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Rotta balcanica, l'ondata estiva di migranti preoccupa Ics e Caritas

Al momento Casa Malala di Fernetti è esclusivamente occupata da profughi ucraini e se dovessero presentarsi i tradizionali picchi estivi, ecco che il sistema potrebbe andare incontro a significative criticità. Nei giorni scorsi una ventina di migranti hanno dovuto dormire per strada. "Non sappiamo cosa succederà, ma la rotta è cambiata"

TRIESTE - Il timore che i picchi di arrivi della rotta balcanica possano far collassare il sistema d'accoglienza c'è ed è reale. L'appello arriva da Ics e da Caritas che nella mattinata di oggi 24 giugno hanno presentato il consueto report annuale. Lo studio relativo al 2021 - illustrato da Gianfranco Schiavone e da don Amodeo - evidenzia un aumento del numero di migranti rispetto all'anno precedente. Al 31 dicembre dell'anno scorso infatti i migranti accolti erano 4829, contro i 2624 del 2020 (anno però "drogato" dalla pandemia) e dei 2980 del 2019. Tra gli accolti anche otto neonati, partoriti a Trieste. 

Nazionalità e status

Dal punto di vista della nazionalità la maggior parte proviene da Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Turchia. Iraq e Kosovo. In merito all'esito della Commissione Territoriale il 37 per cento si è visto rifiutare la domanda d'asilo, mentre nel 17 per cento dei casi ha ottenuto la protezione umanitaria, il 23 per cento lo status di rifuigato e nel 23 per cento la protezione sussidaria. Sul fronte nazionale, invece, il rifiuto sale a poco meno del 60 per cento, con tutte le altre forme di protezione che scendono di percentuale. "Conferma che gran parte delle domande di protezione risultano fondate" hanno spiegato.

Crisi ucraina e profughi

La crisi ucraina ha messo in moto una macchina d'accoglienza significativa. Fino a maggio di quest'anno a Trieste sono in accoglienza oltre 320 proufghi in fuga dall'invasione russa. Di questi, quasi la metà sono minorenni. Casa Malala, al momento, risulta essere occupata esclusivamente da profughi ucraini. I profughi che provengono dalla rotta balcanica vanno a finire nell'ostello scout di Campo Sacro. Il timore che il sistema possa crollare, sotto i colpi di una prossima ondata estiva c'è. "Già nei giorni scorsi - così Schiavone - abbiamo avuto una ventina di persone che sono state costrette a dormire per strada. E' ovvio che se Casa Malala fosse disponibile non avremmo di questi problemi. Per far fronte a possibili criticità il suo ripristino è l'unica soluzione". 

La rotta è cambiata

Al momento, come indicato anche dalla stessa Prefettura, sono numerose le famiglie ucraine che, soprattutto nell'ovest del Paese, ma anche a Kiev, stanno rientrando. Succede perché la guerra si sta concentrando nella zona del Donbass e nel sud, ma anche perché i profughi ucraini finiscono le risorse. "Non sappiamo cosa succederà da qui alle prossime settimane - conclude Schiavone - ma è vero che se la tendenza è quella a rientrare in patria, allora potenzialmente Casa Malala si libererebbe". Le problematiche, per il numero uno di Ics sono sempre le stesse. La rotta balcanica è cambiata. Oggi non esiste più un'unica grande rotta che dai campi profughi della Bosnia punta in direzione dell'Italia. "Ci sono meno persone nei campi e il flusso è suddiviso in più affluenti. E' una specie di delta, arrivano dalla Serbia, dalla Croazia ma anche dall'Ungheria. Alla fine, però, il risultato è lo stesso". 

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