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Il parere degli ambientalisti

Ovovia, Wwf: "Non è un progetto sostenibile, danni ambientali incalcolabili"

Interviene anche il Wwf Italia: “se il progetto si fa costituisce un precedente e altera completamente il dibattito su altri progetti”

“L’ovovia non è un progetto sostenibile, provocherebbe un danno ambientale neanche calcolabile e creerebbe a livello a nazionale un precedente in grado di alterare la distribuzione dei fondi Pnrr”. È la posizione del Wwf di Trieste, sostenuta anche da Wwf Italia, come esposto in conferenza stampa oggi, 1 febbraio 2022. Presenti all’incontro online la neo presidente Martina Felician, l’ex presidente e membro del consiglio Alessandro Giadrossi, Maurizio Fermeglia per il comitato scientifico Wwf Trieste e il presidente del Centro Studi Wwf Italia Gaetano Benedetto.

L'area protetta

“Il percorso dell’ovovia – spiega Felician - passa per l’area protetta del Bosco Bovedo, che fa parte della Rete Natura 2000, istituita con la direttiva europea Habitat. Secondo i regolamenti europei non è possibile intervenire in queste aree con leggerezza, oltre al fatto che si tratta di uno dei boschi vetusti, sempre più rari anche in Europa, che presenta caratteristiche di diversa complessità”. A questo proposito, sabato 5 febbraio avrà luogo una visita guidata, con orario ancora da definire, per mostrare ai soci e alla cittadinanza le aree boschive che saranno interessate dal passaggio della cabinovia metropolitana.

La Rete Natura 2000

Giadrossi rivela invece che “Quest’area è protetta già dai tempi del Governo militare alleato. Una delle protezioni più antiche del territorio” e che “quando l’Unione Europea ha parlato di Pnrr ha espresso la volontà di finanziare opere, ma non nelle aree all’interno della Rete Natura 2000. Il Wwf Trieste ha trasmesso il parere al Wwf Italia affinché arrivi al Ministero”.

Il problema della Co2

Maurizio Fermeglia dichiara poi che “in provincia di Trieste esistono tre siti di interesse nella rete Natura 2000, oltre al bosco anche Val Rosandra e il monte Lanaro. Oltre a questo bisogna tenere conto che gli alberi sono naturali sottrattori di Co2, e non sono chiari i numeri portati alla cittadinanza secondo cui il danno sarebbe compensato dalla diminuzione del traffico”. “Inoltre – sostiene Fermeglia - esiste un problema architettonico nel tratto che passa per il porto Vecchio”, poiché il posizionamento “distrugge le linee architettoniche. Inoltre le cabinovie devono poter essere sganciate e immagazzinate nei depositi, per la manutenzione e in caso di bora forte. Occorre un deposito molto grande, ma dove?”. “Di fatto – conclude - non esiste uno studio di impatto ambientale completo, ogni mezzo di trasporto dovrebbe avere uno studio LCA (Life Cycle Assestment) che deve tener conto del territorio specifico. Al momento questa ipotesi crea un danno ambientale nemmeno quantificabile”.

Conseguenze nazionali

Gaetano Benedetto ha infine spiegato che l’impatto ambientale dell’ovovia è “assolutamente innegabile” e che “il fondo è dedicato al trasporto rapido di massa”, con la finalità di “decongestionare gli ambienti urbani e ridurre le emissioni del gas serra. In questo caso la finalità è soprattutto turistica, oltre al fatto che le località raggiunte non hanno bisogno di ulteriore pressione antropica”. Sussisterebbe anche un problema a livello nazionale: “se il progetto si fa – ha concluso Benedetto - costituisce un precedente e altera completamente il dibattito su altri progetti”.

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