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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Palestra gratis ai profughi, Fabio Tuiach: «Il mio un attacco all’amministrazione Cosolini»

Non si placano le polemiche dopo le dichiarazioni del presidente del Trieste pugilato a seguito delle accuse di Fabio Tuiach, che a sua volta controreplica: «Il mio non voleva essere un attacco alla palestra, ma all’amministrazione Cosolini che antepone gli interessi dei profughi a quella dei triestini»

Dopo le dichiarazioni del presidente del Trieste Pugilato, che ha la sede presso la palestra all’interno del PalaChiarbola, arriva la controreplica del pugile Fabio Tuiach che a TriestePrima riferisce«Ieri sono stato attaccato dalla mia ex palestra, ma le mie accuse non erano rivolte a loro, a cui sono molto legato, dove ho passato tanti splendidi anni, vincendo importanti trofei e trovando una seconda casa; bensì il mio attacco era rivolto all’amministrazione Cosolini che ripetutamente antepone gli interessi dei clandestini a quelli dei triestini».

«Insomma la mia è una critica verso tutto il sistema sbagliato - prosegue il pugile triestino -, che non permette ai miei concittadini di avere gli stessi diritti dei profughi. Davvero un' ingiustizia a cui io, lottando in prima persona, cerco di porre rimedio. Sono tanti i triestini che mi scrivono, anche su Facebook, e che non possono permettersi di far fare attività sportiva ai proprio figli a causa degli elevati costi (io stesso spendo oltre 1000 euro all’anno per l’attività sportiva dei miei figli (Raul o, come lo chiama simpaticamente Tuiach, Raulinho, che fa calcio con il San Luigi, e la più piccola, Rebecca, che fa tuffi con la società Trieste Tuffi, ndr); invece i richiedenti asilo hanno tutto gratis».

«A questo proposito - spiega Tuiach - confermo che ho iscritto i miei figli al corso gratuito al PalaChiarbola come riferito dalla nota del presidente di Trieste Pugilato Battimelli, ma proprio perché sono molto impegnati con i loro rispettivi sport, non ne hanno mai preso parte. L’ho fatto solo per pura amicizia nei suoi confronti, per permettergli di far numero ed accedere ad alcuni contributi. A me non cambiava niente, così ho esaudito la sua richiesta, ma non accetto che ora questa azione fatta per amicizia mi si ritorca contro».

«Sono io, - continua il pugile - il primo a dire che è giusto è corretto che i profughi possano fare attività sportiva, perché questo potrebbe permettere loro una miglior integrazione in città, ma non a discapito dei triestini, che dovrebbero avere gli stessi diritti di accesso a queste agevolazioni, ma invece sono sistematicamente tagliati fuori. Certo qualche contributo per le attività sportive delle famiglie da parte dell’amministrazione comunale c’è, purché il reddito sia inferiore a 15 mila euro, ma tali contributi non sono mai stati pubblicizzati al grande pubblico e solo tramite il passaparola se ne può venirne a conoscenza. Insomma è come se non esistessero» (da sottolineare che diversi comunicati stampa, ripresi sia da TriestePrima che dagli altri organi di stampa cartacei, televisivi e on line, sono stati diramati dal Comune in merito alle iniziative di sostegno allo sport, ndr).

«Come campione - conclude -  io cerco di essere sempre un esempio per i più giovani, dando loro sia consigli tecnici, qualora veda delle inesattezze o elargire feedback per farli crescere anche come persone, ecco perché ho nuovamente deciso di metterci la faccia. A quanto mi è stato riferito, ci sono state diverse ragazze e ragazzine che hanno lasciato la palestra al PalaChiarbola dopo l’arrivo dei profughi per la paura che potesse succedere qualcosa loro. Non potevo rimanere con le mani in mano, così ho denunciato quanto stava succedendo. Diverse persone, a seguito delle mie denunce, hanno fatto rimostranze al sindaco e sembra che da allora questo trend sia cambiato».

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