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Cronaca

Residenza "Giardino" da casa di riposo abbandonata a residenza per rifugiati: è polemica

11.39 - Contro la scelta della Giunta comunale si scaglia Everst Bertoli (FI): «No al cambio di destinazione»

La "Residenza Giardino", costruita vicino le case di riposo Casa Bartoli e Casa Serena, nata appunto come casa di riposo, ora sta per essere destinata a una finalità diversa, ospitare i profughi che passeranno in città temporanemente. Un'idea, della Giunta, che però non va giù al capogruppo Forza Italia in Consiglio Comunale Everest Bertoli: «È lo stato che deve farsi carico della sistemazione dei rifugiati, non il Comune. A Trieste, vista la popolazione, c'è bisogno di case di riposo. Inoltre sono stati spesi pubblici per renderla una residenza per anziani e ora invece vogliono cambiarne la destinazione».

«Il consigliere Bertoli ha davvero coraggio nell'aver voluto ricordare i dieci anni di inattività della precedente amministrazione. Ancor peggio, perché dopo aver speso 1.327.000,00 Euro di denaro pubblico, le precedenti amministrazioni di centrodestra hanno abbandonato l'edificio, lasciandolo degradare».
Nel 2003 infatti, utilizzando un avanzo di amministrazione, pari ai suddetti 1.327.000,00 Euro, era stato dato avvìo a un primo lotto di lavori mirati alla messa in sicurezza dell'impiantistica della struttura Giardino all'interno del complesso di via Marchesetti, i cui 80 utenti vennero spostati nella appena ristrutturata residenza Casa Serena, che con Casa Bartoli mantiene la propria operatività in modo completamente autonomo. Ciò per ampliare l'offerta di accoglienza.

Si era dunque proceduto ai seguenti interventi: ristrutturazione tetto, ristrutturazione facciate esterne, serramentistica, messa a norma dell'ascensore, messa a norma dell'impianto elettrico, messa a norma dell'impianto antincendio, gruppo elettrogeno. Successivamente si sarebbe dovuto procedere a un secondo lotto di lavori per la sistemazione interna (da tener conto ad esempio che i bagni, per standard normativo presenti in ogni stanza, erano invece comuni a diverse camere), sulla base degli interventi impiantistici già eseguiti. Nel 2006 venne in tal senso redatto un progetto definitivo/esecutivo che prevedeva una spesa di 1.500.000,00 Euro. Tuttavia, il processo si è interrotto, per i seguenti motivi:
1) la Regione concedeva finanziamenti solo per lavori di ristrutturazione di strutture destinate a utenti non autosufficienti, mentre la Residenza Giardino è della tipologia "casa-albergo", quindi per autosufficienti;
2) la Regione, nel 2002, determinava altresì il blocco dei posti letto, e si sarebbe potuto dunque procedere solo in deroga, da richiedere alla Regione medesima, al pari delle strutture private, cosa che non è stata fatta.
In buona sostanza, la struttura, per la durata di entrambi i mandati dell'allora Amministrazione di centrodestra, è rimasta inutilizzata, nonostante la concreta possibilità, allora non inficiata dai vincoli posti dal Patto di stabilità, di valutare altre possibili finalità di utilizzo della stessa.

Attualmente invece la programmazione degli investimenti è fortemente condizionata dalla doverosa osservanza del Patto di stabilità, al punto che le somme indicate nel Piano delle opere saranno svincolate se e quando avremo la disponibilità degli spazi finanziari. E tuttavia questa Amministrazione, pur consapevole della cogenza di tali vincoli ma in controtendenza con certo tradizionale immobilismo pubblico che determina un proliferare di "cattedrali nel deserto", ha assunto l'orientamento di procedere a una sistemazione di minima della struttura, per evitarne il definitivo degrado e per un suo utilizzo potenzialmente molteplice a favore di persone in disagio abitativo, fra cui, su costante sollecitazione del Ministero dell'Interno e della locale Prefettura, anche persone richiedenti asilo.

Com'è noto, siamo in presenza di una vera e propria emergenza, anche se allo stato attuale in questa città è stata gestita dando accoglienza, come previsto dalla legge, in situazione di costante monitoraggio, garantendo la dignità delle persone e l'ordine pubblico.
Con lo stanziamento di 150.000,00 Euro inserito nel Piano delle opere si intende quindi procedere a un riassetto generale dell'impiantistica della struttura (che si sviluppa su complessivi quattro piani), articolando l'accoglienza di persone richiedenti asilo, solo in caso di estrema necessità, su due piani (per un massimo di 30 persone), in modo da dar riscontro alle richieste ministeriali, come previsto dalla legge 30 luglio 2002 n. 189 che pone in capo agli Enti locali l'impegno all'accoglienza dei richiedenti asilo privi di mezzi di sussistenza; a questo proposito, ricordo al consigliere Bertoli che la strumentalizzazione su temi caldi e delicatissimi, alla mera ricerca del consenso, è decisamente facile, mentre è più difficile dare esecuzione, seriamente, alle cose che si devono fare per legge, e su richiesta del governo.
 

Gli altri due piani della struttura potranno essere destinati a utilizzi di vario genere a favore della cittadinanza: accoglienza di persone e famiglie in situazione di emergenza abitativa, padri e madri separati in difficoltà, centri diurni, sedi di associazioni ecc. Nel complesso si tratta quindi di un'operazione senza dubbio virtuosa per restituire alla città un edificio pubblico in degrado, abbandonato a se stesso dalla precedente amministrazione dopo avervi investito 1.327.000,00 Euro di denaro pubblico, che, a struttura inutilizzata, costituirebbero una spesa a fondo perduto.

Nella vicenda colpisce peraltro che proprio la stessa parte politica che, presentando interrogazioni sulla situazione dei rifugiati, sollecita l'attuale Amministrazione a trovare soluzioni che evitino il degrado e la presenza di persone che vagabondano per la strada o nei paraggi del Silos, poi polemizzi quando vengono reperite soluzioni organizzate per la gestione di tali problematiche».

Qui sotto vi proponiamo il video di Fulvio Covalero, girato qualche anno fa all'interno della struttua abbandonata.

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