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La petizione / Barriera Vecchia - Città Vecchia / Piazza Guglielmo Oberdan

"Preoccupazione per la sanità regionale": la petizione arriva in Consiglio

L'iniziativa, sostenuta dalla Cgil e dai consiglieri di opposizione, è stata presentata dalle associazioni che si occupano del tema in tutto il Fvg. A Trieste raccolte 8mila firme

E' stata oggi presentata la Petizione regionale sulla sanità pubblica, organizzata da comitati e associazioni impegnate sul tema in tutto il Fvg. Dalla prossima settimana, nelle vie del centro triestino e in tutta la regione, avrà luogo la raccolta delle firme che saranno poi consegnate in Consiglio Regionale. A Trieste ne sono già state raccolte 7800. Presenti alla conferenza stampa in piazza Oberdan, oltre ai rappresentati delle associazioni per la salute pubblica tra cui Michele Negro, diversi consiglieri di opposizione tra cui Roberto Cosolini e Maria Grazia Santoro (Pd), Andrea Ussai (M5S), Furio Honsell (Open Fvg) e i rappresentanti di alcune organizzazioni sindacali tra cui Michele Piga della Cgil e la Maria Grazia Cogliati Dezza, già direttrice di distretto sanitario.

Le preoccupazioni sono in particolare rivolte "al rinvio o all’annullamento di prestazioni sanitarie e interventi chirurgici - come si legge nella petizione -, l’aumento dei cittadini costretti a pagare spese sanitarie in strutture private, la chiusura e la riduzione dei servizi, l’adozione dei piani aziendali che li riducono, soprattutto nelle aree periferiche e la grave carenza di personale sanitario" oltre "all'emarginazione dei sindaci, i comuni, i cittadini e gli operatori dalle decisioni"

Si chiede quindi alla regione di "rilanciare il Servizio pubblico riducendo le disuguaglianze, accesso universale servizi, gestire direttamente gli interventi di prevenzione evitando esternalizzazioni e precarietà, assumere il personale, ripristinare urgentemente i servizi soppressi in distretti CSM, guardia medica, medici di famiglia, Rsa, consultori e avviare un piano straordinario per la riduzione delle liste d’attesa".

Secondo Cogliati Dezza “Nei Distretti triestini sono stati tolti molti servizi prima presenti, sembrano spariti i consultori familiari, i servizi per gli anziani e tutti gli altri servizi prima presenti rivolti alle diverse fasce di età. I Distretti dunque sono svuotati di tutti i servizi, ciascuno di questi arroccato in una singola struttura che si occupa di una unica tipologia di utenza. Strutture che risultano separate le une dalle altre. Si rompe quell’integrazione su scala territoriale fra servizi prima sotto un unico governo, quello del distretto, che ha permesso a tutti di lavorare in sinergia. Questo ha ripercussioni particolari su anziani, fragili e poveri".

"La procedura che hanno avuto questi atti aziendali - ha attaccato la Cogliati- è violenta e antidemocratica, mai vista in 50 anni di carriera. Gli Atti sono passati nel silenzio più totale di cittadini, sindacati e sindaci, operatori e responsabili di strutture sanitarie. Sembrano atti privati di cui nessuno sa nulla".

Secondo Cosolini è necessario: "liberarci dall'alibi dell'emergenza che va avanti da troppo tempo. L'emergenza ha solo accentuato difficoltà preesistenti".

D'accordo Ussai, secondo cui: “prima della pandemia questa maggioranza ha mandato una mail a tutte le aziende chiedendo cosa può esternalizzare. Questa era la loro priorità. Nel 2019, infatti, sono peggiorati i tempi d’attesa. Il centrodestra vuole solo privatizzare e creare consenso personale”.

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