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Cronaca Muggia

Perché i 30 anni dei Nirvana a Muggia servono solo a raccontarci il nulla di oggi

Su quel concerto si è scritto praticamente tutto. Le storie sono sempre le stesse, a patto che non le si guardino in virtù della scena underground odierna (cioè, quasi il nulla). Una riflessione per capire anche le tendenze e i desideri del confine. Uno spettatore del concerto: "Oggi resta solo 'ndar al bagno e trovarse per bever"

DA QUALCHE PARTE SUL CONFINE ORIENTALE - Trent’anni da un concerto trasformatosi nel mito. Era il 16 novembre 1991 e sul palco del teatro Verdi di Muggia si esibirono i Nirvana. I tre suonarono in un teatro stracolmo dove la maggior parte degli spettatori era giunta da oltre confine, o forse no. I dettagli raccontano di una vicenda che, come tutte le storie capaci di coinvolgere le grandi star, nascondono narrazioni febbrili e ricordi poco lucidi. La storia dei Nirvana a Muggia, almeno nel provincialismo di frontiera, è stata raccontata un miliardo di volte, talvolta sfociando nella leggenda ed aprendo le porte alle mutazioni narrative. “Si è detto praticamente tutto, non credo ci sia nulla da aggiungere” dice Alex Fabbro, tour manager dell’operazione e raggiunto al telefono da TriestePrima. 

Nirvana flyer Nutty-2

Sopravvive nel mito, per reazione al nulla odierno

Quel briciolo di scintillante stupore sopravvive solo nel mito e per reazione al nulla di oggi. Trent’anni fa Muggia vive il passaggio della Storia (musicale) ma tutto ciò che la circonda, compresa Trieste, non se ne rende conto. “Triestini ‘sai pochi eh” così Lorenzo Fragiacomo, oggi barista cantante ma all’epoca titolare del Nutty bar (poi celebre Iguana di via Madonnina), nonché media partner dell’evento. Tutto, in questa storia, è il contrario di tutto. C’è gente che si getta dal palco e si spezza una gamba, c’è il grido degli assenti che per anni hanno fatto girare la storia che quel concerto era frutto di pura invenzione. C’è, in questa vicenda, molto di tutto ciò che avresti voluto e poco di ciò che volevi veramente. C’è chi dice che i Nirvana giunsero qui da mezzi sconosciuti (probabilmente falso), chi sostiene che fu solo un colpo di culo. Naturalmente, non tutto andò così.   

Due su tre vanno al Nutty, in un clima di eccitazione

“Ci chiesero dove potessero andare a bere qualcosa – racconta Fabbro – ed indicammo proprio il locale di Lorenz, il Nutty”. Agli sgabelli del bancone, tra il fumo di sigarette e “l’eccitazione per la presenza della band”, si siedono Dave Grohl e Krist Novoselic. “Io chiusi in anticipo causa sbronza della sera prima – racconta Fragiacomo - da qui il tormentone che voleva avessi buttato fuori a calci dal locale i Nirvana”. In realtà ci sono due su tre. Kurt Cobain, così vuole il racconto, resta all’hotel Lido a Muggia (dove soggiornano i tre) e sta tutta la notte attaccato al telefono. C’è la storia di Courtney e ci sono i soldi della chiamata transoceanica. Per il resto, ci sono elementi che ormai sono stati scritti talmente tante volte che nessuno si sognerebbe di metterli in discussione. Il giorno dopo si tiene il concerto, il Verdi è stracolmo, si ma si sarebbe dovuto fare al Miela a Trieste, Novoselic che dice la frase sui Bijelo Dugme e qualche triestino che nella registrazione audio del concerto fa di tutto per non smentire la sua provenienza. 

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Quelle domande in conferenza stampa e la Jugoslavia che brucia

Poi c’è la storia delle domande durante la conferenza stampa del giorno prima. “[…] Un intervistatore con un inglese approssimativo volle fare una domanda sulle loro influenze musicali ma “under influence” venne facilmente interpretato da Kurt come “sotto influenza di sostanze” e gli rispose in maniera pungente/sarcastica… Le sue risposte furono tutte, comunque, abbastanza svogliate” questo scrive la giornalista Elisa Russo in questo pezzo pubblicato online. Qualcuno sostiene che il bassista disse che, se l'avessero chiamato a combattere, avrebbe fatto la sua parte. La Jugoslavia stava andando lentamente a fuoco ed uno dei motivi per cui il concerto si tenne a Muggia, così si dice, fu proprio una sorta di compromesso geografico a causa del conflitto. Tantissime persone restano fuori dal Verdi e non riescono ad entrare. Dicono che Videomusic registrò il video della serata, ma online non c’è traccia. Di quella sera ci sono una marea di racconti, tutti diversi e tutti uguali. Il mondo della musica – e non solo – da quella volta è cambiato profondamente. “

A chi serve l'anniversario dei Nirvana?

È troppo complesso riuscire a sintetizzare le trasformazioni subite dal settore. Quello che posso dire è che quel concerto fu possibile anche perché iniziava la stagione dei live in Italia. Si muovevano promoter locali e quindi era possibile trovarti il concerto di una precisa band anche vicino a casa tua. Prima non era possibile” racconta Fabbro. “Per due anni al Nutty – così Fragiacomo, forse con una punta di malinconia – organizzammo concerti ogni giovedì sera. La scena era frizzante, poi nel giro di poco tempo la gente non aveva più lo stesso entusiasmo”. I 30 anni dei Nirvana non producono niente di concreto, se non la memoria di chi c’era e di chi ha creduto, a ragione, che la storia della musica stesse passando di qua. I 30 anni dei Nirvana, in effetti, servono più a capire il vuoto che ci circonda oggi, in ciò che gli addetti ai lavori chiamano underground. “In ‘sta città xe rimasto solo ‘ndar al bagno e trovarse per bever” questa la sentenza di un triestino che il 16 novembre del 1991 pagò di buon gusto il biglietto per vedere la band di Aberdeen. Ah sì, quella sera, il concerto venne aperto dagli Urge Overkill. Per intenderci, quelli di "Girl, You’ll Be a Woman Soon", brano inserito da Quentin Tarantino nella colonna sonora di Pulp Fiction.

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