Indagini private e licenziamenti in porto, parte l'esposto: "Sprecato denaro pubblico"
A dirlo è il Clpt in una nota inviata agli organi di informazione. "Noi pensiamo che chi deve andarsene dal porto non sono i lavoratori licenziati, ma coloro che hanno voluto e organizzato la campagna di terrorismo contro i lavoratori"
"A partire da aprile 2022 ALPT e Adriafer hanno licenziato 5 lavoratori. Come ammette la stessa ALPT, affermando che l’ultimo licenziamento sarebbe “l’ultimo di quelli previsti”, si tratta di licenziamenti mirati e programmati. Licenziamenti del tutto illegittimi, con motivazioni pretestuose, che però i dirigenti delle due aziende hanno voluto a tutti i costi - spendendo decine di migliaia di euro in investigatori privati – per liberarsi di lavoratori che sono stati in questi anni protagonisti con il CLPT di tutte le più importanti lotte nei porti di Trieste e Monfalcone: tutte le conquiste fatte in questi anni dai lavoratori portuali di Trieste e Monfalcone sono merito anche, e in alcuni casi sopratutto, dei lavoratori licenziati, in particolare di alcuni di loro. Questo è il vero motivo per cui erano nel mirino di aziende e autorità da ben prima – ricordiamo che a Puzzer la cocaina nelle urine è stata messa nel 2017 ed il GPS sulla macchina nel marzo 2020 - della mobilitazione contro l’obbligo del green pass per lavorare (che era del tutto giusta, visto che è ormai chiarissimo che tale obbligo non aveva niente a che fare con la tutela della salute)". E' questo uno dei motivi che hanno spinto il sindacato a presentare un esposto alla Corte dei conti contro le società in questione.
"Dovete stare zitti e lavorare"
"Con la nascita del CLPT - continua la nota - aziende e autorità non potevano più fare proprio tutto quello che volevano dei lavoratori, e questo non gli andava bene, perché volevano i lavoratori aì produrre record su record di profitti in barba a leggi e normative su salari, orari di lavoro, sicurezza e salute, a testa bassa, divisi tra di loro e disposti ad accettare tutto. Per questo hanno messo in atto una vera e propria campagna di terrorismo, culminata nei licenziamenti, ma fatta anche di angherie, mobbing e umiliazioni quotidiane sul lavoro, contestazioni disciplinari inventate o pretestuose, con lavoratori pedinati da investigatori privati. Il messaggio che vogliono far arrivare ai lavoratori è uno solo: noi possiamo fare tutto quello che vogliamo e voi dovete stare zitti e lavorare".
Altri sono ancora al loro posto
"Perciò - concludono - i lavoratori licenziati vanno difesi, perché in gioco non sono solo i loro destini individuali, ma le condizioni di lavoro di tutti i portuali e la loro stessa dignità umana. I lavoratori dovrebbero imparare dai padroni, che la solidarietà tra di loro la praticano molto bene: il dirigente coinvolto nella vicenda della cocaina nelle urine di Puzzer, pur condannato in primo grado per favoreggiamento, è sempre al suo posto. Noi pensiamo che chi deve andarsene dal porto non sono i lavoratori licenziati, ma coloro che hanno voluto e organizzato la campagna di terrorismo contro i lavoratori. Intanto abbiamo presentato un primo esposto alla Corte dei Conti regionale contro i dirigenti di Adriafer per aver sprecato denaro pubblico (Adriafer è partecipata al 100% da AdSPMAO) ingaggiando investigatori privati per pedinare i due lavoratori licenziati"