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Cronaca

"Polo del gusto" a Pieve di Soligo, Illy diffida il Comune: "Il nome è nostro"

Il marchio è stato registrato nel corso del 2019. La risposta di Villanova: «Il nome Illy è sinonimo di eccellenza italiana nel mondo, di qualità e di buon gusto. Quello che stavolta è però mancato a qualcuno dalle parti di Trieste»

Nei giorni scorsi l'Amministrazione comunale di Pieve di Soligo e il Consorzio Pro Loco Quartier del Piave hanno ricevuto una diffida dagli avvocati di Illy, l'industriale del caffè, oltre che ex sindaco di Trieste ed ex presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia. A scatenare le polemiche il fatto che il Comune abbia, già a partire dal 2017, recuperato una zona commerciale dietro al Municipio alla quale è stato dato il nome di "Polo del Gusto". Peccato, però, che tale dicitura sia un marchio di proprietà di Illy, tanto da registrarlo nel corso del 2019. Proprio per questo motivo l'azienda chiede ora al Comune di non continuare con l'utilizzo di tale nome e, quindi, del rispettivo marchio registrato.

La risposta del consigliere regionale Villanova

«Il nome Illy è sinonimo di eccellenza italiana nel mondo, di qualità e di buon gusto. Quello che stavolta è però mancato a qualcuno dalle parti di Trieste: il caffè gli riesce bene, ma dovrebbero valutare meglio quale possa essere il pericolo di avere enti territoriali che promuovono il proprio territorio». Interviene così il consigliere regionale del Veneto, Alberto Villanova in merito alla polemica nata nel suo paese, Pieve di Soligo. «Nel Paese dove ogni località ha un prodotto tipico, nel Paese conosciuto in tutto il mondo per la sua cucina e i suoi piatti tipici, qualcuno si mette a discutere sulla denominazione scelta dal nostro Comune ad uno spazio a favore dei turisti e dei cittadini. Ci potrebbe essere una piazza denominata "Polo del gusto" in ogni comune italiano, se ci pensiamo bene. Fa già ridere così, ma a pensare che contro Pieve di Soligo la scelta dell'Amministrazione Comunale e del Consorzio delle Pro Loco, che non posso che condividere, si sia messa una delle più grandi aziende italiane c'è da mettersi le mani nei capelli. Inutile invadere le pagine di giornali di rilancio del turismo se poi si fa la guerra a chi, con sforzo e sacrifico, ha strappato uno spazio all'incuria e al tempo per offrirlo a tutti. Credo che a Trieste debbano riflettere di più: a volte, con un po' di zucchero, il caffè diventa meno amaro, e anche le questioni di principio possono essere superate con un pizzico di buongusto» chiude Villanova.

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