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Cronaca

L'Orto botanico di Trieste, tra storia e curiosità

Fu fondato nel 1842 per verificare l'attecchimento del pino nero austriaco sul Carso triestino: compito affidato a Bartolomeo Biasoletto, importante farmacista e amante della botanica della Trieste dell'epoca. Divenne ufficialmente un'istituzione nel 1903 e prese il nome di Civico Orto Botanico

In via Marchesetti, nella parte occidentale del colle di Chiadino, trova sede l'Orto botanico di Trieste. Fu fondato nel 1842 e fa parte della rete dei musei civici scientifici cittadini. La zona non venne scelta a caso ma serviva un'area molto ampia dove poter sperimentare l'attecchimento sul Carso di una specie particolare, ovvero il pino nero austriaco. Compito che fu affidato a Bartolomeo Biasoletto, farmacista appassionato di botanica che trasferì in quella zona altre specie da lui stesso coltivate, provenienti dal suo orto farmaceutico. 

Circa venti anni più tardi, nel 1861 l'orto cominciò ad ampliarsi grazie anche al prezioso contributo di Muzio de Tommasini e dei suoi collaboratori che iniziarono a seminare diverse specie di piante provenienti dalla zona delle Alpi Giulie, della Dalmazia e Istria. Anche de Tommasini era uno studioso amante di botanica e presto riuscì a conferire all'orto un'importante immagine per la ricerca scientifica, avvalendosi di altri studiosi e appassionati in materia. Nel 1873 l'orto venne aperto al passaggio pubblico ma fu nel 1903 che divenne ufficialmente un'istituzione pubblica con le caratteristiche odierne, ricevendo la denominazione di Civico Orto Botanico. 

Negli anni a seguire le attività all'interno dell'orto erano floride e furono molti i nomi di stusiosi e ricercatori che collaborarono all'interno della struttura. Purtroppo però nel 1986 conobbe un periodo "buio" e venne chiuso al pubblico per insufficienza di fondi e personale. Riaprì nel 2001 a seguito di una ampia ristrutturazione e all'interessamento del direttore dei Musei Civici dell'epoca, Sergio Dolce. 
Al suo interno vengono coltivate circa 1200 tipi di piante. Lo scopo principale era quello di catalogatore di tutte le specie peculiari della flora del Friuli Venezia Giulia e più tardi, si aggiunse una sezione dedicate alle piante medicinali. Una nota curiosa, che si sviluppò nel contempo, è che divenne un habitat ideale per alcune specie di uccelli, pipistrelli e ricci. 

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