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Cronaca

Rotta balcanica, l'appello dal Fvg: "Via della disumanità e della vergogna, l'emergenza non si placa"

La Rete DASI FVG nei prossimi giorni organizzerà iniziative per portare aiuto ai migranti abbandonati a se stessi in Bosnia chiedendo a cittadine/i del FVG

Mentre l'emergenza sanitaria assume contorni diversi, con l'arrivo del vaccino in Italia e in Fvg, c'è, per la rete Dasi (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) un'altra emergenza che non si placa: quella umanitaria. Il riferimento è a quanto accade a pochi chilometri da noi, lungo la rotta balcanica, ancora teatro di scene disumane e inaccettabili.

camp Lipa 1-2

Il comunicato

La Rete Dasi ha cosìinviato una nota di fine anno, chiedendo verità riguardo la “via della vergogna, sulla rotta balcanica, dove le violenze delle polizie lasciano segni permanenti, e anche l’Italia respinge chi avrebbe diritto alla protezione".

C'è quest'anno, in un luogo vicinissimo al FVG, un presepe tragico e violento di cui nessuno vuole parlare. È quello che coinvolge migliaia di profughi disperati, privi di alcun ricovero ed esposti al freddo dell'inverno, in Bosnia, nell’ormai ex campo di Lipa, a 30 km da Bihac, allestito come struttura provvisoria per 1500 persone - ed era arrivato ad averne oltre 2000 - senza rete fognaria, corrente elettrica né riscaldamento. Dopo settimane di vane insistenze e pressioni sulle autorità bosniache ed europee affinché fossero soccorse le persone prive delle condizioni minime per la sopravvivenza, due giorni prima di Natale, IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) che gestisce i campi per i rifugiati in Bosnia con fondi dell'Unione Europea, ha deciso di chiudere e di andarsene, abbandonando nel nulla quasi 2000 persone. Il governo di Sarajevo ha chiesto di riaprire almeno una degradata ex fabbrica vicino a Bihac, già usata in passato, ma il governo del cantone si oppone.

Il rischio di una strage

Ora dopo ora, si fa concreto il rischio di morte per stenti e assideramento di un numero enorme di giovani afghani, iracheni, pachistani, siriani, ma anche africani già bloccati, da anni, sulla Rotta balcanica. Al momento della pubblicazione di questa nota (28 dicembre 2020) nessuna soluzione, neppure emergenziale, è stata trovata, con il rischio di una catastrofe umanitaria senza precedenti.

camp Lipa 3-2

Bloccare invece che organizzare

Per anni l'Unione Europea, anziché organizzare programmi di reinserimento dei rifugiati, ha finanziato le diverse istituzioni bosniache, per bloccare i migranti e confinarli in condizioni disumane dentro luoghi inabitabili e ha elargito ingenti somme alla Croazia, affinché respinga con ogni mezzo, anche tramite violenze efferate, chi cerca di fuggire e giungere in Europa, come denunciato anche da Amnesty International. Ora, anche questa forma precaria di confinamento viene meno, lasciando il posto alla morte per abbandono.

Cosa succede in Italia

Ai pochi migranti che riescono in qualche modo ad arrivare, spesso in condizioni disperate, al confine italiano, viene impedito di chiedere asilo, in aperta violazione delle norme italiane ed europee. Si chiamano, con un termine ingannevole “riammissioni” e vengono presentate come legali, ma di legale non c'è nulla. Attraverso un abile meccanismo a catena tra Italia, Slovenia e Croazia, le persone vengono rigettate in Bosnia dove si ritrovano di nuovo in condizioni inumani e degradanti. Tutto ciò accade, mentre in Italia siamo occupati in dotte dissertazioni sull’esegesi dei vari decreti e “soffriamo per il restringimento” di pranzi e cenoni. Di questo dramma che si consuma a 300 km da Trieste quasi nessuno parla, né autorità civili né religiose, né intellettuali né politici. A lanciare l'allarme è stato il quotidiano cattolico Avvenire, che per ben tre domeniche di dicembre, ha sviluppato ampiamente il tema, anche in prima pagina. Sarebbe auspicabile una molto maggiore attenzione da parte di tutti, anche in FVG, almeno riprendendo queste inchieste.

La Rete DASI FVG nei prossimi giorni organizzerà iniziative (raccolta fondi e materiali) per portare aiuto ai migranti abbandonati a sé stessi in Bosnia, chiedendo a cittadine/i del FVG di dimostrare che esse/i non vogliono essere complici delle attuali politiche di morte.

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