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Cronaca

Referendum Costituzione, nasce in Fvg SonoSpecialeVotoNo

Il suo atto fondativo sarà celebrato alla sala La Galetiere di Coseano venerdì 10 giugno alle 20.30

Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Ci fu solo un paese dove nel 1866 il plebiscito per l’adesione all’Italia vide trionfare il No: Coseano. E proprio da lì, 150 anni dopo, partirà venerdì 10 giugno la resistenza a un nuovo plebiscito, il referendum costituzionale che contiene significativi elementi che possono ripercuotersi in modo negativo sulla Regione F-VG sia dal punto di vista amministrativo-decisionale che economico, minandone in modo drastico la specialità. Per questo un nutrito gruppo di esponenti del mondo politico, culturale ed economico regionale ha ritenuto fosse necessaria la costituzione di un Comitato per il NO, articolato il più possibile sui territori e nelle comunità friulane, che si chiamerà “ Sono speciale. Voto NO ”.

Il suo atto fondativo sarà celebrato alla sala La Galetiere di Coseano venerdì 10 giugno alle 20.30 .

Hanno già aderito personalità come Mario Anzil, Mario Banelli, Franceschino Barazzutti, Elisabetta Basso, Franco Belci, Giampaolo Bidoli, Gianluca Casali, Giorgio Cavallo, Sergio Cecotti, William Cisilino, Roberto Dominici, Sandro Fabbro, Angelo Floramo, Paolo Fontanelli, Geremia Gomboso, Alessandro Marangoni, Markus Maurmair, Renzo Medeossi, Massimo Moretuzzo, Renzo Pascolat, Federico Rossi, Andrea Valcic, Elia Vezzi, Andrea Venier, Roberto Visentin. Molti altri però si sono dichiarati interessati, e il dialogo è aperto anche con altri comitati del NO che si stanno articolando in Friuli.

L’azione di contrasto alle modifiche del Titolo V della Costituzione, relative ai rapporti tra i diversi livelli di governo della Repubblica, Stato, Regioni, Comuni, è particolarmente urgente perché esse sono caratterizzate dalla compressione dei livelli di autonomia e delle competenze regionali. Tutte le scelte fondamentali per le nostre comunità verranno prese a Roma, e le decisioni dei territori sempre più periferiche e poco influenti: il ruolo del “Senato delle Autonomie” appare avvolto dal mistero e non sembra garantire effettiva rappresentanza alle comunità regionale, l’Italicum discrimina in modo evidente le minoranze e la tendenza centralistica che si tende ad affermare appare molto minacciosa per la nostra specialità.

Ridurla o perderla significherebbe il rischio di una perdita significativa del PIL regionale, con quello che comporta sulla già sofferente occupazione o sugli investimenti nei vari settori sociali (sanità, cultura, lavoro). Ecco perché è partita la mobilitazione sui territori, per far sì che l’impianto della Costituzione non venga stravolto svilendo ancor di più le funzioni della Regione e della nostra autonomia. E la sicurezza è che stavolta il NO non si limiterà alla sola Coseano …

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