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Cronaca

Nuovo dpcm, in Fvg penalizzate 10mila imprese

Il Presidente di Confartigianato-Imprese Udine, Graziano Tilatti: "Insensato che la nostra regione debba pagare l’alto prezzo di misure anti Covid che un effetto certo lo avranno: danneggiare una volta in più l’economia"

«È una penalizzazione ingiustificata quella che il Dpcm firmato dal presidente del consiglio domenica scarica sul Friuli Venezia Giulia. La situazione qui è di tutt’altra gravità rispetto a Lombardia e Liguria e appare dunque insensato che la nostra regione debba pagare l’alto prezzo di misure anti Covid che un effetto certo lo avranno: danneggiare una volta in più l’economia. Il Governo faccia dietrofront». A dirlo è il presidente di Confartigianato-Imprese Udine, Graziano Tilatti, guardando i dati elaborati a stretto giro del Dpcm dall’ufficio studi dell’associazione.

Il 10% delle localizzazioni in regione paga dazio al nuovo provvedimento. Su 112.625 tra sedi d’impresa e unità locali sono 10.930 quelle sospese – 1.725 totalmente e 9.205 parzialmente (dalle 18) – per ben 36.742 addetti coinvolti – 5.734 a libro paga di imprese chiuse, 31.008 di imprese sospese parzialmente –. In questo quadro 1.030 sono imprese artigiane, 233 sospese totalmente, 797 dalle 18 in avanti. Numeri (ai quali andrebbero aggiunti quelli dell’indotto, al momento di difficile stima) che Tilatti ha passato alla lente d’ingrandimento stamattina insieme ai vertici dell’associazione dopo essersi confrontato, “al fianco” dei colleghi di Confapi e Cna, con il governatore Fvg, Massimiliano Fedriga, e l’assessore alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini.

«Al presidente va tutto il nostro appoggio. Condividiamo le sue stesse preoccupazioni. E un giudizio negativo sulle scelte del governo, che ci sembrano improvvisate e intempestive. Ci riportano indietro a marzo di quest’anno, proprio quando l’economia aveva ricominciato a camminare. Altre – dichiara Tilatti – dovevano essere le misure da prendere. Il Dpcm doveva garantire un cappello di misure comuni da calare poi sui territori, a cura delle singole Regioni, perché la situazione nel Paese non è tutta uguale e non ha senso infierire laddove non ce n’è bisogno. Ripeto quel che ho detto più volte: siamo tutti d’accordo sul fatto che la tutela della salute venga prima di tutto. La nostra, quella dei nostri dipendenti e di tutta la comunità. Non possiamo pensare però che la salute vada tutelata scollegandola da tutto, dal lavoro, dall’istruzione, dalla socialità. Alle nostre imprese va il nostro plauso, il nostro supporto e incoraggiamento a resistere - conclude Tilatti -. In attesa che qualcuno illumini chi ci governa».

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