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Cronaca

Due mesi fa sì, oggi no: l'imbarazzo di Roma sulle riammissioni dei richiedenti asilo

Durante la conferenza stampa di ieri il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha confermato che le riammissioni non si applicherebbero ai richiedenti asilo. Peccato che il 24 luglio era stato lo stesso Viminale ad affermare il contrario

La questione della Rotta balcanica fa acqua da tutte le parti e le continue contraddizioni da parte degli esecutivi dimostrerebbero ancora una volta come la situazione legata all’ondata di migranti provenienti dalla Bosnia sia letteralmente sfuggita di mano. Ultima in ordine di tempo è stata l’affermazione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che durante la conferenza stampa convocata ieri 8 settembre a Trieste, ha confermato che “le riammissioni verso la Slovenia non si possono applicare ai richiedenti asilo”.

Il 24 luglio era stato lo stesso Viminale a rispondere ad una interrogazione di Riccardo Magi del Gruppo Misto che chiedeva delucidazioni in merito ai cosiddetti respingimenti ammettendo che le sopracitate riammissioni si applicherebbero “anche qualora sia manifestata l’intenzione di chiedere protezione internazionale”.

Tra legalità ed imbarazzi

Se da un lato quindi la titolare del Viminale ha tentato di ristabilire – forse con imbarazzo – “un piano di legalità” dall’altro emerge con forza un interrogativo: cosa è successo in tutti questi mesi ai migranti che avevano presentato, o avrebbero voluto presentare, domanda di asilo sul territorio nazionale? Sono stati riammessi in Slovenia (e da lì in Croazia e poi nuovamente in Bosnia)? C'è stata una violazione dei diritti umani oppure no? 

Nessuno può essere respinto

La risposta alla domanda sembra provenire dal presidente di Ics, Gianfranco Schiavone. “Nessun richiedente asilo può essere respinto alla frontiera italiana in quanto ciò è in conflitto con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e il Regolamento di Dublino”. Secondo l’Ics i “respingimenti illegali” andrebbero avanti tuttora “secondo un meccanismo di respingimenti a catena vietati dal diritto internazionale”.

Violenze, deportazioni e torture 

Nella nota inviata alla stampa Schiavone parla di migranti a cui viene impedito di presentare la domanda di asilo in Italia, di respingimenti, di “violenze efferate” e perfino di deportazioni e torture lungo la direttrice che dai campi nella zona di Bihac conduce a Trieste attraverso il celebre “The game” (così verrebbe chiamato il viaggio dai migranti ndr). “I respingimenti verso la Bosnia sono documentati da tutti i rapporti internazionali e l'Ics stesso ha raccolto decine di testimonianze che verranno utilizzate in procedimenti giudiziari in fase di definizione”.

Tempo per un'inchiesta? 

Interrogandosi sulle responsabilità di “chi ha dato l'ordine di respingere i migranti che hanno cercato inutilmente di chiedere asilo”, sulla “catena di comando” e in merito alle presunte “responsabilità a livello delle autorità centrali e a livello delle articolazioni periferiche dello Stato”, Schiavone sembra non avere dubbi su quella che definisce “un'estesa e macroscopica violazione della legalità che non ha precedenti nella storia italiana”. Secondo Ics, ci sarebbero quindi le basi per una vera e propria inchiesta parlamentare e per l’apertura di un fascicolo da parte della magistratura. “Con le dichiarazioni di ieri – ha concluso Schiavone - hanno scoperchiato un vaso di vermi”. 

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