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Cronaca

Raccolta Firme Referendum contro Porcellum: Luoghi, Orari e Spiegazione

Ecco i luoghi e gli orari dove si può firmare per il referendum contro il Porcellum e di seguito la spiegazione dei contenuti del referendum:ITALIA DEI VALORI:tutti i giorni in via delle Torri (dietro S Antonio) dalle 16.00 alle 19.30.Il sabato...

Ecco i luoghi e gli orari dove si può firmare per il referendum contro il Porcellum e di seguito la spiegazione dei contenuti del referendum:
ITALIA DEI VALORI:
tutti i giorni in via delle Torri (dietro S Antonio) dalle 16.00 alle 19.30.
Il sabato sempre in via delle torri anche la mattina e la mattina di domenica dalle 10.00 alle 13.00 in piazza della borsa.
PD:
Il Partito Democratico di Trieste ha iniziato ieri la raccolta di firme per il referendum abrogativo dell'attuale legge elettorale.
Sino a venerdì 24 settembre con banchetti in tutti i rioni della città pubblicheremo sul sito www.pd.trieste.it il calendario completo dei banchetti.
Ed inoltre le firme si raccolgono anche nella sede di via Geppa 9 da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle ore 13.

Spiegazione del referendum:

PREMESSA: I DIFETTI DEL PORCELLUM

Non è un caso che la legge 21 dicembre 2005, n. 270 si sia conquistata l'epiteto di Porcellum: i suoi difetti sono denunciati da tutti (anche da coloro che l'hanno approvata), ma sarà il caso di ricordarne i più macroscopici, molto sinteticamente.

1) introduce un sistema in forza del quale è possibile che si formino maggioranze diverse alla Camera e al Senato, mandando in panne ogni possibilità di governo del Paese.

2) introduce il sistema delle liste bloccate (non viene eletto chi prende più voti, ma chi viene inserito prima in lista)

3) introduce un premio di maggioranza senza alcuna clausola di salvaguardia: la coalizione (o anche la lista) che ottiene la maggioranza relativa prende il premio di maggioranza (una lista con il 20% dei consensi potrebbe prendere il 55% dei seggi).

I QUESITI

I quesiti sui quali il Partito Democratico si sta impegnando a promuovere la raccolta di sottoscrizioni sono due (c.d. referendum Morrone), miranti a ottenere lo stesso identico effetto: la cessazione degli effetti della Legge 21 dicembre 2005, n. 270 (cd. Porcellum) e il ritorno in vigore delle norme (cd. Mattarellum) che regolavano la materia elettorale prima dell'entrata in vigore del Porcellum.

Si tratta del sistema misto (75% maggioritario con collegi uninominali, 25% proporzionale) che ha l'indubbio pregio di essere considerato infinitamente migliore del Porcellum, anche da coloro che non lo ritengono il migliore sistema elettorale possibile.

IL PROCEDIMENTO REFERENDARIO

I promotori hanno depositato i quesiti presso la cancelleria della Corte di Cassazione nello scorso luglio.

Segue la raccolta delle firme, adempimento per il quale la legge accorda tre mesi. In ogni caso il deposito della richiesta del referendum, corredata dalle 500.000 firme, deve avvenire entro il 30 settembre di ciascun anno.

Entro il 31 ottobre l'ufficio centrale presso la Corte di cassazione esamina le richieste per giudicarne la conformità alla legge. Può rilevare irregolarità o proporre la concentrazione dei quesiti analoghi. La fase deve chiudersi entro il 15 dicembre.

Se i quesiti sono dichiarati legittimi, si passa al giudizio di ammissibilità presso la Corte costituzionale.
In questa fase non viene valutata la conformità alla legge bensì la conformità alla Costituzione.

Se la Corte dichiara ammissibile il referendum il Presidente della Repubblica deve fissare il giorno della votazione tra il 15 aprile e il 15 giugno.


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LE INCOGNITE
La prima grande incognita è il giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale. Il referendum in materia elettorale non è infatti un referendum qualsiasi, bensì interviene in una materia in cui si è stratificata una complessa giurisprudenza della Corte costituzionale.
La Corte esclude infatti che si possa sottoporre a referendum una legge la cui abrogazione determinerebbe l'impossibilità di funzionamento di un organo costituzionale essenziale.
Per questo si è spesso detto che in materia elettorale è ammesso il solo referendum abrogativo parziale: si abrogano soltanto alcuni pezzi della leggi, in modo che la legge, come ritagliata dal referendum (cd. normativa di risulta) possa garantire il funzionamento degli organi (autoapplicatività della normativa di risulta).
I due quesiti in questione cercano di solcare una strada nuova: sulla base del fatto che la legge del 2005 non ha integralmente sostituito le precedenti leggi elettorali, ma le ha modificate, sostituendone diverse parti, il ragionamento dei promotori è stato il seguente.
Abrogando le norme del porcellum che hanno sostituito alcuni pezzi determinanti della precedente, tornerebbero in vigore le norme vigenti prima del 2005.
In altre parole: fino al 2005 vigeva il mattarellum, che è stato abrogato dal porcellum. Abrogando il procellum tornerebbe in vigore il mattarellum. La tecnica ipotizzata si affida alla cd. reviviscenza a seguito di abrogazione di norma abrogratrice.
La seconda incognita, di carattere politico-pratico, è rappresentata dai termini: se le 500.000 firme non verranno raccolte entro il 30 settembre, il procedimento slitterebbe di un anno e aumenterebbero di gran lunga le possibilità di essere costretti a tornare a votare con questa legge elettorale, che la dottrina ha generosamente definito «bruttissima»1, colma di «difetti corposi»,2 o ancora «talmente negativa... che ogni modifica può solo
migliorarla»3, o infine «pessima»4.

LE BUONE NOTIZIE
Di fronte a questo quadro si potrebbe essere indotti a ritenere che il margine di ammissibilità dei quesiti sia piuttosto scarso.
Sarebbe una conclusione affrettata: innanzitutto la struttura dei quesiti impegna la Corte
costituzionale su un campo inedito, e la oscillante giurisprudenza in materia di ammissibilità del referendum non offre certezze granitiche, in nessun senso. Oltre a ciò ci sono delle ragioni per confidare in un esito positivo:
senza entrare in discorsi esageratamente tecnici, per il fatto che la Camere sono giudici dell'elezione dei suoi membri, la legislazione elettorale non trova alcuna strada di accesso alla Corte costituzionale. Per le altre leggi è infatti sempre possibile che vi sia un giudice che, trovandosi ad applicarla nel corso di un giudizio, ne sospetti l'illegittimità costituzionale e la rimetta alla Corte.
Siccome le eventuali controversie sulle elezioni sono decise dalle Camere stesse, l'accesso alla Corte per via giurisdizionale è precluso in questa materia.
Si parla in questi casi di "zone franche" dal sindacato di costituzionalità.
Le controindicazioni sono evidenti,ovvero la determinazione di uno spazio dell'ordinamento che non è sottoposto alla primazia della Costituzione.
Vi sono poi degli effetti politici "riflessi" che una richiesta referendaria porta sempre con sé, ovvero quello di premere sul legislatore affinché - con l'esercizio del potere legislativo, che indiscutibilmente può di più del potere meramente abrogativo del referendum - si muova per adottare una nuova (e migliore) legge elettorale prima che il corpo elettorale provveda.

1 B. Caravita di Toritto al seminario «L'ammissibilità del referendum elettorale, Università di Roma "La Sapienza" 24 maggio 2007
2 P. A. Capotosti, ibidem
3 R. Chieppa, ibidem
4 M. Villone, Chi ha paura del lupo cattivo, intervento al seminario ASTRID, Le questioni di ammissibilità

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PERCHÉ DUE QUESITI?
I due quesiti mirano allo stesso identico effetto (la reintroduzione del Mattarellum). Sono diversi perché sono frutto di una diversa valutazione di alcuni aspetti tecnici.

Cercheremo di semplificare il più possibile:
siccome la Corte è riluttante ad ammettere quesiti referendari che abroghino in toto una legge, ed è ancora più riluttante ad ammettere referendum abrogativi totali su leggi elettorali, si è pensato di affiancare al primo quesito (abrogazione totale della legge del 2005), l'abrogazione delle sole norme cd. sostitutive ("l'art x della legge y è sostituito dal seguente: ...") contenute nella legge del 2005.
C'è quindi un primo quesito che si propone di cancellare interamente la legge del 2005, e un altro quesito che si propone invece di cancellare solo le parti di quella legge che hanno sostituito parti delle leggi elettorali precedenti.
Nella legge del 2005 non ci sono infatti solo norme che intervengono per sostituire la normativa precedente.
Il secondo quesito è stato costruito in modo tale da abrogare soltanto le norme che sono direttamente sostitutive.

ALTRI QUESITI PENDENTI (PER NON CONFONDERSI)
Recentemente sono stati depositati altri quesiti di referendum elettorale (cd. referendum Passigli) che mirano a un risultato piuttosto diverso rispetto a quelli per cui il Partito Democratico si sta impegnando in questi giorni a promuovere la raccolta firme.
Si tratta di tre quesiti che, sintetizzando, mirano alla rimozione dell'indicazione del candidato Presidente del Consiglio (interferenza, seppur solo simbolica, di sapore presidenzialista); mirano all'abrogazione del premio di maggioranza (ritorno a proporzionale puro); mirano all'abrogazione delle liste bloccate e delle candidature plurime; e mirano alla rimozione dello sbarramento agevolato al 2% per le liste in coalizione.
Oltre alle diverse valutazioni politiche che coinvolgono alcuni aspetti di questa iniziativa (in particolare il ritorno al proporzionale), i quesiti in questione sono soggetti a robuste perplessità quanto alla loro ammissibilità (in particolare quanto all'abrogazione delle liste bloccate).
Inoltre vengono raccolte le firme per una petizione popolare per una legge di abolizione delle Province.
Si tratta di uno strumento ben diverso, la cui (costituzionalmente dubbia) efficacia è comunque rimessa alla volontà dei rappresentanti in Parlamento, e non va assolutamente confusa con il referendum in generale, e il referendum elettorale in particolare.
www.pd.trieste.it
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PARTITO DEMOCRATICO
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34132 Trieste
tel. 040 366833 fax 040 366239

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