unità

Il corteo si è concluso quindi in Piazza Unità, dove hanno preso la parola gli esponenti dell'Arcigay e in particolare la presidente Antonella Nicosia, che non ha risparmiato accuse alla politica regionale per “aver tolto i fondi alle attività contro il bullismo omofobico” e a quella cittadina per “aver cambiato il nome alla sala matrimoni dopo l'approvazione delle unioni civili. Per poi concederla alla campagna di Casapound”.

I moti di Stonewall

È stata poi ricordata la partnership e l’unione d’intenti con i Pride di Zagabria e Klagenfurt sotto il motto '3 prides, 3 cities, 3 countries, 1 message', per “Dimostrare che l’impegno per i diritti è trasversale e internazionale”. Sempre in chiusura, un riferimento ai moti di Stonewall, la prima rivolta urbana statunitense contro il regime omofobico del 1969. Per celebrare i cinquant'anni di questo evento in cui, letteralmente, in molti si sono fatti valere contro la Polizia brandendo dei tacchi a spillo, c'è stato un momento di rievocazione dove la folla ha sventolato le proprie calzature verso il cielo.

La fotogallery (di Giovanni Aiello)

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