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Cronaca

Dipiazza in Risiera: "Libertà calpestata dal nazifascismo, ora lavoriamo insieme per il futuro"

Il primo cittadino di Trieste è intervenuto questa mattina durante la cerimonia per il Giorno della Memoria. "Superare il passato costruendo qualcosa per la società odierna che sappia nutrire una convivenza civile". Il riferimento alle leggi razziali

"Durante quegli anni atroci, il nazismo ed il fascismo hanno calpestato quei principi inalienabili che sono il rispetto della vita e delle libertà e la democrazia". Le parole sono del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che questa mattina è intervenuto in Risiera alla tradizionale cerimonia del Giorno della Memoria, istituito dalle Nazioni Unite per celebrare la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz avvenuto per mano dell'Armata rossa il 27 gennaio 1945. Intervenuto prima della sindaca di Monrupino/Repentabor Tanja Kosmina, e dei rappresentanti delle diverse comunità religiose della città, Dipiazza ha letto un discorso incentrato sulla "necessità di superare assieme" le violenze e i drammi de Novecento. 

Lavorare assieme

La Risiera di San Sabba, ha affermato il sindaco, "ha oscurato la luce della ragione e l'uomo ha umiliato, violentato ed ucciso se stesso, attraverso omicidi, torture e saccheggi". Dipiazza, che ha sottolineato il rafforzamento del "percorso di recupero della memoria attraverso la deposizione delle pietre d'inciampo, fatto insieme alla comunità ebraica", ha inoltre ribadito che il superamento dei drammi del secolo scorso si manifesti in virtù della "capacità di gestire il passato in maniera positiva e costruendo qualcosa per il futuro". 

La cronaca della cerimonia

Superare il passato

Dopo aver ricordato lo sfregio subìto dalla città in seguito "alla promulgazione delle leggi razziali da parte di Mussolini", Dipiazza ha indicato la Risiera come "un cimitero, un cenotafio (tomba senza le salme ndr) dove si viene a piangere qualcuno e dove l'ideologia deve restare fuori". Secondo Dipiazza è possibile superare il passato "costruendo qualcosa per la società odierna che sappia nutrire una convivenza civile. Dobbiamo mostrare la capacità di riconoscere il dolore nell'altro. Questo è il superamento vero, maturo di affrontare il passato, non più ideologico e divisivo". 

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