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Cronaca

"Alle radici dell'Irredentismo": ecco il volume che indaga sulle sue origini

La giovane ricercatrice triestina Pamela Tedesco pubblica, per la Lega Nazionale, un lungo lavoro di analisi e ricerca storica che mette in luce alcune tra le figure chiave del movimento. Numerosi i documenti inediti. "Mi occuperò in futuro della biografia di Giovanni Orlandini"

Dove affondano le radici dell’irredentismo da confine? Quali sono le riflessioni e le indagini che già nella prima metà dell’Ottocento coinvolsero gli storici dell’epoca? Chi furono i protagonisti a Trieste e in Istria di una delle pagine più significative della storia degli ultimi due secoli dell’Adriatico orientale? A cercare di dare una risposta a queste domande è il libro della ricercatrice triestina Pamela Tedesco, uscito per i tipi della Lega Nazionale e risultato di un lungo lavoro di ricerca storica svolto tra archivi, biblioteche e musei, sia in Italia che all'estero. Uscito anche grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, il volume indaga su alcune figure forse poco conosciute del movimento irredentista, ma di tale spessore da poterle inserire a pieno titolo nella lista dei cosiddetti "uomini chiave".

Le figure chiave del tempo

Antonio Madonizza, Giovanni Orlandini, Carlo de Franceschi, Carlo Combi, Tomaso Luciani e Giuseppina Martinuzzi, diventano così i protagonisti di una stagione che la Tedesco, citando lo storico Giulio Cervani, ripropone grazie a quella “priorità delle origini” che ai tempi trasformò il dibattito sul confine in una vera e propria corsa, tra italiani e sloveni, a certificare una certa posizione dominante. Se da un lato il volume strizza l’occhiolino alle analisi storiografiche che legano, in un tutt’uno, la continuità manifesta della triade Roma-Venezia-Regno d’Italia, dall’altro la freschezza delle biografie – e di ciò che rappresenta la loro estetica – restituisce una platea di informazioni che fa leva, giustamente, su una ben più complessa (a volte banalizzata, tra semplificazioni ed ideologie) ricostruzione. La memoria sulla frontiera adriatica va approfondita proprio grazie ad operazioni che assomigliano più ad esplorazioni speleologiche che a superficiali narrazioni.

Non rivoluziona le memorie, bensì le scolpisce

Se gli scritti di Combi “si possono considerare superati”, è altrettanto vero che la loro pubblicazione influenzò parte della classe dirigente dell’epoca e nell’analisi complessiva della storiografia vanno considerati per la loro importanza. In quella tesi cara all’irredentismo giuliano – gli slavi messi in contrapposizione agli italiani dallo stesso Impero austroungarico – ruotano gli ostacoli che la Tedesco cerca di aggirare. Il volume non ha la pretesa di “rivoluzionare” le memorie, né di ricostruirne gli elementi in un processo di rivisitazione storica: la ricerca esplora il dibattito patriottico innescato dai suoi protagonisti durante le diverse fasi del XIX secolo.

Le analisi e alcune storie

Le rivendicazioni cambiano registro, tra gli anni Trenta dell’Ottocento (quando il de Franceschi compone “la dolce terra d’Istria sotto i roman fioriva” ndr) e le lotte che, verso la fine del secolo, divampano contribuendo a complicare il futuro dell’area. Nel lavoro trovano quindi spazio alcune interessanti parabole, come quella di Giovanni Orlandini. Mazziniano e difensore del liberalismo, Orlandini venne bandito da Trieste e rimase sempre legato alla sua “patria e […] domicilio”, pur trascorrendo il resto della sua vita tra San Vito e Venezia. È qui che la ricerca della Tedesco sviscera alcune note storiche di assoluta importanza. “Nella città di San Marco riusciva a farsi recapitare delle letture proibite” come quelle destinate all’anarchico istriano Rodolfo Boenco, con cui Orlandini “condivideva le aspirazioni irredentistiche”.

I documenti: ecco la metamorfosi

Ma è la lista dei documenti inediti che il lavoro mette in mostra a far sì che l’opera della giovane ricercatrice possa giungere al suo naturale sviluppo futuro, vale a dire la metamorfosi che trasforma un’opera di studio in fonte documentale. Un esempio su tutti è quello riferito proprio a Orlandini, sul quale la Tedesco auspica di potersene occupare “in futuro”, vista l’assenza di una sua biografia completa. Un lavoro che, indagandone il passato, potrebbe colmare l’ennesimo vuoto che le sovrapposizioni delle memorie di confine han prodotto. In ultimo, “Alle radici dell’irredentismo” potrebbe far bene alla ricerca e a quelle verità che su questo limite deragliano fuori dai binari, in bilico e senza una guida. 

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