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Sabato, 20 Aprile 2024
Il giorno dopo

La rabbia del portuali dopo la tragedia, va avanti il presidio al varco IV

Le maestranze dello scalo giuliano potrebbero chiedere un incontro all'Autorità portuale già nella giornata di oggi. I sindacati mettono nel mirino i tagli effettuati negli anni, nel settore del molo VII dove è avvenuta la tragedia. "Un tempo quel lavoro veniva svolto da quattro persone, poi si è passati a due, oggi ad una sola. Tutto per risparmiare e per ottenere la massima resa col minimo sforzo"

TRIESTE - Paolo Borselli, il portuale triestino di 58 anni deceduto ieri 9 febbraio all'interno del porto di Trieste, era da solo quando è avvenuta la tragedia e i colleghi si sono accorti della sua assenza attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza. Dopo aver appreso la drammatica notizia, lo scalo giuliano si è immediatamente fermato. Nella giornata di oggi andranno avanti le operazioni di carico degli aiuti verso le zone terremotate della Turchia (gestite da Samer), ma la vicinanza alla famiglia di Paolo da parte delle maestranze portuali è subito emersa attraverso la mobilitazione totale. "Quando avvengono tragedie di questo tipo - così Massimiliano Generutti di Usb - il porto si blocca". I sindacati hanno quindi proclamato lo sciopero di 24 ore e questa mattina un centinaio di portuali è presente al presidio davanti al varco IV, l'ingresso simbolo del porto di Trieste.  

La rabbia del giorno dopo

Gli animi sono rabbiosi, oggi. C'è poca voglia di parlare dalle parti del varco IV, ma anche se sarà compito della magistratura far luce sulla tragedia (verrà disposta l'autopsia), al momento c'è un ingombrante interrogativo sulla vicenda: perché Paolo Borselli era da solo quando il muletto ha fatto retromarcia ed è sprofondato in acqua, a più di 15 metri di profondità? "Una volta quel lavoro veniva svolto da quattro persone (i cosiddetti "generici" ndr) - raccontano dal porto - oggi invece, pur di risparmiare e di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, si fa lavorare una persona sola. Prima quattro, poi due, infine uno". Le parole sono dense di sconforto. Dopo la tragedia i portuali hanno "scortato" il furgone delle onoranze funebri fino all'uscita del porto. Oggi è un giorno di dolore, per un'altra morte sul lavoro. 

Il caso e l'apertura di un fascicolo

Il Comitato Lavoratori Portuali di Trieste ha sottolineato "le numerose segnalazioni e richieste di intervento sulla sicurezza che abbiamo inviato ad aziende e autorità in questi anni". L'Unione Sindacale di Base punta il dito contro i tagli. "Da tempo non è più avviato il secondo uomo alle ceste" così Massimiliano Generutti. In tanti si chiedono. Una tragedia evitabile? Sulle cause del decesso i portuali si aspettano il lavoro degli inquirenti. Pretendono che venga fatta chiarezza. Non accetteranno un "ci dispiace, succede". Sono pronti a muovere e a mobilitarsi. Basta una scintilla, una parola fuori posto per far saltare il banco. Il caso è in mano alla Polmare, coordinata dal pubblico ministero Matteo Tripani. Questa mattina è stato effettuato un sopralluogo anche da personale di Asugi attraverso il nucleo Prevenzione sicurezza negli ambienti di lavoro.  

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