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Cronaca

Rovis (Ncd) Attacca Venditti e la sua Frase sulle Foibe - il Botta e Risposta

Botta e risposta su Facebook tra il consigliere comunale triestino (insieme a molti altri politici) e il cantante L'11 febbraio scorso è andato in scena il concerto di Antonello Venditti al Politeama Rossetti di Trieste. La serata successiva al...

Botta e risposta su Facebook tra il consigliere comunale triestino (insieme a molti altri politici) e il cantante

L'11 febbraio scorso è andato in scena il concerto di Antonello Venditti al Politeama Rossetti di Trieste. La serata successiva al Giorno del Ricordo. Forse anche per questo motivo le frasi del cantautore romano hanno suscitato ancora più scalpore e proteste da parte degli spettatori (che comunque, a parte qualche rumoreggiamento, durante lo spettacolo non hanno fischiato o espresso il loro dissenso) e il popolo del web: «Lasciamo stare le Foibe, che sarete stufi di sentirle nominare... Sono cresciuto a Roma nel quartiere Trieste, quartiere fascista. C'è qualche fascista in sala? Speriamo di no».

Questo virgolettato è stato pubblicato su Facebook da Paolo Rovis, consigliere comunale per il Nuovo centro destra, che ha attaccato Venditti per l'inadeguatezza delle sue parole. Un attacco che ha suscitato lo sdegno di politici e in genere dell'opinione pubblica locale, ma c'è stato anche l'intervento anche della stampa nazionale che ha rilanciato la notizia.

Oggi c'è stata la risposta del cantante, sempre su Facebook: «Noto con disgusto che il fascismo mediatico non è morto, al contrario è vivo e vegeto e detta le sue luride leggi. Il Comunismo invece è morto da tempo, perché nelle sue forme più aberranti è diventato puro fascismo. Io sono un uomo libero e penso di essere molto lontano dall'uno e dall'altro: il mio concerto ne è la mia testimonianza più pura. Credo che sia assurdo il solo pensare che una persona come me possa negare il dramma delle Foibe che sono il risultato e l'effetto di un modo di pensare vigliacco e assassino. Non mi sono soffermato su questo dramma perché il mio concerto è ricco di parole, di concetti di libertà e solo per parlare delle Foibe avrei dovuto spendere certamente più delle quattro ore di concerto che ho dato al mio pubblico. Dando per scontato l'assoluto disgusto verso quel dramma vissuto da tutto il popolo Istriano, il solo pensare che io possa essere dalla parte dei carnefici mi fa sentire parte di un paese ancora molto distante da qualsiasi forma di pacificazione. Io porto la pace e la libertà nel mio cuore, libertà per la quale ho lottato, in nome della quale vi chiedo di chiudere questa stupida e strumentale polemica. Onore ai Martiri delle Foibe e un abbraccio forte alla città di Trieste. Un Italiano libero. Antonello».

Rovis, forse il primo - o comunque lui si considera tale -, ad aver attaccato il cantante romano ha poi voluto ribattere a questa risposta: «Caro Antonello, ho sollevato io il "caso" con un mio post, qui su Facebook. Mi sembra perciò opportuna una risposta al tuo post dove fornisci precisazioni. Sono anch'io un Italiano libero. Ho assistito al tuo spettacolo a Trieste - la mia città - e, liberamente, ho espresso apprezzamento, critica, disappunto. Con pacatezza, come si può constatare dal testo che riporto qui in calce. Non ho seguito alcuna "lurida legge" se non quella che mi consente di dire pubblicamente ciò che penso. E che, spero concorderemo, è tutt'altro che lurida. La citazione delle Foibe è stata, quanto meno, inutile. Se non volevi parlarne, a che serviva farne riferimento? Il taglio e il tono della frase, a parere mio e di tanti altri, è stato quello che si usa per accantonare questioni di minore importanza. Infatti in sala è calato un gelido silenzio. Credo te ne sia accorto. Immagino eri a conoscenza che, solo poche settimane prima di te, su quello stesso palco del Teatro Rossetti, Simone Cristicchi andava in scena davanti a una marea di spettatori con la prima nazionale di "Magazzino 18". Esodo e Foibe finalmente raccontati, spiegati, denunciati. Finì con il pubblico in piedi a profondersi in un applauso che non finiva mai. Occhi lucidi, groppi in gola, bandiere tricolori alzate dalla platea. Fu liberazione, gratitudine, amore. Hai una sensibilità sviluppata, credo tu capisca cosa intendo. E no, non siamo stufi di sentirne parlare: abbiamo appena cominciato a farlo per davvero. Poi, non lo so se c'erano fascisti in sala durante il tuo "Ritorno al Futuro". A differenza tua - "speriamo di no", dicevi - io spererei di si. Insieme a comunisti, democristiani, agnostici, grillini, etero, gay, ingegneri, studenti, pittori, casalinghe, credenti, atei. Perché io non frappongo barriere verso nessuno. Sono un Italiano libero, io. Liberamente ero lì per ascoltare la tua musica, come tutti gli altri. Senza chiedermi come la pensasse politicamente chi siede vicino a me in un teatro. Credo di non essere stato il solo: la tua battuta è andata a vuoto. C'hai aggiunto la pausa sospensiva, quella che si usa per favorire l'applauso. Hai ottenuto, anche stavolta, fredda indifferenza. Potrei pensare male: l'hai fatto apposta, sperando scoppiasse il casino. Il noto principio del "bene o male, purché se ne parli". Ma potresti pensare lo stesso tu di me. Quindi azzeriamo i sospetti. Rimane la tua musica. Quella che ha accompagnato la mia adolescenza. Potrei riascoltare i tuoi brani sia tirando fuori dalla sua busta un 45 giri o selezionando un mp3 sul touch-screen. Perché la tua musica ha attraversato epoche e anime. Portala ancora nelle piazze e nei teatri. Porta la tua arte a ai tantissimi che l'amano. Ma non calare barriere. Lì, sotto il tuo palco, fuori dai riflettori, ci sono vite diverse. Ognuna con una sua fantastica storia. Che va rispettata. Paolo Rovis Italiano e Triestino. Libero».

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