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Cronaca

Palazzi storici a Trieste: il Consiglio regionale e la sede della Banca d'Italia sotto tutela

Lo ha deciso, attraverso il Ministero della Cultura, la Commissione regionale del Patrimonio Culturale a fine aprile. I due palazzi si aggiungono ad una corposa lista

Dopo il complesso dell'Opera di San Giuseppe in via dell'Istria, l'ex casa del Ferroviere e lo stabile al civico 12 di via Udine, e il palazzo al numero 4 di via Ireneo della Croce a Trieste, anche il palazzo del Consiglio Regionale e la sede della Banca d'Italia "finiscono" sotto tutela del Ministero della Cultura attraverso la Commissione regionale del Patrimonio Culturale riunitasi a fine aprile. La Commissione Regionale Patrimonio Culturale è un organo collegiale con competenze interdisciplinari ed è presieduta dal Direttore del Segretariato regionale; gli altri componenti sono il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, il Soprintendente Archivistico, il Direttore della Direzione regionale Musei. 

Il Consiglio regionale

Il progetto dell’attuale sede del Consiglio Regionale risale al 1934-1948 e rientra all’interno dei piani particolareggiati avviati nel ventennio per la ristrutturazione urbanistica del colle di S. Giusto, di Città Vecchia e del quartiere Oberdan, quest’ultimo precedentemente occupato dalle caserme austriache. Nel 1925 viene avviato il concorso di idee per la sistemazione della esedra di piazza Oberdan, cuore del nuovo quartiere e luogo simbolo della “città italiana”, intorno alla quale si sviluppa la nuova area residenziale, con la funzione di esaltare l'imponente facciata del Palazzo di Giustizia (progettata da Enrico e Umberto Nordio nel 1913). La redazione del progetto per la Casa Centrale del Balilla viene affidata agli inizi del 1934 agli architetti Umberto Nordio e Raffaello Battigelli, con l’obiettivo di definire un volume di completamento all’esedra, riproponendo il carattere monumentale tipico del linguaggio razionalista. L’edificio è un volume semplice che si innesta su un alto basamento che, in continuità con gli altri edifici della piazza, è caratterizzato da imponenti arcate. La sua destinazione d’uso è variata più volte nei decenni successivi: edificio scolastico e sede del Centro Internazionale di Fisica Teorica tra il 1964 e il 1972. È in questi anni che i lavori di restauro e adattamento vengono affidati allo stesso Umberto Nordio in collaborazione con l'architetto Aldo Cervi, e a cui si deve la sostituzione del rivestimento di facciata: la finitura originaria in mattoni che caratterizzava la parte superiore dei prospetti dell’edificio e che creava un forte contrasto cromatico con il basamento e il loggiato superiore, viene sostituita con una finitura in pietra bianca. Dal 1972 è sede del Consiglio Regionale.

Sede della Banca d'Italia

A seguito del passaggio di Trieste all'Italia, nel 1918, la sede della Banca Austro-Ungarica - in posizione centrale sulle rive - fu requisita per ospitare gli uffici della Banca d'Italia, in modo da rendere immediatamente operativi i servizi bancari e di tesoreria del nuovo governo. Il palazzo originario, di modeste dimensioni, però si rivelò presto insufficiente per il nuovo utilizzo perché già nel 1920 alla filiale triestina fu riconosciuto il rango superiore di Sede. Si decise così di avviare un progetto di ampliamento dell'edificio, acquisendo il lotto di terreno retrostante. L'incarico fu affidato a Biagio Accolti-Gil, ingegnere della Banca d'Italia, in collaborazione con l'architetto triestino Arduino Berlam per la parte artistica. I lavori di restauro e ampliamento iniziarono nel 1922 e si conclusero nel 1928. Uno dei primi problemi affrontati fu il consolidamento del terreno, che risultava poco stabile a causa del fondo melmoso. Le fondazioni furono irrobustite con una palificata di elementi di abete conficcati nel terreno in ragione di uno per ogni metro quadro di superficie coperta.

Il vecchio edificio e la parte di nuova costruzione, sfalsati di mezzo piano, furono raccordati da un sistema interno di doppi rampanti. Per uniformare i prospetti esterni, la committenza scelse uno stile “italiano”, ispirato alle linee tardo rinascimentali. I bugnati rustici forniscono alla costruzione un'immagine di solidità e di potenza, adatta alla sua funzione, e richiamano antichi palazzi delle zecche italiane. Sulla facciata principale, è presente un ampio portale e un massiccio poggiolo. Notevoli sono i dettagli in ferro battute delle inferriate, eseguiti dalle officine udinesi Marin e Favretti. All'interno le decorazione degli atri e degli scaloni sono eseguite con marmi pregiati, anche provenienti dalle cave locali di Aurisina e dell'Istria. Il tutto doveva comunicare un senso di solidità e smisurata magnificenza. Lo stile coniuga un tardo eclettismo di impronta ottocentesca con slanci verso le novità dell'Art Déco, quali le geometri astratte degli intarsi marmorei. Le belle vetrate colorate dello scalone, eseguite con la tecnica a piombo, rappresentano allegorie di città; sono opere della ditta Corvaja e Bazzi di Milano. I soffitti a cassettoni sono elegantemente decorati. Alcuni lampadari a sospensione sono in vetro soffiato di Murano, in classico stile “neosettecentesco”; altri punti luci invece sono costituiti da perle di vetro in semplice stile Art Decò. L'edificio è stato considerato un bene particolarmente importante e degno di tutela, compresi tutti gli apparati decorativi fissi e gli arredi riconducibili al progetto originario.

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