rotate-mobile
L'intervista

Sei mesi da questore di Trieste: "Non esiste il paese delle favole, ma la città è sicura"

Pietro Ostuni si è insediato lo scorso 22 aprile. Dal traffico di droga agli episodi di cronaca nera, fino all'edizione della Barcolana e alla rotta balcanica, il numero uno della questura ha rilasciato una lunga intervista a TriestePrima. "I dati sulle denunce vanno letti in maniera precisa, non possiamo enfatizzarli". L'immagine dei muretti a secco del Carso, come nella sua Alta Murgia. "In questa città mi trovo benissimo"

TRIESTE - "Non esiste il paese delle favole dove non succede mai niente, ma Trieste è una città sicura". A dirlo è il questore Pietro Ostuni. Insediatosi in via del Teatro romano il 22 aprile scorso, tra tre giorni scatteranno i primi sei mesi del suo mandato. Sui recenti episodi di cronaca nera e classifiche nazionali, ma anche in merito al traffico di droga e la rotta balcanica, abbiamo intervistato l'ex numero uno della questura di Piacenza. Una lunga chiacchierata che inizia dai fatti del 4 ottobre 2019, passa attraverso la sicurezza messa in campo e quella percepita, e che si conclude con la recente edizione Barcolana. Senza dimenticare la sua Alta Murgia. "In Carso ho visto i muretti a secco come nella mia Puglia". 

Dopo la richiesta di impugnazione da parte della Procura generale sulla sentenza Meran, come seguite la riapertura del caso? 

Le sentenze non si commentano anche perché ho grande rispetto del lavoro degli altri. Il fatto ci ha colpito moltissimo e anche se all'epoca ero questore di Piacenza, ricordo bene ciò che accadde quella sera. Ci siamo sentiti tutti vittime di questa situazione ed abbiamo espresso la nostra solidarietà. Non smetteremo mai di essere vicini alle famiglie. Si può sopravvivere a tutto, ma mai ad un figlio. E' il dolore peggiore che possa accadere. Speriamo che questa vicenda si chiuda prima o poi e speriamo che le famiglie riescano a trovare un po’ di pace e serenità. 

Negli ambienti di polizia però il rammarico per la sentenza è stato grande. 

Io faccio il questore e devo cercare di essere vicino a tutti i miei collaboratori e garantire loro un certo equilibrio. So che alla fine della sentenza in aula ci sono stati dei momenti concitati. Vado spesso a trovare i ragazzi delle Volanti ai cambi turno, sono sempre molto presenti sul territorio, anche assieme ai colleghi della Polizia Locale, dei carabinieri e della guardia di finanza. Il coordinamento non si realizza solamente tra vertici, ma anche e soprattutto in mezzo alla strada. Facciamo tutti lo stesso lavoro. 

Dopo la pubblicazione della classifica del Sole 24Ore avete sentito la necessità di intervenire nella lettura dei dati, soprattutto per quanto riguarda le violenze sessuali. Come vanno analizzati questi numeri?

Questa è una città dove l'indice di delittuosità è ancora inferiore di molte altre parti d'Italia ma questo non vuole dire che qui non succede niente. Nessuna città è il paese delle favole. Mi preme sottolineare che il parametro di riferimento di quella classifica è il numero di reati denunciati ogni 100 mila abitanti. Ad esempio, nel 2022 abbiamo avuto 41 denunce per violenza sessuale, mentre i dati del 2021 parlavano di 46 denunce, nel 2020 erano state 41 e nel 2019 invece erano 30. Durante il Covid il numero degli episodi è aumentato anche per il fatto che le persone erano costrette a rimanere in casa più a lungo e le situazioni conflittuali sono esplose con maggiore veemenza. La violenza è da condannare sempre, sia essa un episodio di palpeggiamento che una violenza di natura psicologica. In una relazione non si può soggiacere a qualcuno, non esiste una cosa del genere. Per questo e molto altro facciamo molte campagne informative come "Questo non è amore", iniziative che danno risultati importanti. A volte capita che una donna non voglia denunciare il marito perché vorrebbe dare al compagno la possibilità di redimersi, così allora scatta l'ammonimento del questore. 

IntervistaQuestorePietroOstuni_11-10-22_Giovanni Aiello_ 1-2

La città è sicura? Anche per le lesioni e le percosse siamo primi. 

A Trieste si subisce un furto all'interno della propria autovettura e si denuncia, magari da altre parti invece non accade. Qui c'è una sensibilità maggiore. Dobbiamo anche proteggere il contesto dai facili allarmismi. Non è che non succedono le cose in questa città, ma non c'è neanche l'intenzione di enfatizzare. Noi dobbiamo leggere i dati in maniera obiettiva e in questo caso i numeri parlano chiaro. 

Questione rotta balcanica. Ogni giorno arrivano decine e decine di richiedenti asilo. I controlli in piazza Libertà vanno avanti? Cosa c'è dietro al business dei passeur?

Sicuramente l'incremento è sotto gli occhi di tutti. C'è anche una rotta che interessa l'Austria, in questo momento. per cui non c'è solo la rotta tradizionale, diciamo così'. E’ un incremento significativo che in qualche modo va gestito. In piazza Libertà continuiamo ad eseguire controlli periodici, come pure al Silos. Stiamo andando in piazza perché siamo tenuti a verificare anche in quale posizione amministrativa sono queste persone, perché ci possono essere degli irregolari e come tali vanno sottoposti alle procedure di espulsione. Molti stranieri richiedono asilo politico, quindi noi cerchiamo di gestire i fenomeni con molta attenzione. Per quanto riguarda il traffico di esseri umani di recente abbiamo portato a termine alcuni arresti significativi e posso solo dire che ci sono delle importanti attività in corso, anche in collaborazione con le autorità slovene, ma di più non posso dire. Ma sui colleghi mi faccia dire una cosa. 

Verso i 2000 rintracci solo ad ottobre: cosa succede a Trieste

Prego. 

Io li vedo questi ragazzi che ogni giorno lavorano tantissimo e gli devo fare dei grandi, grandissimi complimenti. Non sono parole di circostanza, ma i colleghi della Frontiera, dell’Ufficio Immigrazione, del Corpo di Guardia e di altri Uffici della Questura gestiscono i problemi dei migranti in maniera eccellente. I colleghi, ma anche i mediatori culturali, fanno un lavoro pazzesco, a questi ragazzi io non posso dire niente, anzi, devo solamente dire grazie per l'impegno che ci mettono ogni giorno. 

Secondo diverse testimonianze la facilità con cui a Trieste si acquista stupefacente è disarmante. Da dove arriva la droga in città? C'è una gestione da parte di qualche organizzazione oppure si tratta semplicemente di cani sciolti?

Dalle attività che abbiamo in corso siamo giunti a conclusione che non ci sono organizzazioni particolarmente strutturate in questa città per quanto riguarda il traffico di droga. Ci sono una serie di ramificazioni, con gente incaricata di commercializzare e qualcuno che la procura. Ma non possiamo parlare di una vera e propria organizzazione. Sul campo lavoriamo assieme ai colleghi dell'Arma e della Guardia di finanza, oltre alla Polizia Locale, non solo operativamente ma anche nelle campagne di sensibilizzazione nelle scuole. E' fondamentale oggi far capire ai ragazzi che l'uso delle droghe è sbagliato. Non bisogna mai dire "che vuoi che sarà mai", perché è una giustificazione. Poi anche sull'alcool bisognerebbe dire qualcosa. 

Il prezzo della droga a Trieste: ecco le "tariffe" 

Esiste un problema alcool a Trieste?

Anche a me piace bere un bicchiere di vino rosso a cena, per carità. Ma il problema è quando si esagera, e le birre diventano tre, quattro, cinque. Lì inizio a non avere più il controllo delle mie azioni e, laddove si verifichi una discussione, vengono a mancare i freni inibitori. A Trieste ogni tanto si scatenano delle risse, anche tra giovanissimi e spesso è dato dall'abuso di bevande alcoliche. Poi dobbiamo cercare di essere obbiettivi: la sera del 21 aprile sono arrivato a Trieste e in tanti mi avevano accennato del problema della movida. Quella sera faceva freddo quindi non c'era nessuno in giro, ma la mia domanda iniziale è stata: "dov'è 'sta movida?". Invece poi mi sono reso conto che esiste e va tenuta sotto controllo, chiaramente. La repressione è già fallimento, andrebbero invitati i ragazzi ad essere più attenti, ma ciò che posso dire è che c'è differenza tra fare il controllo del territorio e tenere il territorio sotto controllo. Abbiamo attenzionato piazza Garibaldi, via Carducci (luogo della sparatoria) e altre zone. 

Trieste, la città del caso Resinovich. C'è stata parecchia confusione sul caso e in molti hanno detto che le indagini sarebbero partite in ritardo. Cosa ci può dire a riguardo?

A me non risulta assolutamente che le indagini siano partite in ritardo. Sul caso c'è un'indagine in corso coordinata dalla Procura e non possiamo dire nulla ma so che i miei ragazzi hanno lavorato tanto. 

Da quel maledetto 14 dicembre ad oggi: ciò che sappiamo del caso

Come ha funzionato il dispositivo di sicurezza durante la Barcolana?

L'ordine pubblico è stato gestito in maniera ottimale, anche grazie a quattro comitati messi in piedi e gestiti dalla prefettura. Tutto ha funzionato alla perfezione. Non abbiamo avuto nessun tipo di problema di ordine pubblico, forse qualche eccesso ma comunque piccole cose e niente di clamoroso. Siamo molto soddisfatti, anche perché eravamo presenti in Barcolana con il nostro stand che è stato visitato da migliaia di persone ogni giorno. C'erano tantissimi bambini e quando riusciamo a far felici i più piccoli per noi è un traguardo importantissimo. Sono queste le cose su cui bisogna lavorare, perché la repressione deve essere l'ultima cosa, la più importante è invece riuscire ad educare e a fornire messaggi positivi alla comunità. Questa è la nostra missione. 

Dove l'ha vista? 

Sono rimasto giù (sulle rive) con i miei ragazzi fino a quando è partita, poi sono stato ospite di amici in strada del Friuli. Sapevo che era una manifestazione importante ma non me la immaginavo così: è stato uno spettacolo. 

Parliamo dei suicidi tra le forze dell'ordine. Trieste ha una percentuale storicamente molto alta. Nella polizia ci sono stati due casi negli ultimi anni. Qual è la situazione attuale? 

La prevenzione è un fenomeno che si sta attuando e portando avanti su tutto il territorio nazionale. Dobbiamo avere maggiore capacità di ascolto e cercare di capire laddove vi sono situazioni di disagio. Spesso derivano soprattutto da problemi personali, quindi dobbiamo capire che quei momenti difficili vanno intercettati. Abbiamo grosse responsabilità ma cerchiamo di seguire tutte le situazioni delicate. Di recente mi sono confrontato anche con l'assessore Sandra Savino per sondare la possibilità per dipendenti della questura di accedere al cosiddetto housing sociale, perché a volte il problema della casa e delle spese (in casi particolarmente difficili dal punto di vista famigliare ndr) può apparire insormontabile. So che il comune in qualche modo si sta attivando. Dobbiamo dare la possibilità a questi ragazzi di vivere in maniera dignitosa e creare le condizioni per farli stare bene. Non ci sono solamente gli operativi, ma anche chi sta tutto il giorno dentro. 

Un bilancio personale di questi primi mesi. 

E' una tra le città più belle per cultura, per bellezza, si mangia benissimo e mi trovo molto bene. Passeggio molto e ho visto tante cose che mi ricordano l'Alta Murgia, la zona della Puglia da dove provengo. Come in Carso, lì ci sono i muretti a secco. Mio nonno li faceva, eccome se li faceva. Poi mio padre ha lavorato tanto per mandare i propri figli a scuola, ma come secondo lavoro faceva anche lui i muretti a secco. Quindi so la fatica che si fa per tenerli bene in ordine. E' un lavoro durissimo, che mi ricorda le umili origini, come pure i valori di quella terra che ho ritrovato anche in questa città. Spero di poter fare del mio meglio. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sei mesi da questore di Trieste: "Non esiste il paese delle favole, ma la città è sicura"

TriestePrima è in caricamento