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Cronaca

Petizione: "Salviamo Etnoblog", Trieste Risponde

Mercoledì è stata lanciata una petizione on-line: raccolte quasi 1000 firme in pochi giorni 10.24 di sabato 1 febbraio, sono 941 le persone che hanno decisosi firmare la petizione web "Salviamo Etnoblog" (clicca per andare al link). Lo scopo è...

Mercoledì è stata lanciata una petizione on-line: raccolte quasi 1000 firme in pochi giorni

10.24 di sabato 1 febbraio, sono 941 le persone che hanno decisosi firmare la petizione web "Salviamo Etnoblog" (clicca per andare al link). Lo scopo è quello di far riaprire i battenti al locale di riva Traiana e rilanciarne l'immagine, macchiata da spiacevoli fatti di cronaca (risse, alcol e droga).

L'associazione culturale ha visto porre i sigilli alle porte della sua struttura a causa del superamento del limite di capienza. Ora la decisione finale spetterà alla Prefettura, che dovrà fare i conti anche con le famiglie e gli amici dei dipendenti dell'associazione «rimasti improvvisamente senza reddito» e con la petizione che molto probabilmente raggiungerà le 2000 firme previste.

Questo il testo:

Il 18 gennaio 2014 il Circolo dell'Associazione Interculturale Etnoblog di Trieste è stata posto sotto sequestro da parte delle forze dell'ordine. Al centro della vicenda l'irrisolto problema della capienza.
Pur avendo ottenuto a fine novembre una temporanea autorizzazione ad ospitare 300 persone, l'Associazione si trova ad oggi incagliata in un complesso iter burocratico-amministrativo che coinvolge Consorzio Ausonia, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, Comune di Trieste, Vigili del fuoco, Sovrintendenza, Prefettura e che non ha ancora portato al sancire definitivamente la capienza secondo gli attuali parametri strutturali del locale (metri quadri calpestabili dal pubblico, il numero e l'ampiezza della uscite di emergenza).
Ribadiamo che si tratta di una ratifica su carta di una situazione di fatto, esistente e già accertata e approvata da una Commissione, seppur temporanea.
Abbiamo continuato a lavorare perché il circolo tra gestione diurna e serale dà lavoro ad una trentina di ragazzi, dipendenti e collaboratori della cooperativa sociale On Stage e dell'Associazione, che, al momento attuale, sospendendo tutte le attività a data indefinita, si ritrovano senza un reddito.
Questo senza contare che il circolo realizza e sostiene anche autonomamente progetti di forte interesse sociale, che abbracciano aspetti del disagio molto diversi ma che hanno come fulcro la persona e il contesto sociale nel quale è inserita: le donne, gli adolescenti, i senzatetto, gli immigrati, rappresentano alcune delle categorie raggiunte dagli interventi messi in atto in quasi dieci anni di attività.
Queste iniziative trovano un forte riconoscimento nel circolo che ora è inaccessibile, quindi la condizione di stallo ed incertezza che ci troviamo a fronteggiare incide notevolmente sul seguito di molte attività che interessano gran parte della realtà giovanile di Trieste.
Il circolo è un punto di incontro e di intrattenimento per ragazzi/e provenienti anche da fuori città, in un territorio che di certo non può essere considerato a misura dei giovani. Allo stesso tempo, il lavoro che si cela dietro l'immagine del circolo è importante per lo sviluppo sociale, intellettuale di un territorio crocevia di popoli e culture e quindi aperto al confronto e all'incontro.
Siamo molto amareggiati nel riscontrare che, invece di sfruttare un luogo fisico così ben identificato per promuovere la formazione, la crescita e la libera espressione dei giovani, si perpetui un accanimento incomprensibile contro il circolo e le sue iniziative, che comporta inevitabilmente anche la perdita di posti di lavoro. Sarebbe forse più proficuo tessere una rete stabile di collaborazioni al fine di offrire opportunità formative e di aggregazione per diversi target, a maggior ragione in un momento in cui siamo tutti chiamati a metterci in gioco in prima persona per risollevarci dalla crisi.
Vogliamo una città aperta al confronto, alle opportunità e al dialogo; il lavoro quotidiano dell'Associazione dimostra che ci adoperiamo per questo.
Pertanto chiediamo l'apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni cittadine, per la quale offriamo la nostra pronta e completa partecipazione, per raggiungere soluzioni di buon senso che permettano di ritornare operativi in tempi brevi e che restituiscano il circolo ai suoi soci e a quelli che lo diventeranno;
chiediamo sostegno e possibilità di esistere per gli spazi sociali sorti dal basso che costituiscono l'ossatura del territorio di questa città per quanto riguarda l'aggregazione, il confronto, la cultura, la salute, le nuove e continue problematiche giovanili e di vita quotidiana, cercando di riappropriarci di quel senso di comunità così importante e così osteggiato in questo difficilissimo momento.

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