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Al Revoltella in mostra le opere donate di Dyalma Stultus

La mostra “La donazione Stultus al Museo Revoltella" è stata inaugurata oggi alla presenza di Vittorio Sgarbi e della figlia del pittore triestino, Selma Stultus

Le opere donate di Dyalma Stultus in mostra al Revoltella. L'esposizione “La donazione Stultus al Museo Revoltella" è stata inaugurata oggi dall’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo, Giorgio Rossi alla presenza di Stefano Bianchi, responsabile dei Musei Storici e Artistici, di Susanna Gregorat, conservatore del Museo Revoltella e curatore della mostra, del critico d’arte e Sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi e, in rappresentanza delle donatrici, Selma Stultus, intervenuta anche a nome delle sorelle Marina e Nada.

Il Museo Revoltella, nell’anno delle celebrazioni del suo centocinquantesimo anno di vita, con l’allestimento della mostra inaugurata oggi, ha colto l’opportunità di valorizzare il suo patrimonio artistico, recentemente arricchito di dieci dipinti del pittore triestino Dyalma Stultus (Trieste 1901 – Darfo/BS 1977), frutto della generosa donazione delle figlie dell’artista, mediante una mostra delle opere donate e la pubblicazione di un catalogo, a cui ha fornito un importante contributo critico il professor Vittorio Sgarbi.

I dipinti oggetto della donazione, realizzati tra il 1930 e il 1954, documentando un periodo di particolare vitalità e originalità del linguaggio artistico del pittore triestino, contribuiscono a valorizzare e arricchire notevolmente le raccolte del Novecento giuliano del Museo Revoltella, affiancando le opere di importanti artisti concittadini quali Arturo Nathan, Leonor Fini, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Giannino Marchig, Oscar Hermann-Lamb, Edgardo Sambo, Edmondo Passauro e altri ancora.

Dyalma Stultus

Intellettuale raffinato e sensibile, fin dai suoi esordi artistici, Stultus è stato apprezzato e stimato da alcune delle personalità più rappresentative della cultura triestina d’inizio secolo, quali Giani Stuparich, Anita Pittoni, Silvio Benco e Italo Svevo, che lo ospitò frequentemente a Villa Veneziani e che gli donò, nel 1927, una copia de “La coscienza di Zeno” con la seguente dedica: “Al giovane pittore Dyalma Stultus. Ammirazione e auguri. Ettore Schmitz 29-I-1927”. Molti critici di fama scrissero in seguito sulla sua attività e le sue opere, tra cui Ettore Cozzani, che dedicò molta attenzione a Stultus sulle pagine de “L’Eroica” negli anni Trenta e Quaranta del Novecento.

Trascorsa l’infanzia con la sola madre Erminia, Stultus rivelò fin dall’inizio la sua predisposizione artistica, che cercò di perseguire con grande tenacia, assieme all’altrettanto caparbio amico e validissimo scultore Franco Asco. Verso la fine del secondo decennio del Novecento, grazie a una borsa di studio a lui concessa dal Comune di Trieste, frequentò l’Accademia di Venezia seguendo i corsi dei maestri Ettore Tito e Augusto Sezanne. Diplomatosi nel 1921, dopo un biennio di esperienza formativa a Roma e a Firenze, si stabilì definitivamente nel capoluogo toscano dal 1941, dove si affermò con successo e insegnò presso l’Accademia di Belle Arti fiorentina.

Condizionato dalla pittura del pittore torinese Felice Carena, con il quale instaurò una sincera e prolungata amicizia, accolse ulteriori suggestioni dal contesto artistico-culturale toscano e dal linguaggio novecentista più in generale, mantenendo tuttavia uno stile del tutto personale e di profonda interiorità. La mostra è allestita al quinto piano della Galleria d’arte moderna, nelle sale attigue alla caffetteria del museo e visitabile nel consueto orario d’apertura.

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