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Cronaca

Vaccini: nasce il "Comitato dei genitori di Trieste per la liberta' di scelta"

Il gruppo nasce dopo la delibera del Comune che ha reso obbligatori i vaccini per i bambini da 0 a 6 anni, pena l'esclusione dai servizi educativi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Il 29 gennaio 2017 è nato spontaneamente il Comitato dei genitori di Trieste per la libertà di scelta. Una scelta che riguarda lo spinoso tema dei vaccini e che viene rivendicata da alcuni genitori da quando i vaccini sono stati dichiarati obbligatori per tutti i bambini da 0 a 6 anni intenzionati a frequentare nidi d'infanzia o scuole materne. In seguito, due coppie di genitori avevano fatto ricorso al Tar contro questo provvedimento (datato 28 novembre 2016), ma il tribunale aveva respinto la richiesta. Alla base del rifiuto, alcuni dati statistici che davano il Friuli Venezia Giulia al penultimo posto per le percentuali di vaccinazioni in Italia e Trieste addirittura sotto il dato medio regionale.

Il comitato diffonde un comunicato in cui espica le sue ragioni: «Ci preoccupa e indigna la discriminazione che l'Amministrazione comunale, con questa imposizione, mette in atto nei confronti di quelle famiglie che hanno liberamente e legittimamente scelto di non vaccinare i propri figli, ledendo quindi il diritto di Libertà di Scelta in ambito sanitario ed il Diritto al Libero Accesso ai servizi educativi. Ricordiamo che la non discriminazione è uno dei principi basilari garantiti dalla Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza ratificata dall'Italia con Legge n. 176 del 27 maggio 1991».

Si fa sostanzialmente riferimento a una disparità di diritti: «La Delibera Comunale n.72 dd 28 novembre 2016 è discriminatoria perché nega ad alcuni cittadini cose che invece vengono garantite ad altri. È tra l'altro sicuramente ingiusta proprio perché nel negare diritti costituzionalmente garantiti, lo fa adducendo motivazioni opinabili e facilmente contestualizzabili, portando infine alla luce l'infondatezza o quantomeno la fragilità delle stesse e non creando alternative che abbiano lo stesso valore politico, sociale ed in questo caso educativo. Siamo estremamente preoccupati altresì perché la decisione del Comune di Trieste di precludere l'accesso ai servizi per l'infanzia ai non vaccinati non farà altro che incentivare la nascita di situazioni parallele difficilmente monitorabili, dato che è probabile che si creeranno realtà non ufficiali, con educatori non qualificati, in strutture non adeguate, dove tutti i frequentanti saranno non vaccinati».

Il Comitato si dichiara quindi disposto a mantenere rapporti di sereni e civili con il Comune, le istituzioni correlate e la stampa locale, per un dialogo fatto di reciproco riconoscimento e senza prese di posizione dogmatiche e pregiudizievoli, tuttavia ritengono la delibera comunale n.72 dd 28 novembre 2016 «discriminatoria e ingiusta e per questo, unitamente e in accordo a tanti altri gruppi locali di altri Comuni Regionali, verranno considerate e valutate tutte le possibili azioni praticabili e legali per fare in modo che la Delibera n.72 venga ritirata. Non intendiamo cadere nel gioco socialmente pericoloso e deleterio per la società stessa, di creare e fomentare/alimentare due fronti contrapposti, che vengono surriscaldati ogni giorno che passa e che riteniamo porti ad una divisione e contrapposizione tutt'altro che positiva».

«Infine - chiosano i rappresentanti del comitato - ma non ultimo in quanto importanza, il Comitato si dichiara non contrario alla vaccinazione in quanto atto farmacologico preventivo in sé, ma sostiene la Libertà di Scelta in ambito vaccinale. La scelta è familiare/personale e deve essere garantita la Libertà di poter decidere quello che si ritiene più opportuno. La scelta deve essere effettuata in coscienza e consapevolezza. Non consideriamo di qualità un'informazione che esageri la valenza positiva della vaccinazione, il pericolo attuale di certe malattie, che non contestualizzi le singole malattie, gli obblighi alla vaccinazione per ciascuna di esse e le ritenute necessità sanitarie per ciascuna di esse; tutto questo - concludono - a discapito di una sottostimata e ridotta presa di coscienza e comunicazione dei danni e delle reazioni avverse che la vaccinazione può causare».

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