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Cronaca

Al Revoltella in mostra l'arte del secondo dopoguerra a Trieste

Si tratta di opere in parte già note al pubblico triestino e in parte del tutto inedite. Mostra visitabile fino a maggio

Nella Sala Carlo Scarpa del Museo Revoltella di via Diaz 27, è stata da poco allestita una mostra di oltre una settantina di opere provenienti tutte dal patrimonio del Museo Revoltella e costituita per lo più da dipinti, ma anche da alcune significative sculture, qualche grafica, e una ricca selezione di documenti d’archivio che testimoniano il fervore artistico-culturale dei decenni compresi tra il Secondo dopoguerra e la metà degli anni Ottanta. Si tratta di opere in parte già note al pubblico triestino e che da qualche anno sono rimaste nel deposito delle opere d’arte per consentire un’adeguata rotazione espositiva del patrimonio, e in parte del tutto inedite. Nella composita realtà artistica del Secondo dopoguerra a Trieste convissero tendenze figurative molto diverse. Mentre gli artisti della generazione più anziana continuarono a mantenere i legami con il naturalismo di matrice impressionista, i più giovani, nati nei primi decenni del Novecento, s’interessarono maggiormente alle esperienze avanguardistiche, prestando particolare attenzione alle novità proposte alla Biennale veneziana del 1948.

La mostra e l'allestimento

Il percorso espositivo, che prende avvio dalla Saletta al pianterreno, dove si trova esposto il monumentale Fastigio di Palazzo Stratti (1984) di Bruno Chersicla, si sviluppa poi al piano soprastante con i pittori rappresentativi del linguaggio post- impressionista, quali Romano Rossini ed Enrico Fonda, lirici interpreti dell’universo quotidiano e dell’ambiente cittadino. Prosegue poi con le opere di alcuni esponenti delle tendenze più innovative del Secondo dopoguerra (neorealismo e post-cubismo), tra cui Nino Perizi, Romeo Daneo, Luigi Spacal, Rinaldo Lotta, Sabino Coloni, Dino Predonzani ed altri ancora, per concludersi con un gruppo di opere che rientrano nell’orbita dell’espressionismo astratto, ovvero l’arte informale (opere di Nino Perizi, Miela Reina, Edoardo Devetta, Carlo Titz, Caraian).

Due sezioni particolari e a sé stanti contribuiscono a rendere ancor più vitale e interessante, ce lo auguriamo, il percorso appena descritto, rispettivamente dedicate all’importante raccolta delle opere acquisite alla fine della conflitto mondiale grazie ai proventi della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Zone di Confine e alle pittrici triestine. La collezione formatasi grazie al sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui storia è piuttosto travagliata e molto interessante, si articola in una ventina di opere per lo più di artisti triestini ma comprende anche alcuni pezzi di grande valore storico-artistico realizzati da artisti italiani di fama nazionale, tra cui il famoso Paesaggio di Giorgio Morandi, abitualmente esposto al sesto piano della Galleria d’arte moderna ed oggi esposto temporaneamente in questo particolare contesto espositivo.

Pittrici triestine

Vivace e intrigante la sezione delle pittrici triestine che, oltre a proporre alcuni nomi illustri e molto conosciuti quali Leonor Fini e Miela Reina, offre l’occasione di valorizzare quattro dipinti di Felicita Frai, frutto dell’importante donazione (2013) della figlia della pittrice Pierina Lustig Sianesi di Milano. La mostra nella Sala Carlo Scarpa, la cui inaugurazione era prevista per la fine del 2020, rimarrà aperta al pubblico fino alla tarda primavera, con l’auspicio che l’attuale stato di emergenza sanitaria non determini, nel frattempo, la necessità di una nuova chiusura dei musei al pubblico.

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