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Martedì, 23 Aprile 2024
La storia

Gli hanno tolto il reddito di cittadinanza, non la voglia di lottare: storia di una vita in bilico

Il terremoto in Emilia Romagna e gli anni vissuti in un camper, la nuova vita a Trieste, la malattia e infine il nuovo lavoro che fa perdere loro il reddito di cittadinanza ma offre ben poche garanzie. Ecco la storia di Fabrizio Solci e la moglie che nonostante le difficoltà hanno ancora voglia di lottare per gli invisibili

TRIESTE - Un terremoto, anni passati a vivere in un camper, la speranza di una nuova vita a Trieste, il matrimonio per ottenere il reddito di cittadinanza e un lavoro a tempo determinato che si rinnova periodicamente e che sugella ancora una volta una vita fatta di incertezze. Sembra un film, eppure è una storia vera in cui sono protagonisti il 55enne Fabrizio Solci e la moglie 57enne M., entrambi originari dell'Emilia Romagna e residenti nel capoluogo giuliano. Una coppia che ha dovuto superare molti momenti difficili, ma che non ha mai perso la speranza e la voglia di lottare. Una forza d'animo che arriva dall'amore che li lega e che li ha tenuti uniti in tutti questi anni.

Il terremoto e la vita in camper

La loro storia inizia nel 2010, quando i due si conoscono e si innamorano. Lei, divorziata con una figlia, gestisce due american bar, mentre lui è un operatore televisivo. Una storia d'amore come tante altre, dove ci si conosce grazie al destino o semplicemente perché si è pronti a condividere la propria vita con qualcuno. Un idillio destinato a finire a causa del terremoto. Nel 2012 Fabrizio e M. perdono tutto: le attività, la casa e il lavoro. “Nel 2013 ci siamo trasferiti ad Ancona per un'offerta di lavoro che si è rivelata essere una truffa. Abbiamo passato anni in un camper e siamo andati avanti grazie agli aiuti della Caritas. Ricordo ancora le docce fredde d'inverno”, racconta M..

L'arrivo a Trieste

Nel settembre del 2017 M. riesce a trovare un'occupazione a Trieste e a febbraio dell'anno dopo viene raggiunta da Fabrizio. Finalmente hanno una casa ma la tranquillità ritrovata non dura molto. Con un affitto da pagare, decidono di chiedere il Rei, a cui però non possono accedere in quanto non legalmente sposati. Il 3 dicembre suggellano quindi il loro amore e ottengono alcune centinaia di euro. Grazie alla rete sociale che si attiva riescono a sopravvivere. Con l'arrivo del reddito di cittadinanza percepiscono 960 euro: si fa ancora difficoltà, ma la loro vita migliora un po'.

Un lavoro incerto in due

Dopo oltre 300 curriculum inviati, M. trova finalmente un lavoro in una ditta di pulizie. “La paga oscilla dai 600 ai 930 euro a seconda della mole di lavoro – spiegano -. Il problema è che si tratta di un contratto di lavoro che viene rinnovato ogni uno, due o tre mesi”. Novecentotrenta euro da dividere in due dato che nel frattempo la salute di Fabrizio si è aggravata. Al 55enne vengono infatti diagnosticate quattro patologie all'intestino e alcune cisti di Tarlov, risultando invalido al 50 per cento. Con il lavoro sfuma però anche il reddito di cittadinanza: "Abbiamo sforato di 100 euro il tetto massimo e ci è stato negato. Ora dobbiamo pagare un affitto di 490 euro, le bollette e una spesa imprevista, ovvero un conguaglio del gas di 664 euro", racconta M.."Non so come faremo. Il mio contratto scade il 31 dicembre e non so ancora se verrà rinnovato. Vivere con questo costante stress non è facile".

"Il reddito ci ha dato speranza"

"Abbiamo vissuto in camper e fatto lavori anche malpagati, ma siamo sempre stati rispettati. Negli ultimi mesi, soprattutto in televisione, noi percettori del reddito di cittadinanza siamo stati infangati. Vogliamo venga fuori la verità – spiega Fabrizio -. I furbetti ci sono ovunque, come l'azienda che ci ha truffati". "Si dice che i percettori del reddito preferiscano stare sul divano, ma non è così. Tutti vogliamo un'occupazione, perché ci permette di inserirci nella società. Un lavoro che però sia pagato, retribuito regolarmente e con assunzione regolare, non a 3,50 l'ora. La verità è che il reddito di cittadinanza aveva dato speranze a molti e ha evitato la povertà a diverse persone. Anche a noi". Intanto le giornate passano tra insicurezze e fragilità. Degli anni di sacrifici rimane però una luce negli occhi dei due che non si è mai spenta: la gratitudine. "Un grazie va alla Comunità di Sant'Egidio e a tutte le associazioni di volontariato che ci hanno aiutato". 

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