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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il porto "sfiorato" dal virus, positivi solo i risultati dell'indagine interna

Sono stati presentati questa mattina i dati prodotti dall'indagine demoscopica realizzata dall'Autorità Portuale, Asugi, Sissa, UniTs, Regione Fvg e l'istituto di statistica Swg. Nell'articolo tutti i risultati

Solo 22 lavoratori nei porti di Trieste e Monfalcone su 1.292 persone sottopostesi volontariamente al test sierologico hanno sviluppato gli anticorpi da SARS-Cov 2, pari all’1,7 per cento del totale. Un dato maggiore dell’1 per cento rispetto a quello della popolazione regionale, che tuttavia trova spiegazione nel fatto che gli scali non hanno mai interrotto il loro esercizio dall’inizio della pandemia da COVID-19 e nessuna delle imprese portuali ha cessato o sospeso le attività produttive anche nelle fasi più restrittive del lockdown. Inoltre, non si registra alcun “focolaio di infezione” all’interno dei cluster portuali: il virus, giunto in porto attraverso lavoratori asintomatici, non si è propagato tra colleghi operanti in terminal e neppure presso le altre imprese di operazioni e servizi in appalto. Infine, nessun soggetto è risultato positivo al tampone.

Il progetto

Sono questi gli esiti principali del progetto Safety Circle, iniziativa congiunta dell’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale e Università degli Studi di Trieste, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (Asugi) e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e Regione FVG, impegnate insieme in un’indagine demoscopica e sierologica realizzata da SWG nei mesi di luglio e agosto 2020 su un target complessivo di 2.639 lavoratori, di cui 2.335 operanti nel Porto di Trieste e 302 nello scalo di Monfalcone.

Le realtà aderenti

Il progetto è stato presentato oggi alla Torre del Lloyd alla presenza del rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Roberto Di Lenarda, del direttore Generale ASUGI, Antonio Poggiana, del vicedirettore centrale lavoro, formazione, istruzione, famiglia Regione FVG Ketty Segatti, del direttore SISSA Stefano Ruffo, del presidente SWG Adrio Maria de Carolis, del direttore di ricerca SWG Rado Fonda e del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino.

La gestione dell'emergenza

Safety Circle si inserisce in un piano ben più ampio e strutturato di gestione della situazione pandemica. Come spiegato dal presidente dell’Autorithy Zeno D’Agostino, “ci siamo mossi in anticipo rispetto al resto del Paese, ancora nessuno in Italia parlava di COVID-19 quando ci siamo riuniti la prima volta per affrontare questo tema. Le nostre relazioni internazionali ci hanno reso da subito attenti e sensibili all’argomento, spingendoci ad utilizzare i dispositivi di protezione individuale sin da prima che la pandemia fosse conclamata. Con il progetto Safety Circle abbiamo voluto rispondere alle sollecitazioni dei nostri lavoratori di poter effettuare test sierologici e tamponi per avere garanzie per la propria salute, ma anche per quella dei propri cari, e non appena è stato possibile lo abbiamo fatto”. 

La percezione e i rischi

Oltre all’accertamento del livello di diffusione dei contagi da SARS-Cov 2 nei primi 8 mesi del 2020, l’obiettivo di Safety Circle ha riguardato gli aspetti di percezione e gestione del rischio di contagio così come vissuti dai portuali nel periodo tra gennaio e giugno scorsi, attraverso la somministrazione e l’analisi di un questionario demoscopico compilato da 1.416 persone. Un progetto dal valore prevenzionistico in materia di salute sui luoghi di lavoro: studiare gli effetti della pandemia in ambito portuale nei mesi trascorsi permette di affrontare l’imminente stagione invernale mantenendo e rafforzando i protocolli e le misure già messe in atto dal Porto ai fini della riduzione dei contagi da COVID-19.

Anticorpi, 22 casi in porto

L’indagine di sieroprevalenza ha permesso di stabilire che tra i 22 casi accertati in ambito portuale, tutti risultati negativi al successivo tampone, non vi sono dei “contagiati-tipo”, Ovvero tra le persone risultate positive al test sierologico non si sono riscontrati elementi caratterizzanti per genere, mansione, luogo di lavoro o di residenza, contesto famigliare di origine. Questo conferma la natura trasversale del rischio di contagio da COVID-19 rispetto alla popolazione. 

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