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Cronaca

"Rimbocchiamoci le Maniche tutti"...Il Manifesto della Confcommercio

Un'iniziativa, quella dell'organizzazione di categoria, che oltre ad un'azione di sensibilizzazione diretta a forze politiche e istituzioni, si sviluppa nell'ambito della diffusione di un "manifesto" che sarà affisso in negozi, nei pubblici...

Un'iniziativa, quella dell'organizzazione di categoria, che oltre ad un'azione di sensibilizzazione diretta a forze politiche e istituzioni, si sviluppa nell'ambito della diffusione di un "manifesto" che sarà affisso in negozi, nei pubblici esercizi, nelle strutture ricettive e nelle aziende dei servizi di tutto il territorio provinciale.
Cinque i punti per altrettante priorità.
Meno tasse, più consumi
Fisco Necessità di una riduzione del prelievo fiscale sulle imprese, per recuperare competitività nella corsa alla riduzione delle aliquote avviata da molti Paesi europei e nella totalità delle nazioni a noi contermini (Slovenia ed Austria), prevedendo la destinazione del gettito derivante dal recupero delle risorse evase, alla riduzione dell'IRES, ed in particolare all'abbattimento dell'IRAP, l'odiosa tassa sul lavoro e sugli investimenti, all'esclusione dall'IMU degli immobili strumentali all'attività d'impresa, alla ridefinizione del tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti verosimilmente la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.

La Confcommercio di Trieste auspica che, nella definizione dei tributi locali (IMU, Tares, Suolo Pubblico) giunga un segnale concreto di consapevolezza delle criticità dello scenario attuale anche per non assistere ad un ulteriore depauperamento del tessuto produttivo giuliano specie in relazione alle medie, piccole e microimprese del settore.

Burocrazia

É indispensabile anche uno snellimento degli iter burocratici ed un taglio ai costi di un apparato che è uno degli elementi di criticità dell'azienda Italia.

Circa il numero degli adempimenti, in base ad un'analisi dell'Ufficio Studi della Confcommercio della provincia di Trieste su dati della propria Società di Servizi, emerge che, fra obblighi di carattere fiscale, previdenziale, legati alle sicurezza sul lavoro, a quella alimentare, alla privacy e all'Ambiente, un agente di commercio deve fronteggiare in un anno 41 adempimenti, un'impresa commerciale del settore non alimentare con dipendenti ne deve fronteggiare 107, un'azienda alimentare con dipendenti ben 147, ed un' unità produttiva del settore servizi alle imprese 126.

Pagamenti ed oneri

Va poi rilevata la problematica della concentrazione dei pagamenti di tasse, imposte ed oneri vari in determinati periodi di tempo, ad esempio tra giugno e dicembre, mesi nei quali gli esborsi finanziari necessari per far fronte ai pagamenti influiscono fatalmente sul fabbisogno finanziario delle imprese e sui consumi delle persone e delle famiglie.

Uno scadenzario di massima redatto dall'Area Fiscale della Società di Servizi della stessa Confcommercio provinciale (allegato. 2) evidenzia come, dal 16 maggio al 27 dicembre 2013, ad attendere al varco gli imprenditori siano circa una trentina di imposte, di carattere fiscale, previdenziale e di altro genere, locali e non.

Altro onere indiretto per gli imprenditori è il tempo che devono dedicare all'espletamento di oneri burocratici, in media 282 ore all'anno ad impresa.

Per avviare una nuova impresa in Italia occorrono ben 78 giorni (a fronte ai 6 giorni dell'Inghilterra o ai 20 della Germania).

A fronte di questo scenario, la Confcommercio ritiene perciò prioritaria un'incisiva azione di semplificazione normativa e di snellimento burocratico.

È necessario introdurre meccanismi forti, e soprattutto preventivi, di verifica dell'incidenza sul tessuto imprenditoriale di nuove norme, specie sulle micro e piccole imprese attuando pienamente i principi dello Small Business Act.

Si propone una decisa e concreta azione di delega della responsabilità autorizzativa ai professionisti incaricati, sollevando le Amministrazioni da compiti preventivi e spostando la loro attività ai controlli di conformità ex-post. Questo velocizzerebbe tutte le procedure burocratiche e incentiverebbe le nuove iniziative e gli investimenti.

Si richiede la razionalizzazione degli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro.

È inoltre indispensabile dare nuova efficienza alla giustizia civile ordinaria, anche potenziando i sistemi di risoluzione alternativa delle controversie.

Costo del lavoro


In base ad una recente indagine della Fondazione Studio Consulenti di Roma, la causa principale della disoccupazione è l'eccessivo costo del lavoro a carico dell'impresa.

È pertanto legittimo auspicare, da subito, azioni concrete su questo fronte, sia attraverso interventi sul cuneo fiscale e retributivo, per diminuire il costo del lavoro ed aumentare la competitività del sistema produttivo, sia garantendo il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013.

Rilanciare i consumi interni


Da mesi, la domanda interna, elemento trainante dell'economia del Paese, è accompagnata da indici negativi. Gli ultimi dati dell'ICC (Indicatore dei Consumi) dell'Ufficio Studi di Confcommercio Imprese per l'Italia, evidenziano a febbraio, una flessione tendenziale dell'1,9% della domanda relativa ai servizi e del 4,4% della spesa per i beni.

Un trend, che vede ad oggi i consumi ritornati ai livelli del 1998, e che potrebbe essere ancora più marcato nei prossimi mesi, a fronte del pagamento di vari adempimenti fiscali, IMU e TARES in primis.

È perciò urgente porre in atto politiche concrete, che alleggerendo la pressione fiscale sulle famiglie, contribuiscano a far ripartire i consumi e quindi rilanciare l'attività delle imprese.

Sbloccare l'accesso al credito delle imprese


Prioritario è il varo di provvedimenti che rendano l'accesso al credito per un'impresa...non un'impresa, ma un'opportunità concreta.

Sulla facilità di accesso al credito l'Italia occupa il 104esimo posto su 185 Paesi presi in esame (Fonte Doing Business 2013).

Secondo una recente indagine di Unioncamere, tra il giugno 2011 ed il giugno 2012, sono stati erogati dagli istituti bancari 25 miliardi di Euro in meno per il credito alle PMI, con una flessione del 3,1% nel Nordest in generale, e del 4% in Friuli Venezia Giulia.

È improcrastinabile pertanto, a questo riguardo, porre in atto interventi per favorire la solidità patrimoniale dei Confidi e facilitare il ricorso ai Fondi di Garanzie per le PMI, modernizzare il sistema dei pagamenti, dando piena attuazione alla nuova legge relativa ai tempi di pagamento, anche delle pubbliche amministrazioni, senza l'introduzione di nuovi oneri a carico delle imprese.



Puntare sul turismo



Il turismo costituisce uno degli elementi portanti dell'economia italiana, a livello economico, occupazionale e con forti ricadute su un ampio indotto.

L'importanza del comparto peraltro assume un particolare rilievo nella nostra regione, e nella nostra Provincia in particolare, bacino in costante e forte crescita.

Il turismo deve essere affrontato come un'attività produttiva che può contribuire in modo decisivo ad incrementare il PIL della nostra provincia, e può creare quei posti di lavoro che si stanno perdendo in altri settori produttivi.

Da qui la necessità di decisi investimenti in grado di generare nuovo impulso all'attività turistica, attraverso la creazione ed il potenziamento di forti elementi attrattori, e di un prodotto "destinazione Trieste" che sia appetibile dal mercato turistico.

Necessaria anche un'adeguata integrazione della promo-commercializzazione di tutta l'offerta turistica del territorio e di una maggiore chiarezza quanto a ruoli e competenze dei vari organismi preposti.

I siti turistici che oggi costituiscono l'eccellenza di Trieste devono essere oggetto di manutenzione e valorizzazione.

Inoltre, va sottolineato che lo sviluppo della cultura dell'accoglienza, attraverso interventi finalizzati al potenziamento e al miglioramento delle infrastrutture e dei servizi a beneficio dei visitatori, costituisce un necessario corollario.






Rilanciare l'attrattività dei centri urbani

Questo tema si lega molto al turismo, ed anche all'idea di quale sviluppo socio-economico voglia il nostro territorio.

Vogliamo realmente tutelare il commercio di vicinato, e quindi la socialità e l'attrattività anche turistica dei nostri centri urbani?

Se così è, bisogna fare scelte coraggiose, perché la piccolissima impresa ha esigenze organizzative e marginalità economiche diverse da quella grande.

Si esprime per questo motivo ferma contrarietà all'insediamento di nuovi grandi esercizi commerciali in assenza di una precisa valutazione dell'impatto urbanistico, ambientale e sociale sul tessuto esistente.

Questa valutazione deve essere svolta caso per caso e dev'essere resa pubblica.

Priorità dev'essere data all'insediamento di esercizi commerciali nei centri urbani.

Si devono incentivare le aggregazioni tra le imprese commerciali e le loro iniziative di animazione.

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